Capitolo 3

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La cucina era buia e molto ordinata, di solito Mark e suo padre la tenevano in ordine ma Dorine doveva essere una maga perché non era mai venuta pulita in quel modo.

L'orologio segnava le 23:37 e gli occhi del biondo seguivano attentamente la lancetta dei secondi che aveva quasi finito il giro per arrivare alle 23:38. Tirò uno sbadiglio tappandosi la bocca e stiracchiandosi, si sarebbe prospettata una lunghissima notte.

Accese la luce e si avvicinò alla mensola per prendere la caffettiera che riempì con l'acqua, poi prese il caffè e mise tutto sul fornello che accese poco dopo.

Fece lo stesso con una teiera.

"Mark?" sentì una voce provenire dalla porta e si girò trovando Jackson appoggiato allo stipite.

"Oh, ciao." gli disse con un filo di voce, non appena ebbe incrociato i suoi occhi si sentì andare a fuoco e il suo cuore prese a battere un pochino più forte "Che ci fai qui?"

Jackson entrò in cucina con passo felpato e Mark notò che aveva i capelli umidi. Segno che aveva fatto la doccia.

"Ironia della sorte? Da poche ore abito qui" fece una pausa "Sto scherzando. Non trovo il telefono e sono venuto a controllare se fosse giù, ma non c'è e quindi adesso me ne vado"

Fece per girarsi verso la porta ma la voce di Mark lo fermò "Aspetta... resta qui a farmi compagnia. Devo aspettare che il caffè salga e che l'acqua bolla. E poi ho paura del buio che aleggia in questo momento in casa, non mi va di restare solo..." disse anche se con un po' di timore nella voce. Non era sicuro per niente di ciò che stesse dicendo.

Jackson si girò verso di lui "Caffè? Mark è mezzanotte. Perché ti stai facendo un caffè? "

Mark sospirò "Perché dovrò restare sveglio minimo fino alle tre. Devo studiare per un compito importante e dato che non ho molto tempo durante il giorno, lo faccio adesso. Sono distrutto..." mormorò.

Jackson annuì e si avvicinò a lui, fermandosi a pochi centimetri di distanza "Comunque, ti vedo piuttosto bene, e pensavo che la tua paura del buio fosse passata" e ridacchiò.

Mark sorrise "Ti vedo piuttosto bene anche io, e no. Non mi ha lasciato, è sempre fedele."

Parlarono quasi come due vecchi amici, come se ciò che stavano vivendo non li toccasse minimamente.

Jackson rise e lo guardò mentre l'altro si spostava verso il fornello per spegnerlo e per prendere la caffettiera rovente.

Osservò ogni suo movimento, mentre versava il caffè nella sua tazza e mentre metteva due cucchiai di zucchero.

Il suo corpo era coperto solo da una t-shirt e un paio di pantaloni di tuta che fasciavano perfettamente le sue gambe magre e lunghe e i muscoli tirati del braccio destro mettevano in risalto delle piccole vene.

Era bellissimo.

"Jackson vuoi un po' di thé? Di solito dopo il caffè per dormire prendo una tisana. Ti va?" chiese poi, senza guardarlo e posando la caffettiera sul tavolo.

Tisana = stare un altro po' di tempo con Mark.

Quindi accettò e si sedette di fronte a lui.

Stupido, stupido Jackson. Se fai così è ovvio che ti innamori di nuovo.

La vocina era tornata e con lei anche il mal di testa.

Jackson deglutí. "Stupida voce, come se avessi mai smesso." pensò poco dopo, le mani ancora sulle tempie.

"Ancora la voce?" chiese Mark.

Se lo ricordava?

Jackson annuì. "Non so che fare. La mia coscienza fa male." e ridacchiò

Mark ridacchiò a sua volta "È perché ti viene mal di testa?"

Jackson scosse la testa "È perché dice la verità che io non voglio accettare."

Ci fu un momento di silenzio nel quale si guardarono negli occhi, perdendosi l'uno nell'altro.

