Aveva iniziato a nevicare, il vento sferzava con forza, e tagliente come una lama schiaffeggiava il volto delle persone, che coraggiosamente erano uscite in quel 31 dicembre.
Il dottore aveva mentito ai suoi compagni, aveva detto che avrebbe lavorato per l'ultima mattina nella clinica, per coprire un turno scoperto, ma non era esattamente corretto. Jimin si era licenziato il giorno prima, il pomeriggio stesso in cui Jin gli aveva dato la bella notizia. Avevano festeggiato il compleanno di Taehyung in armonia, si erano divertiti a passare una serata tranquilla in famiglia, ordinando del pollo fritto, e guardando un bel film in televisione.
Jimin non aveva chiuso occhio per tutta la notte, ormai ci aveva perso le speranze, era scosso, preoccupato, e il problema più grande era che non poteva sfogarsi con la sua spalla, Jungkook.
Stava camminando sulla sabbia fredda, aveva visto il mare più in quei giorni, che in tutta la sua vita. Aveva chiesto ai ragazzi di aspettarlo in stazione, e di portare anche la sua valigia, lui li avrebbe raggiunti verso l'ora di pranzo, e Jin avrebbe pensato a spegnere le luci, e a chiudere la porta di casa a chiave.
Jimin doveva sapere.
Mille dubbi gli avevano invaso la mente, lui sosteneva Jungkook, ma le storie non avevano mai un'unica versione, c'erano sempre due facce sulla medaglia della verità. Aveva così rubato il numero della madre di Jungkook dalla cartella clinica il giorno precedente, e l'aveva chiamata per incontrarla
"non sono neanche sicuro che si presenterà" disse tra sé e sé
Jimin aveva sentito la voce preoccupata della donna quando le chiedeva quell'appuntamento particolare sulla spiaggia, nello stesso punto in cui si erano visti per la prima volta.
Si sedette per terra, ed osservò il mare. Striature di blu scuro, indaco e celeste danzavano di fronte ai suoi occhi, dominate dal vigore del vento, che le giostrava sotto il suo controllo. Fiocchi di neve cadevano in acqua, per poi scomparire negli abissi, senza lasciare alcuna traccia.
L'orologio segnava le 10 del mattino, era già passata un'ora dal probabile incontro, e la donna non si era ancora presentata. Jimin iniziò a sbuffare, aveva sicuramente intuito il nocciolo del discorso che avrebbe voluto affrontare, ma non si sarebbe mai aspettato un tale comportamento.
I minuti si susseguirono, e si trasformarono lentamente in ore, ma Jimin era ancora l'unico superstite su quella landa deserta. Osservò un'ultima volta l'orologio, erano le 12, avrebbe dovuto prendere il treno in poco più di un'ora, doveva tornare indietro.
Si girò su sé stesso un paio di volte, alla ricerca di un segno, qualsiasi cosa che gli imponesse di restare, e notò in lontananza una figura incappucciata che correva. Era minuta, esile, e più si avvicinava, e più si notava la sua carnagione chiara, che si scontrava con il colore dorato della sabbia. Era evidente che fosse malata, ma Jimin non se ne era proprio accorto, era troppo occupato a proteggere Jungkook da ulteriori sofferenze.
La donna raggiunse il dottore con il fiatone, e si scusò immediatamente per il ritardo, ma aveva avuto delle questioni che avevano richiesto più tempo del previsto. Jimin le afferrò il braccio, e la costrinse a raggiungere la metropolitana, e a salirci, non aveva molto tempo, e di certo non voleva sprecare minuti preziosi per sentire delle scuse
"dove stiamo andando?"
"devo partire, ma avevo bisogno di parlarle prima"
Jimin fece accomodare la donna sul primo sedile libero, e le si pose davanti. Le lasciò il tempo di recuperare fiato, era visibilmente stanca, e a corto di ossigeno, doveva aver corso per un bel po'
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Love Yourself
FanfictionReparto di cardiochirurgia. Jeon Jungkook, paziente da 5 mesi, in attesa di trapianto cardiaco. Park Jimin, nuovo specializzando del primo anno di chirurgia. ''se non sei in grado di amare te stesso, non potrai mai amare un'altra persona'' !! IN RE...