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Jeon Jungkook quella mattina era agitato, ormai da diverse notti non riusciva a prendere sonno più del solito, ed il che era strano. Si trovava come sempre seduto davanti alla sua finestra con le sbarre, ma stavolta non perché voleva curiosare sulla vita indaffarata di tutte le persone normali e sane, ma perché attendeva di vedere il suo dottore. Era in grado di riconoscerlo dalla sua camminata, dalla sua andatura, ed aveva una buona vista, non si faceva sfuggire quasi nulla, il piazzale dell'ospedale era come se fosse divenuto di sua proprietà. Guardò dall' alto, scrutando tutte le persone che passavano, e non appena vide un ragazzo dalla bassa statura con uno zaino in spalla, si tirò indietro, avendo il terrore di essere visto. Jungkook si comportava in modo ambiguo, non riusciva a concentrarsi molto, a mangiare adeguatamente, ed il tutto era accaduto dopo quel bacio in ascensore. Ci pensò di nuovo, immaginando le labbra soffici e carnose di Jimin sulle sue. Lo aveva aiutato ad alleviare la tensione dovuta alla claustrofobia, aveva provato a distrarlo, ma non aveva ancora capito come era arrivato a tanto. Si sbatté più volte un cinque sulla fronte, dandosi dello sciocco da solo. Come aveva fatto a baciare Park Jimin? Lui era un idiota, lui sorrideva troppo, lui era gentile con tutti, e Jungkook detestava tutto questo, ma soprattutto, lui era un ragazzo. Non aveva mai minimamente pensato ad un eventualità del genere, ma quel giorno si era creata una certa atmosfera. Il buio, un luogo chiuso, i loro corpi così vicini.

Jungkook era impazzito.

Si ricordava ancora come il suo cuore battesse all' impazzata, e questo non era dovuto ad alcuna alterazione patologica, perché si era già fatto controllare più e più volte, ma dal fatto che Jimin fosse lì con lui. Jungkook non era uno stupido, aveva capito benissimo che quel piccolo dottore era entrato prepotentemente nel suo cuore, lo aveva accalappiato, catturato e rincitrullito. Aveva attirato la sua attenzione dal primo giorno, grazie alla sua presentazione fuori dal comune, e si era fatto voler bene per la sua continua disponibilità ed ingenuità. Era riuscito a farlo ridere, era riuscito a farlo parlare della sua vita, e cosa più importante, era riuscito a fargli dimenticare l'odio che provava verso se stesso. Jungkook era nervoso, perché probabilmente quel giorno Jimin sarebbe stato assegnato al suo reparto, ormai era da un po' che non ci metteva piede, quindi secondo i calcoli toccava a lui quella mattina. Come sempre attese con ansia l'arrivo delle 7, per vedere il cambio turno, ma non si mise sulla porta. Non poteva mostrare i suoi sentimenti così, non poteva mettersi in ridicolo per qualcuno che in realtà non conosceva molto. Sarebbe stato il loro primo incontro dopo l'accaduto, e anche se Jungkook stava pensando a cosa dire per evitare l'imbarazzo, non poteva attendere oltre. Voleva vedere il suo dottore, voleva capire se quelle sensazioni che stavano nascendo dentro di lui fossero legate esclusivamente a quel giorno in ascensore, o forse nascondevano qualcosa di più. Sentì delle voci provenire dal corridoio, riconobbe quella del dottor Jin, lo specializzando capo che si occupava principalmente del reparto di cardiochirurgia, ma non riuscì a riconoscere le altre. Aspettò, perché a momenti qualcuno sarebbe entrato nella sua stanza per rilevargli i parametri vitali, e continuò a fissare l'orologio. Quando furono le 7.20 qualcuno bussò alla sua porta, e Jungkook si mise sdraiato, fingendo di dormire. Chiuse gli occhi ed ascoltò con attenzione, qualcuno era entrato nella sua stanza. Sentì dei passi leggeri avvicinarsi, un odore strano gli passò sotto le narici, il suo dottore non c'era neanche quella mattina

'' buongiorno dottor Min '' disse aprendo gli occhi

'' buongiorno, ti devo misurare la pressione ''

Jungkook gli stese il braccio, per farsi mettere il bracciale, e rimase in silenzio finché quell' affare non smise di pompare. La pressione era buona, come sempre, e lui non sapeva se esserne felice oppure no. Non voleva stare male, non voleva sentire di nuovo quella terribile sensazione di oppressione e soffocamento, ma così non sarebbe mai guarito

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