Ci aveva pensato tutta la notte a quello che era successo, ma non riusciva a darsi una spiegazione. Non aveva dormito perché il solo chiudere gli occhi li faceva venire in mente l'episodio successo il giorno prima e la tranquillità con la quale Elias li dava la brutta notizia. Ci era rimasto malissimo tanto che si era imposto di fare la muffa sopra quell'albero per il resto della sua vita. La felicità degli ultimi due anni era svanita in un soffio come il sorriso sulle sue labbra. Il vento si alzò portando con se l'odore di mughetto. Quel maledetto mughetto. Un tempo era stato il suo odore preferito, gli ricordava il giorno del quattordicesimo compleanno di Elizabeth, quando aveva conosciuto per la prima volta Elias.
All'evento potevano partecipare tutti i cittadini di Luxor e Samuel ne aveva approfittato per mettere qualcosa sotto i denti visto che non mangiava da un giorno. La radura era completamente decorata da mughetti che richiamavano l'abito bianco che la principessa indossa graziosamente. Samuel notò subito il tavolo dei viveri e mentre stava per raggiungerlo qualcuno li era andato contro facendolo sbattere a terra. In un primo momento voleva aggredire la persona che lo aveva spinto, ma quando aveva alzato lo sguardo si era ritrovato il principe Elias difronte agli occhi e aveva frenato la lingua e riabbassato lo sguardo. Si era alzato piano e dopo aver fatto l'inchino al principe e chiesto scusa si era incamminato verso il cibo. Quando il giorno dopo si ritrovò il principe davanti agli occhi mentre stava facendo un giro nella foresta per poco non si strozzò. Aveva paura di aver fatto qualcosa di male o di aver addirittura offeso il principe in qualche modo e si preoccupò. Il principe aveva notato la sua preoccupazione negli occhi e lo aveva tranquillizzato subito.
-non sono qui per accusarti di qualcosa, volevo chiederti scusa per ieri. Ero troppo distratto dal controllare mia sorella che non ho visto dove mettevo i piedi e ti ho fatto cadere..-
-non c'è bisogno di scusarsi vostra altezza, anch'io di mio ero distratto e poi comunque sono un misero cittadino, non sono degno delle vostre scuse- interruppe il principe Samuel. Sapeva benissimo che forse non doveva, anzi che gli era proprio vietato farlo, ma non voleva che il principe si scusasse con lui, era anche colpa sua se era caduto. Il principe lo guardò perplesso e poi sorrise.
-sono ancora dell'idea che ti devo delle scuse, ma visto che secondo te non sono necessarie vorrei almeno sapere qualcosa in più su di te- disse allargando il suo sorriso e iniziando a incamminarsi nel bosco facendo cenno al ragazzo di seguirlo. Samuel rimase spaziato dalla proposta del principe ma decise di seguirlo lo stesso. Da quel giorno in poi era iniziata la loro piccola routine di incontrarsi ogni giorno davanti al ciliegio alle 11 precise e di passeggiare insieme per il bosco e conoscersi meglio. Era stato proprio durante una di quelle passeggiate che Elias aveva baciato Samuel sulle labbra senza preavviso facendo diventare il povero ragazzo dello stesso colore dei suoi capelli. Elias aveva riso e dopo poco era rientrato nel castello lasciando Samuel non confuso, di più. Il giorno dopo Elias arrivò correndo al ciliegio preoccupato che Samuel non si presentasse, ma appena lo vide il principe sorrise e diede un altro bacio sulle labbra del rosso che non arrossì ma sorrise piano. Quel giorno stesso Elias decise che Samuel sarebbe potuto entrare al castello tutte le volte che voleva, e così era stato. Avevano continuato a vedersi, Samuel aveva imparato a chiamare il principe per nome e le varie entrate segrete del castello, non solo aveva anche localizzato la finestra della camera del ragazzo dalla quale poteva sgattaiolare fuori o dentro ogni volta che ne aveva bisogno.
Era sempre andato tutto liscio come l'olio ma, Samuel lo immaginava, non tutto era per sempre. Stando con Elias aveva sempre avuto dei dubbi, soprattutto all'inizio, su quello che provava il principe e sul fatto che quella storia non poteva essere per sempre. Col tempo però si era ricreduto e aveva cacciato i brutti pensieri in un angolo della sua mente. Ed era proprio quella la cosa che li faceva più male la consapevolezza che lui sapeva che un giorno sarebbe finita e che nonostante tutto stava soffrendo, che aveva lasciato perdere le sue paure quando sapeva che si sarebbero avverate. Perché si era fidato di Elias? Perché non aveva lasciato perdere quella relazione impossibile? Si dava dello stupido da solo mentre le lacrime gli rigavano le guance, silenziose li solcavano la faccia lasciando sul loro cammino i segni indelebili del dolore che provava. Tirò un pugno al tronco dell'albero sul quale era seduto e rischiando di perdere l'equilibrio. Ecco un'altra delle sue pecche. Lui non era mai stato atletico come Elias, era solo un ragazzo che rubava cibo per sopravvivere quando la foresta non aveva frutti per nutrirlo. Non aveva una casa dove andare, se non si contava l'albero sul quale dormiva prima di incontrare Elias, e non aveva nemmeno delle persone care dalle quali tornare... a parte una. Che cosa doveva farne della sua vita? Uccidersi o voltare pagina e andare avanti? Sospirò. Non sapeva proprio cosa fare. Chiuse gli occhi e si concentrò sul rumore della natura per calmarsi. Dentro di lui lottavano sentimenti contrastanti fra di loro. Da una parte la rabbia e la depressione che volevano convincerlo ad uccidersi, e dall'altra la voglia di farla pagare ad Elias facendogli vedere come stava bene senza di lui, oppure uccidere il principe. No, non poteva uccidere Elias, non solo lo avrebbero beccato al primo colpo, ma anche la voglia di vedere ancora qual sorriso sulle sue labbra gli impedivano di ammazzare l'uomo che lo aveva fatto soffrire.
Voleva continuare a vedere il sorriso di Elias e non voleva che qualcuno facesse del male al principe. I suoi occhi grigi si illuminarono non appena vide passare difronte a se una macchia verde e marrone. No, non avrebbe passato il resto dei suoi giorni a fare la muffa su quell'albero. Avrebbe protetto l'umo che amava a costo della sua stessa vita anche se farlo avrebbe significato andare contro la sua mente che gli diceva di lasciar perdere una volta per tutto quel damerino biondo. Corse a perdifiato per il bosco in cerca di quel luogo. All'inizio, prima di incontrare Elias voleva arruolarsi nell'esercito degli alberi per poter fare una vita agiata. L'esercito degli alberi, o comunemente conosciuto come EDA, è un organo speciale composto solo da uomini che fungono da guardie del corpo della famiglia reale. Loro ricevono ordini solo dal superiore che fa parte del consiglio dei tre dove si riuniscono il sovrano, il comandante dell'EDA e il comandante dell'esercito di Luxor che decidono come muoversi sul territorio. Nessuno ha mai visto i volti degli EDA, tutti indossano una maschera bianca che taglia a mezzaluna sulla bocca e sulla part destra della maschera c'è una macchia verde che indica gli alberi. Gli EDA devono essere atletici per poter correre da un albero all'altro senza cadere o perdere il ritmo, devono saper combattere, sia a mani nude che con armi (di solito usano pugnali o coltelli da lancio). Le loro divise sono la cosa più bella, maglia collo altro senza maniche verde, pantaloni aderenti marroni per facilitare il movimento e stivali marroni con dei tacchetti per aderire perfettamente sui rami. Sulla grossa cinta che portano in vita è ancorato un pugnale del quale si servono solo quando ne hanno assolutamente bisogno, mentre sulla coscia sinistra è ancorata una custodia che contiene cinque coltelli da lancio che hanno lo stesso peso del pugnale. Un'altra caratteristica degli EDA sono le lunghe trecce nelle quali legano i loro capelli, più le trecce sono lunghe più gli EDA ricoprono quella carica da anni.
Senza accorgersene Samuel si ritrovò davanti l'ingresso della base dell'EDA dove ogni giorno si radunavano nuove matricole. Con il fiato ancora corto entrò nell'edificio e si affacciò a uno degli sportelli dove un ragazzo con una treccia bionda che gli arrivava alle spalle e la maschera sollevata lo guardava con aria truce.
-sei venuto per arruolarti nell'EDA?- gli chiese con voce sprezzante quello.
-si- rispose con tono deciso Samuel.
-adoro come voi matricole veniate qui tutti convinti di poter diventare dei bravi combattenti e poi piangendo vi ritirate dalle vostre mammine- disse quello iniziando a ridere come un matto. Samuel non si scompose alle parole del ragazzo.
-Gustav vedi di fare il tuo lavoro!- gridò la voce di un uomo che era passato dall'atrio per pochi secondi prima di saltare verso l'esterno. Gustav alzò gli occhi al cielo e poi passò un foglio e una penna a Samuel.
-compila tutto, noi non ci riteniamo responsabili delle cose che ti accadranno se riuscirai ad entrare nell'EDA- Samuel annuì e compilò il foglio.
-come ti chiami marmocchio?- gli chiese poi Gustav prendendosi velocemente sia foglio che penna.
-Frederic Ravenlord-------Angolo Autrice------
Hey Hey Hey! (capite la citazione please!)
Come va gente? Il capitolo è un po' corto rispetto all'altro ma volevo farlo finire così! E' troppo bella questa fine, mi piace un sacco! E se faccio finire tutti i capitoli così?
Oya? Oya Oya? (se non capite la prima non capite nemmeno questa). Alla prossima.
STAI LEGGENDO
Antipodes: I due regni
FantasyLa città di Luxor e quella di Ombrax sono sempre state rivali e da molti secoli condividono una specie di pace.. ma cosa accadrebbe se nella città di Luxor si insediassero persone poco propense alla pace? E cosa farebbe Ombrax? Nove ragazzi, 5 di L...