47. We born, we live, we die

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-HARRY’S POV-

Brook iniziò a girare per la stanza con passo quasi furioso.

Vidi i suoi occhi vuoti, spenti eppure senza lacrime.

"Non doveva accaddere" diceva mentre passava la mano sui suoi capelli.

Mi avvicinai a lei, provai ad abbracciarla ma lei mi scansò quasi violentemente.

"Non doveva succedere" ripetè.

Pian piano i suoi passi si facevano più lenti. Riprovai ad avvicinarmi ma lei si allontanò con uno scanso.

Iniziai a preoccuparmi seriamente.

Poi si accasciò sul pavimento. Appoggiò la testa sul legno del palchè e chiuse gli occhi.

"Non doveva succedere, non volevo che accadesse" disse scoppiano a piangere.

E allora anche io scoppiai,dentro.

"Non è colpa tua" mormorai dolcemente mentre mi sdraiavo a fianco a lei.

"Appena usciremo da questa stanza dovremo essere forti per Liam, nessun pianto" disse la ragazza mettendosi di lato,rivolta verso di me.

Vidi le sue lacrime urlare sulle sue guance.

Io mi limitai ad annuire mentre la vista del vuoto dei suoi occhi faceva ancora più male.

Mi trattenei dal pensare a quando sarei stato io lì da solo, a piangere la sua di morte.

E allora mi lasciai scappare anche io una lacrima, o forse due.

"Forse il dolore ci serve, per farci sentire vivi. Cosa sarebbe vivere se tutto andasse sempre per il verso giusto? Come potresti apprezzare anche i più piccoli gesti se tutto andasse sempre perfettamente?  Forse ci piace il dolore. Forse gli siamo legati. Perché senza di esso non capiremmo ciò che è reale. Il problema è che quando pensi di avere sotto controllo il dolore in realtà non è così. Lui entra dalle più piccole fessure delle porte e delle finestre, si insinua tra un sorriso e un altro. Noi alla fine della giornata dovremmo festeggiare il fatto che abbiamo dominato il dolore.  Tutti dicono di vivere e basta. Come se si potessi scegliere, come se la vita fosse qualcosa di robusto,con le radici ben piantate come un albero. Ma in realtà la vita è più debole,instabile,imprevedibili,delicata...più come una foglia. E io non posso controllarla, mi sembra sempre che il dolore sia il mio vento" disse Brook.

E mentre ascoltavo le sue parole mi resi conto di quanto avesse ragione e,pultroppo,mi arrivò anche tutto il dolore che li provocava la verità di quei pensieri che sicuramente non erano nati all'mprovviso ma erano frutto di un dolore molto più grande di quello che provavo io in quel momento,anche più grande di quello di Liam.

Dovevamo essere forti per Liam. Ma allora mi venne naturale chiedermi chi sarà forte per noi?

Sena trovare la risposta mi alzai dal pavimento cercando di trasmettere sicurezza a Brook, le tesi la mano e la aiutai ad alzarsi.

Non dicemmo niente, sarebbe già stato troppo faticoso essere forti per Liam non seriva fingere anche tra di noi ormai.

Usciti dal bagno dell'ospedale ci avvicinammo con passo lento,mano per mano,verso la zona del pronto soccorso.

I nostri amici erano lì, in silenzio. Ognuno su un lettino,che osservava il soffito con le lacrime agli occhi.

"Dov'è Liam?" chiese la voce dolce di Brook,quasi in un soffio.

"Da lei"

Eccola, la pugnalata.

La mia ragazza annuì mentre si avvicinava verso la porta di quella camera. Quando stava per tirare giù la maniglia la fermai.

How to save a life.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora