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La sveglia suona alle sette e mezza.
La guardo per minimo cinque minuti ripensando al sogno che ho fatto.
Un mostro verde combatteva contro di me, ma io ero un ragazzo con una tuta e non una sedicenne con i capelli crespi e tanto sonno.
Stropicciandomi gli occhi, infilo le ciabatte e scendo a fare colazione con la testa già affollata da altri pensieri.
-ciao mamma- saluto arrivando in cucina strusciando i piedi- cosa si mangia?
Mia madre abbassa la rivista che sta leggendo - e tu cosa fai sveglia a quest' ora in agosto inoltrato? Di solito non ti alzi prima delle dieci?
Sbadiglio - devo fare la doccia ed essere per le nove nell' università di scienze. Devo parlare con Jim.
Lei sembra illuminarsi e ridacchia. Vedendo il mio sguardo truce da " no non mi piace" alza le spalle e va in bagno.
Jim è un ragazzo diciannovenne e altamente irritante che conosco da sempre. Anche se non riusciamo a conversare per più di dieci minuti, quando ho un problema è la persona a cui posso fare riferimento; perché gli ho dato lezione di disegno per tutto l'inverno.
Devo parlagli di quei sogni strani che sto facendo.
Stanotte non era la prima volta che sognavo il bestione verde e quel ragazzo. Già da sei mesi va avanti.
Finita colazione mi faccio la doccia e dopo essermi messa la roba più comoda che c'è nel mio armadio, prendo la bici è vado in università.

- e tu cosa ci fai qui?- è il saluto cortese e fine di Jim- non sei in giro ad acchiappare farfalle sul tuo triciclo?
Lo guardo male mentre appoggio la mia borsa su una sedia in plastica rossa.
-devo chiederti delle cose.
-uuu... Che hai combinato piccola scienziata? -dice avvicinandosi interessato sgranando i suoi occhi grigi a palla -sopero ti arrestino se hai fatto qualcosa di illegale.
Fingendo di non aver sentito l'ultima parte, mi siedo davanti alla scrivania-quella è la mia sedia Jennifer- e lo guardo con aria cupa.
- ok, hai vinto, parla.

-sono un po' di mesi che sogno questo- inizio mostrando un disegno da me abbozzato- mi sembra di averlo già visto, ma non so chi sia.
-Hulk.
La sua risposta fredda e calcolatoria mi fa sobbalzare.
-hai mai sentito parlare degli Avengers?
Sbatto gli occhi sbigottita- ho sentito qualcosa... Ironman? Non c'era anche lui?
Jim annuisce - conosci Stark allora
-tutti lo conoscono Jim.
-vieni con me.

Andiamo in una specie di archivio.
- questi sono tutti gli Avengers- mi dice passandomi una cartellina- sono molto interessato al reattore di Stark, il reattore arc, perché è una fonte di energia enorme.
Sfoglio il catalogo e mi soffermo su Hulk.
-non c'è il ragazzo.... - mormoro.
-chi?
-niente. Non è importante. Grazie Jim.
Torno nello studio e prendo la mia borsa- devo andare, grazie della cartella.
Sto per restituigliela - tienila pure.
Lo saluto e esco.
Sto per salire sulla mia bici quando lui esce mi chiama.
- Hey Jen. Dato che sono tutti in vacanza.... Mi chiedevo se stasera ti andrebbe di andare a mangiare qualcosa, giusto per passare il tempo ecco...
Io? Uscire con Jim? Quello a cui tutte vanno a dietro e che non mi va così a genio?
Valutiamo i pro: è abbastanza carino, è intelligente e se preso bene ci si può conversare quasi amabilmente.
I contro sono: è spesso irritante, non sa perdere e vuole sempre avere ragione.
Ma chissenefrega! Non so cosa fare la sera io da quando la mia migliore amica Lea è in Australia.
-hem... A che ora?
Lui sorride- ti passo a prendere alle otto?
- ti ricordi ancora dove abito? Non ci credo.
Alza le spalle e torna dentro nell' università- a stasera ameba.

