Capitolo 13

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In una settimana la schiena di Ezekiel non faceva più male e il ragazzo era ritornato ad allenarsi in palestra insieme agli altri. I ragazzi erano rimasti sbalorditi alla vista del tatuaggio e Caleb scherzando aveva proposto un'altra sfida per far fare un tatuaggio anche a Camille. La ragazza aveva risposto alla provocazione dicendo -Che ne sai tu? Potrei anche averlo un tatuaggio- e lasciando di sasso tutti e tre che l'avevano tartassata per vedere il tatuaggio con i continui no della ragazza. Alla fine Caleb e Susan si erano arresi, ma non Ezekiel che aveva cercato di estorcere informazioni dal padre che gli aveva risposto con un -se lei vorrà te lo dirà-.

La sirena D'allarme aveva iniziato a suonare alle 9 di mattina. Tutti si erano riuniti nell'enorme atrio all'ingresso della città. Sopra il pozzo che si trovava al centro dell'atrio c'era Alphons, uno dei nove capi di Ombrax.

-L'esercito di Luxor si è avvicinato pericolosamente al nostro territorio e oggi, dopo un'accesa discussione, siamo arrivati alla conclusione che dobbiamo attaccare la città perché sono stati violati gli accordi.- Grida si levarono da quasi tutti i cittadini di Ombrax.

-è tempo di attaccare! Prendete le armi e combattiamo per la nostra libertà!-

Altre urla si alzarono e poi la folla iniziò a incamminarsi in direzioni diverse. I quattro ragazzi rimasero fervi vicino al pozzo confusi.

-dobbiamo combattere anche noi?-chiese Susan a nessuno in particolare.

-Penso proprio di si- disse Camille sospirando pesantemente iniziando a slegare la cinta dorata dal suo pantalone che in realtà era un'arma, la sua frusta. Gli altri ragazzi invece andarono nelle loro camere nelle quali tenevano le loro armi ben nascoste. Dopo una ventina di minuti erano tutti riuniti intorno al pozzo e si incamminarono a passo svelto verso l'uscita della città.

-Zake che hai nello zaino?- chiese Caleb aggiustandosi la faretra sulla schiena. Il biondo si avvicinò al castano sussurrandogli qualcosa all'orecchio aumentando la curiosità delle due ragazze. Caleb sorrise, anzi ghignò, alle parole di Zake continuando a correre spedito. Arrivati all'esterno i quattro ragazzi furono costretti a coprirsi gli occhi con le mani non abituati alla luce del sole.

-perché esiste la luce?- chiese Susan mettendosi sull'ombra di un albero per proteggersi dai forti raggi del sole.

-non lo so sorellina, ma vedi di riprenderti che dobbiamo muoverci-

-perché quelli di Luxor non potevano farsi i fatti loro?-chiese invece Camille sospirando pesantemente per la seconda volta e bloccandosi non appena vide un'enorme pianura davanti a se nella quale molti cittadini di Ombrax stavano correndo gridando come dei pazzi.

-e addio effetto sorpresa- disse Zake prendendo Camille per un braccio e iniziando a correre velocemente verso il territorio degli alberi sospesi.

-Zake ci hanno visti! Mettetevi davanti a me, provo ad abbatterne qualcuno.- Zake, Camille e Susan si misero in modo da poter difendere il castano dagli attacchi. Caleb prese l'arco in mano e incoccò una freccia tenendo fisso il punto dal quale arrivavano le frecce dalla parte nemica. Tese il braccio sinistro che reggeva l'arco e poi portò indietro quello destro facendo finire la corda vicino all'angolo della bocca. Usò la punta della freccia per mirare e, appena trovato il soldato, scoccò la freccia portando indietro il braccio destro. La freccia arrivò dritta a destinazione abbattendo il soldato nemico. L'aveva colpito al braccio destro, quindi era fuori gioco. Caleb ripeté l'azione per altre tre volte, poi fece cenno ai compagni che gli stavano intorno di muoversi verso Luxor. Erano nell'ultimo gruppo che era partito da Ombrax quindi durante il tragitto trovavano molti feriti e morti.

Antipodes: I due regniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora