Capitolo 6

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Una settimana era passata molto velocemente e durante i sette giorni passati Mark e Jackson avevano iniziato a provare a comportarsi come due amici. Più che per loro lo facevano per i genitori ma dovevano ammettere che stare con l'altro in quel modo aiutava entrambi a non sentire troppo la lontananza dell'altro.

Erano riusciti a diventare amici.

"Ora non mi vorrai dire che veramente tu vedi il tuo ex fidanzato come amico, Jackson. Avanti, chi vuoi prendere in giro!!" Kylie era apparsa improvvisamente sul sedile vuoto alla sinistra di quello di Jackson, Mark era alla sua destra e i loro genitori erano in quelli davanti.

Erano partiti da poche ore.

"Kylie! Dove sei stata tutto questo tempo?" chiese Jackson, assicurandosi prima che Mark dormisse e che i suoi genitori non si accorgessero che stava effettivamente parlando da solo.

Kylie ridacchiò e si adagiò sulla poltrona "Ti conviene far finta di parlare al cellulare, mio caro. Mettiti una cuffia, altrimenti ti prendono per coglione. No aspetta, quello già lo sei. Comunque, ho osservato. E sono giunta alla conclusione che siete uno più stupido dell'altro."

Jackson alzò un sopracciglio e finse una chiamata con WhatsApp tramite la rete wifi dell'aereo. "Grazie per il complimento, Kylie-Bastarda."

Kylie rise "Sempre gentile, Wang."

"Sempre bastarda, Kylie. Comunque, perché sei qui? Mi hai abbandonato per una settimana e sono stato molto bene, perché non potevi restartene dov'eri per un'altra eternità?"

"Perché senza di me non vivi mio caro, sono la tua fonte di sfogo. A proposito, Mark si sta svegliando. Ciao ciao, ci si vede!" e sparì.

Jackson girò il viso verso Mark che aveva appena aperto gli occhi con volto assonnato.

"Parlavi con la tua coscienza Jackson?" chiese Mark, per poi ridacchiare "Sempre quella vocina che ti fa venire il mal di testa?"

Jackson sorrise "No, no. Lei non c'è da un pezzo. Ho trovato la pace. Stavo parlando con un'amica, al telefono."

Perché aveva deciso di mentire? Si chiese.

Non lo sapeva, ma era sicuro che avrebbe procurato un po' di gelosia in Mark. E voleva vederla.

Il sorriso sul volto di Mark sparì all'improvviso e Jackson se ne accorse, ma non fece niente "Oh, capisco." e poggiò la testa al sedile per richiudere gli occhi.

"Tranquillo Mark, dovresti essere contento per lui, non dovresti essere geloso. Fra di voi non c'è più niente, Jackson è libero di fare quel che vuole." pensò per poi chiudere nuovamente gli occhi.

Nel guardarlo, Jackson sospirò.

L'aereo atterrò dopo circa dodici ore e mezzo e a New York era pomeriggio inoltrato, probabilmente erano le cinque e le prime luci della sera avevano fatto capolino sulle piazze.

Arrivati in Hotel, dopo un quarto d'ora di taxi, Dorine e Raymond presero due mazzi di chiavi dalla reception.

"Dunque, ragazzi voi dormirete insieme. La vostra camera è al secondo piano accanto alla nostra, se avete bisogno basta bussare." e Raymond consegnò le chiavi a Mark, che prese la sua valigia, dette uno sguardo a Jackson e si avviò verso l'ascensore.

Quando arrivarono davanti alla porta della camera, Mark la aprì e scivolarono dentro, per poi posare la valigia sui loro rispettivi letti e sedersi con aria un po' stanca.

"Maledetto fuso orario, non lo ricordavo così stancante.." borbottò Mark buttando la giacca sul letto e la valigia a terra.

"Da quanto non tornavi in America??" chiese Jackson.

Mark lo guardò: suo padre lo portava spesso in America. Mark era nato a Los Angeles e aveva vissuto lì fino all'inizio delle scuole elementari, poi sua madre scappò e con suo padre si trasferì a Seoul, dove conobbe subito Jackson e con la quale legò molto fino alle scuole superiori. Poi nacque l'amore che durò per due anni e svanì all'improvviso, per poi tornare più forte di prima.

Ma lo aveva respinto. Aveva respinto quell'amore e quella passione che lo aveva legato a Jackson.

"L'ultima volta che sono tornato a Los Angeles per un lungo periodo è stata.. il giorno del tuo compleanno. Insieme a te." gli rispose per poi guardarlo un momento.

I ricordi si fecero un po' di strada nella sua mente, esattamente come nella mente di Jackson.

Furono solo tre giorni, ma furono bellissimi.

Il primo giorno, quello prima del 28 marzo, i due ragazzi girarono tutta la città e si dettero allo shopping, la sera andarono al cinema e avevano aspettato la mezzanotte per poter passare quell'attimo insieme, Mark era grato alla mamma di Jackson si aver messo al mondo l'amore della sua vita e quel 00:00, era importante perché dava via ad un giorno bellissimo.

Il giorno del compleanno di Jackson andarono a Las Vegas: Jackson non ci era mai stato e vedere le luci della città durante la notte fu davvero bellissimo.

L'ultimo giorno si dettero di nuovo allo shopping per poi tornare a casa felici e contenti.

Il primo a riprendersi da questa ondata di nostalgia fu Jackson che tossì e guardò Mark che guardava il soffitto mentre i suoi occhi si chiudevano.

"Riposati. Vado a fare una doccia. Ti chiamo quando ho finito" gli disse Jackson prima di prendere dei vestiti puliti dalla sua valigia e chiudersi in bagno.

Mark sospirò osservando il soffitto e deglutendo leggermente.

"Cazzo..." pensò.

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Boh, questa revisione non è molto revisione MA VA BEH <3



Stepbrother {Markson}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora