Il sole stava tramontando, il cielo si era colorato di arancione, contornato da sfumature rosee, che rendevano mistico il panorama. Jimin era seduto sulla spiaggia, ed affiancava Jungkook, che era sdraiato, ed osservava il cielo mutare colore.
Il più grande aveva medicato il più piccolo, gli aveva ricucito il sopracciglio destro, gli aveva messo dei cerotti sul volto, per bloccare la fuoriuscita di sangue dalle ferite, ma non aveva potuto curare il suo animo, che era stato danneggiato molto di più.
Aveva cercato di iniziare una conversazione, ma Jungkook lo aveva ignorato, si era rinchiuso nel suo mondo, e non lo aveva fatto entrare, lo aveva serrato fuori dalla sua vita, nascondendogli per un'ennesima volta la sua storia.
Jimin aveva ingoiato amaramente il boccone, si era messo da parte, aveva cercato di capire la situazione, e per far sentire meglio il suo fidanzato lo aveva accompagnato sulla spiaggia dopo il turno di lavoro, ma nulla sembrava funzionare.
Jungkook era di pessimo umore.
Continuava a sbuffare, ed il dottore poteva sentire facilmente i suoi pensieri muoversi frenetici nella sua testa. Cercò di elaborare quello che era successo nella mattinata, ma non era in grado di arrivare ad una conclusione, non aveva tutti i dati per poter fare una diagnosi.
Jimin si sdraiò, facendo aderire la schiena contro la sabbia, che odorava di fresco, era impregnata di libertà, di tranquillità, e di benessere, tutte cose che facilmente venivano dimenticate in città. Alzò gli occhi, ed ammirò il cielo mentre cambiava veste, un mantello blu scuro gli sovrastò la testa.
I minuti passarono, le lancette dell'orologio girarono, e Jimin si sentiva sempre più inadeguato in quel contesto. Avrebbe voluto abbracciare Jungkook, avrebbe voluto consolarlo, ma era anche restio nel farlo. Il più piccolo aveva iniziato lentamente ad agitarsi, aveva serrato la mascella con forza, digrignando i denti, aveva stretto le mani, impugnando manciate di sabbia, che aveva fatto scivolare tra le dita
"mi dispiace per quello che hai visto" esordì d'un tratto
Jimin fu colto alla sprovvista, il suo cervello era fuggito su idee ambigue, e non era stato in grado di creare una risposta per poter iniziare un discorso. Si limitò a fare un grugnito, che rappresentava un consenso, ed iniziò a giocherellare con le sue dita.
Provava una strana sensazione, sentiva di conoscere Jungkook alla perfezione, ma allo stesso tempo sentiva di non conoscerlo affatto. Si erano amati, avevano condiviso ogni attimo, ogni esperienza insieme, avevano vissuto più difficoltà di qualsiasi altro ragazzo nella loro età, eppure, nessuno dei due era riuscito a raccontare ancora il proprio passato, ed una motivazione doveva pur esserci.
Jimin si mise seduto, ed osservò Jungkook, che aveva chiuso gli occhi. Inspirò del coraggio, e chiese ciò che avrebbe voluto sapere da tanto
"perché i tuoi genitori non sono mai venuti a trovarti in ospedale?"
"dobbiamo proprio parlarne adesso?"
Jimin spalancò la bocca a quella risposta, un tono che non aveva mai sentito uscire dalle labbra del suo fidanzato, era privo di calore, e ricco di cattiveria. Un'improvvisa rabbia gli penetrò fin dentro le ossa, e lo rese cieco dall'incredulità
"sì, ne parliamo adesso" sentenziò
"non mi va"
"con chi credi di parlare?"
Jimin si alzò di scatto, si spazzolò il sedere con le mani, per rimuovere la sabbia che era rimasta attaccata ai pantaloni, ed afferrò Jungkook per un braccio, strattonandolo con forza, per farlo mettere in piedi
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Love Yourself
FanfictionReparto di cardiochirurgia. Jeon Jungkook, paziente da 5 mesi, in attesa di trapianto cardiaco. Park Jimin, nuovo specializzando del primo anno di chirurgia. ''se non sei in grado di amare te stesso, non potrai mai amare un'altra persona'' !! IN RE...