In qualche modo arrivo a sera.
Indosso un vestito blu e bianco e metto una linea di eyliner sugli occhi.
Sono quasi carina.
I capelli solo legati in una mezza coda e ai piedi ho le all star nere più comode del mondo.
-come chi esce la mia Jen? - chiede mio padre imbucandosi in camera mia - un uccellino mi ha detto con Jim Dallas....
-siamo solo amici papà. -ridacchio sentendolo parlare come quando ero piccola- parleremo di scuola sicuramente.
-si, certo. È io lavoro in una società segretissima che si occupa di salvare il mondo e di spionaggio.
-ti chiameresti agente Miller! - faccio il saluto militare - agli ordini signore.
Ridendo scendiamo in cucina.

Alle otto precise Jim suona il campanello.
- divertirti tesoro- dice mio padre.
Sto per salutare mia madre, ma è al telefono- stasera?... Sì signore.... Va bene. Le farò sapere.
Chiude la chiamata e mi viene ad abbracciare.
- mi raccomando e divertiti ok?
Salgo sulla macchina di Jim e andiamo in un locale per mangiare.

-non è male.- rispondo alla domanda di Jim, se mi piaceva il panino che ho ordinato.
-hai dei gusti difficili signorina.
Ruoto gli occhi ma sorrido.
La musica nel locale è piacevole e il cibo anche, ma non è proprio la mia serata ideale.
-perche mi hai chiesto di uscire Jim? Ti faccio schifo sin dalla prima volta che mi hai visto- gli chiedo guardandolo.
Ha una bella camicia.
-non mi hai mai fatto schifo. Eri solo petulante e testarda, qualità che apprezzo molto credimi.
Nel tavolo dietro al nostro c'è Melissa Gray, la non simpatia e invadenza in persona. Guarda film con occhi dolci e attenti. È un falco.
-la tua ex ti guarda- cantileno ridendo - cavolo è proprio ancora cotta- continuo.
Lui alza le spalle e la saluta agitando una mano. Melissa sgrana gli occhi e agita la mano a sua volta. Poi, alzandosi, viene verso di noi.
-ciao ragazzi. Allora? Cenetta tra due innamorati?
Per poco non mi va di traverso un pezzo del panino che sto mangiando.
-scusa? Quanta vodka hai già bevuto?-le chiedo bevendo un po' di acqua -potremmo noi due stare mai insieme? Seriamente?
Lei alzò il naso per aria e rise-  già. Come immaginavo. Non è da te...
Vedendo che ho uno sguardo truce, Jim Si alza e mi chiede se voglio ballare.
Accetto prima di dare un pugno in testa a Melissa.

-non te la prendere per Mel. Lei...
Guardo la ragazza è vedo che sta venendo vicino a noi con un suo amico per ballare.
Prima che me ne accorga, lei è già appiccicata a Jim.
Io mi ritrovo a ballare con Vincent, il cugino di Melissa.
Verso le undici mi avvicino a Jim e gli dico che deve riportarmi a casa.
-lasciaci ballare Jennifer- si lamenta Melissa -non lo vedo da tanto.

- Jim devo andare a casa!
Lui lascia Melissa e annuisce- andiamo.
-aspetta jiiim!- correndo verso di noi, la ragazza agita il bicchiere che ha in mano e mi innaffia da capo a piedi.
Tutto il locale si gira e scoppia a ridere, Jim compreso.
Sentendomi ferita, prendo la mia borsa ed esco dal locale sbattendo la porta.

-jennifer! Aspetta!
-vattene lurido doppiogiochista!
Lui mi prende il polso e mi guarda negli occhi. -non volevo ridere, ma.. dai era esilerante.
-oh, certo. Sto ridendo ancora. Soprattutto perché puzzo del vino che ho impregnato in ogni poro! Che ridere!!
-ti porto a casa? -mi chiede gentilmente pentendosi per prima.
-come minimo.

Arriviamo davanti a casa mia.
-grazie del passaggio.
Scendo dalla macchina è lui mi segue.
-ti va di uscire ancora o hai chiuso con me?
Lo guardo furiosa -ho chiuso da anni con te. Non possiamo funzionare Jim.
Non so neanche se siamo amici.
-dai. Non vorrai essere la prima a resistere al mio fascino vero Jen?
-la prima e sicuramente non l'ultima. Voglio un ragazzo con cui si possa stare bene. Non un giocattolo da esibire come un trofeo.
Chiudo la porta salutandolo.

DIAMANTE: Come un avengersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora