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Jeon Jungkook stava sistemando lo zaino, quella mattina sarebbe stata l'ultima nell'ospedale, e si sentiva ancora incredulo. Il cardiochirurgo era passato per gli ultimi controlli, le analisi erano perfette, i test tutti negativi, il suo corpo aveva reagito nel migliore dei modi al trapianto.

Il grande giorno era arrivato, il momento che aveva sognato dal primo istante che aveva messo piede in quella stanza, dal momento che aveva posato la guancia su quel cuscino, e che aveva osservato fuori dalla finestra. Era pronto, ma non riusciva a nascondere il leggero timore che provava. Le mani gli tremavano mentre piegava i pigiami, la saliva era aumentata, ed il cuore, nuovo di zecca, aveva iniziato a correre senza il suo permesso

" e se non dovessi farcela?"

Parlò a voce alta, terrorizzato dal mondo fuori, perché ormai la sua realtà erano quelle solite quattro mura. Inevitabilmente l'ospedale era diventato casa sua, conosceva ogni angolo, si approcciava, quel poco delle volte, sempre con le stesse persone, mentre ora era costretto a doversi affacciare alla quotidianità vera e propria, a dover ricominciare da zero.

Deglutì rumorosamente, mise lo zaino in spalla, e si avviò alla porta. Diede un ultima occhiata alla sua stanza, ricordando tutto quello che aveva passato. Ripensò alla solitudine dei primi mesi, al primo incontro con Jimin, alla loro prima litigata, alle chiacchierate notturne con Taehyung, alle fughe impreviste, e ai baci sfuggenti per paura di essere beccati.

Quella stanza racchiudeva la sua essenza, la sua anima, tutto era stipato lì dentro.

Uscì, e in un istante le sue spalle si liberarono di un peso. Camminava con leggerezza ed incertezza, come se stesse scivolando su una lastra di cristallo, ma era pronto per la sua nuova avventura.

Salutò con un sorriso gli infermieri ed i medici, felice di non doverli più rivedere, ed iniziò a correre verso l'uscita principale. Prese le scale, saltando gli ultimi scalini per fare prima, ed inspirando con forza l'odore della libertà.

Raggiunse l'immenso ingresso di vetro che portava sullo stradone visibile dalla sua finestra, la sua via di fuga, che gli era sembrata irraggiungibile, ma che distava ormai pochi passi. Poggiò il piede destro al di là della linea di confine, per poi far posto al sinistro.

Un raggio di sole solitario gli colpì il petto, facendo illuminare la giacca di oro brillante. Era fuori, ed era tutto vero. Si girò intorno entusiasta, il vento tagliente gli scompigliava i capelli, la bassa temperatura gli aveva già seccato le labbra, ma neanche il freddo del 24 Dicembre poteva smorzare il suo stato d'animo.

Azzannò l'ossigeno con foga, inebriandosi dei vari odori, a volte anche spiacevoli, che offriva la città, ma che gustavano di vita

" sembri un folle piccoletto!"

" hyung!"

Jungkook notò Taehyung in lontananza, e gli corse incontro, abbracciandolo con forza. Era la prima volta che si incontravano dopo la terapia intensiva, il più grande era stato dimesso prima di lui

" non vorrai essere ricoverato per una polmonite, vero??"

Taehyung mise la mano nella sacca a tracolla che portava, e fece indossare a forza a Jungkook un berretto di lana

" hyung, ma non mi piace, pizzica"

" rimarrai sempre e solo un ragazzino"

Iniziarono a punzecchiarsi, e a prendersi in giro su ogni cosa, era così strano parlare fuori dall'ospedale, finalmente anche le conversazioni sarebbero cambiate, non ci doveva essere più posto per la malattia, o per i problemi.

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