"Jackson.."

Jackson scosse la testa "Aspetta, Mark. Prima che tu mi dica qualsiasi cosa, aspetta." fece una pausa abbassando lo sguardo per poi prendere coraggio e guardarlo nuovamente negli occhi, stavolta lo sguardo era più diretto e serio.

"Volevo solo chiarire con te. Volevo solo farti sapere che nonostante tutto ciò che è successo, ti amo. Sono fottutamente innamorato di te da sempre e lo sono ancora. Se non fosse per questa storia del matrimonio fra i nostri genitori, io con te ci riproverei esattamente come il primo giorno." disse per poi alzarsi e mettere la tazza vuota nel lavello "Con ciò, ti auguro un buono studio e una buona notte." e fece per andarsene ma Mark lo fermò.

"Aspetta." disse andandogli incontro e osservando la sua schiena.

"Anche io Jackson." mormorò, sempre lo sguardo fisso sulla sua schiena "Lo è sempre stato e la nostra rottura anche se decisa da tutti e due, mi ha distrutto. Ti amo e rischierei tutto pur di ritrovare l'armonia che avevamo un tempo..."

Jackson si girò verso di lui e Mark continuò.

"...ma non possiamo, diventeremo legati parentalmente e il nostro sarà un legame molto stretto, troppo stretto."

Jackson continuava a guardarlo, non riusciva a smettere di perdersi in quegli occhi scuri e bellissimi "Dopo sette anni mia mamma ha ritrovato l'amore. E mi sento così egoista perché non riesco a lasciarle tutto lo spazio che si merita, però lo farò. Sia perché lei se lo merita, sia perché è anche una scelta tua e io non posso forzarti." fece una pausa in cui sospirò profondamente "E poi.. tornando a come eravamo prima, dovremo nasconderci di nuovo. E io non voglio. Se ti avrò di nuovo, io voglio farlo sapere al mondo, voglio far vedere al mondo che io ti amo."

Mark lo guardò con un piccolo sorriso in volto, poi si avvicinò a lui arrivando a pochi centimetri dal suo naso. "Ma non sarà mai così, Jackson, anche se noi crediamo fermamente che un giorno potrà succedere... non sarà mai così. Non torneremo mai insieme..."

Jackson lo guardò negli occhi, poi allungò un mano per accarezzargli una guancia "Mai dire mai." mormorò. Lo sguardo si alternava tra occhi e labbra, averlo così di fronte a sé gli provocava un senso di colpa incredibile nei confronti di sua mamma e del suo futuro patrigno.

Ma in quel momento non gli importava.

"Scusa per ciò che sto per fare, non varrà nulla te lo prometto." disse Jackson.

Gli prese il volto fra le mani, per poi far combaciare perfettamente le loro labbra in un bacio inizialmente casto e dolce, per poi diventare sempre più passionale.

Le loro lingue si intrecciavano, ballavano una danza che solo loro avrebbero potuto capire, le loro bocche si cercavano bisognose e le loro mani vagavano sul corpo dell'altro. Si abbracciarono senza staccarsi, la lingua di Jackson giocava con il piercing sotto la lingua di Mark e nessuno dei due voleva staccarsi.

Si erano mancati così tanto.

Si staccarono dopo un paio di minuti allontanandosi leggermente "Non è valso niente, giusto?" chiese un po' timoroso Mark, annaspando e respirando a fatica.

"Non è valso niente. Ma il tuo piercing mi è mancato"

Mark rise, riprendendo fiato "Sei sempre il solito."

"Non mi avresti amato se non fossi stato così." gli fece l'occhiolino il più piccolo.

"Va bene, Jackson. Io devo tornare a studiare.. buona notte allora."

E lasciò la stanza.

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Non io che in questi angoli autrice scleravo per gli Stray Kids appena debuttati, sento la nostalgia sto per mettermi a piangere 😃

Stepbrother {Markson}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora