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Il problema non è svegliarmi. Il problema è affrontare la realtà.
Il problema è guardare Peter che, anche se psicologicamente distrutto, tenta di farmi reagire e uscire dai miei pensieri
Ma non sembra funzionare nulla.
I miei pensieri si confondono in una rete di dolore e senso di vuoto. Non sento più Sam, non vedo quello che che pensa né sento più la sua coscienza parlare. Non lo sento più vivo.
Non lo vedo e non lo sento.
Non vedo né sento me stessa.
Per la seconda volta sto male perché non ho lui vicino.
Sono svenuta tra le braccia di Peter, completamente provata dall'ondata di cristallo che ha sommerso Jim e dalla luce dorata.
- ti prego Jen... Per favore apri gli occhi.
Le lacrime di Peter cadono sulle mie guance quando sollevo le palpebre e mi ritrovo in mezzo alla polvere e ai cristalli rotti, stretta nelle braccia di Peter che disperato mi scuote.
Lo guardo un secondo, poi mi riscuoto.
- la battaglia... Dov'è Vesta? Suo fratello? Cassie? Falcon? SAM?
Non so cosa sto blaterando. Ma un senso Peter lo trova.
-Sono tutti salvi, quasi... Sam.. È al centro ora, credo.
Sorride molto lievemente vedendo una mia ripresa, ma non duro a lungo.
-ti prego portami via - mormoro cercando invano Sam nella mia testa - per favore.
Il sangue secco del mio fidanzato impregna ancora le mie mani e le maniche della mia tuta.  Mi attacco al collo di Peter e lui mi abbraccia lanciando una ragnatela e mi solleva in aria con lui, i muscoli tesi per lo sforzo e la mano sinistra stretta sulla mia schiena per evitare che io cada nel vuoto. Non sarei più capace di rialzarmi.

Si ferma davanti un palazzo e si dirige  in un vicolo.
- stai bene? Siamo quasi in casa.
Annuisco e lui si arrampica fino ad una finestra, che apre e nella quale si infila.
-zia May! Sei qui?
La donna apre con forza la porta della camera.
-cosa? È Jennifer? Peter state bene?
Lui mi mette a terra e io cedo. Le gambe non sembrano  volermi sostenere più a lungo. In più tutte le botte e le ferite che ho subito nella lotta con Jim mi hanno dato il colpo finale. Sono distrutta.
- hey, guardami. Ora tu ti togli questa roba di dosso e ti metti qualcosa di comodo. Poi ti fai una dormita e ti riprendi. Non ti riporto al centro fino a quando non sarai del tutto pronta ad affrontare tutto quello che dovremo fare. Ok?
È davanti a me, in ginocchio con il peso sulla gamba non ferita perché una è mezza scirticata. Lo guardo con le lacrime che mi scavano le guance, poi scuoto la testa.
-grazie Peter. - mi asciugo la faccia con la manica della mia tuta. Non assorbe un cazzo il metallo.. Neanche i miei pensieri di troppo.
May mi aiuta ad alzarmi e mi porta in bagno, dove con estrema fatica mi strappa la tuta da una spalla scirticata dopo una brutta caduta sul campo si battaglia.
Lancio un urlo quando il metallo si stacca dalla ferita, anche se superficiale e quando l'acqua calda ci passa sopra. Ma quando il tepore è il disinfettante fanno effetto i miei respiri tornano regolari e May mi lascia sola per potermi lavare da sola, immersa in una vasca di bolle e lacrime.
Quando esco indosso i vestiti che May mi ha lasciato su uno sgabello e esco dal bagno. Vorrei sprofondare in me stessa.
Ma sprofonda nel divano e mi addormento, di colpo.

Dopo quella che mi sembra un' ora apro un occhio e la luce del salotto me lo fa chiudere di scatto.
Giro appena la testa, perché delle voci mi arrivano confuse alle orecchie e voglio capire chi sia.
Peter è seduto sul divano davanti al mio, i capelli arruffati e la bocca semiaperta immerso in un sonno esausto.
-dov'è? So che è qui, Peter ha avvisato prima. Devo vederla. - dice qualcuno in cucina.
-non puoi, sta dormendo in pace. Lasciatela stare povera ragazza! - questa è May.
Peter si sveglia di colpo e mi vede vigile.
-beh, buon giorno- mi dice accennando un sorriso e stropicciandosi gli occhi.
Mi alzo e mi siedo vicino a lui, sprofondando la faccia nella sua felpa e lasciando che mi abbracci.
-c'è mio padre di là. Ti prego digli che dormo ancora. Non voglio sostenere una conversazione deprimente con lui.
Peter annuisce ridendo sotto i baffi e torna a sonnecchiare, ma anche lui scolta la conversazione tra i due adulti.
-ma sta bene? È ferita?
Sento May rispondergli, ma non le parole esatte.
-ho fame- mormoro a Peter - credi di riuscire a sparare una ragnatela fino al McDonald's e prendere un happy meal per me?
-potrei seriamente provarci... - mormora ridacchiando - ma ho un idea migliore. Finiti morta finché non torno.
Si alza e io sprofonda la faccia nel cuscino stando attenta a non urtare la spalla scorticata.
-zia... C'è qualche avanzo di ieri? Salve dottor Banner....
Sento mio padre grugnite una risposta e May che apre il frigo.
Mentre quei tre sono in cucina, la porta dell'appartamento si apre Tony entra in punta di piedi. - farò finta che stai dormendo per tuo padre e te lo porterò via in modo che tu possa passare un pomeriggio tranquillo. In cambio mi devi un Rolex, perché tuo padre è testardo quanto te.
Io lo guardo sorridendo-ne hai già troppi di Rolex. Se vuoi ti abbraccio, ma non ho altro per ora.
Il ricordo di Sam ferito e coperto di sangue mi sta tornando in mente più vivido del fatto stesso.
Tiro su con li naso - come sta lui?
Abbassa gli occhi, cupo.
-non è morto. Ma non ti so dire altro. Mi dispiace Jen..
Io annuisco. Poi sprofondo di nuovo la faccia nel cuscino e ingoio le lacrime.

DIAMANTE: Come un avengersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora