Capitolo 35

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Gustav cercava di fare il meno rumore possibile mentre raggiungeva la sua camera. Doveva assolutamente prendere altri coltelli visto che i suoi li aveva usati per ammazzare le guardie reali che lo avevano visto arrivare. Sapeva di aver fatto una cazzata a lasciare li i coltelli, ma voleva evitare di incontrare altre guardie. E poi poteva essere stato chiunque degli EDA. Non avrebbero sospettato subito di lui. Era arrivato alla sua camera senza intoppi e aprì la porta con tranquillità, ma suo padre era li dentro e lo guardava con aria truce.

-dov'eri finito?- gli chiese una volta che Gustav chiuse la porta alle sue spalle.

-in giro-

-alle 4 di notte? Sono qui da più di cinque ore. Dov'eri?- chiese di nuovo l'uomo avvicinandosi al ragazzo. -dove sono i tuoi coltelli?- gli chiese poi notando la sacca vuota.

-non li avevo con me- mentì il ragazzo, ma se ne pentì subito.

-certo e io sono il re di Luxor. Che fine hanno fatto i coltelli?- Gustav stava valutando l'idea di uccidere il padre prima di dargli la lettera, ma aveva fatto una promessa ad Elias e aveva intenzione di mantenerla.

-piantati nel corpo delle guardie all'entrata di Luxor- si arrese il ragazzo. Erik lo guardò sgranando gli occhi.

-vieni da Ombrax?-

-probabile-

-che ci facevi li?- Gustav porse la lettere della principessa Annabel al padre che la prese titubante e l'aprì per poi iniziare a leggerla. Passarono cinque minuti nei quali Gustav tremava. Non sarebbe riuscito a raggiungere il comodino, che si trovava dietro l'uomo, e prendere i coltelli prima che Erik stesso lo uccidesse. Era pronto alla sua fine.

-Gustav tu sai cosa c'è scritto in questa lettera?- gli chiese l'uomo una volta finito di leggerla.

-a grandi linee si- disse tremando il ragazzo. Erik se ne accorse.

-che hai?-

-niente, se devi uccidermi fallo!- disse il ragazzo togliendosi la maschera e abbassando il capo sconfitto, la treccia gli ricadde sulla spalla destra.

-perché dovrei ucciderti?- chiese Erik confuso alle parole del figlio, del suo unico figlio.

-perché so cose che non dovrei sapere e sono un potenziale pericolo- Gustav iniziò a tremare. Perché suo padre non lo uccideva subito? Sentì e dei passi e vide l'ombra di suo padre avvicinarsi piano. Chiuse gli occhi, ma li riaprì subito quando sentì le braccia del padre intorno a se. Lo stava abbracciando? Alzò gli occhi in quelli del padre che erano identici ai suoi. Anche Erik si era tolto la maschera e la cicatrice rossa spiccava molto sulla sua carnagione chiara.

-non mi azzarderei mai ad uccidere il mio unico figlio. Potrei anche non essere un padre presente, sono molto severo con te perché non voglio che qualcuno sappia chi sei, ma mai, mai ti ucciderei. Mettitelo bene in testa.- disse l'uomo stringendo ancora di più Gustav che fece scivolare un'unica lacrima.

-mi dispiace- disse il ragazzo a bassa voce.

-non hai niente di cui scusarti. C'è un solo problema, mi servi qui e non posso mandarti ad Ombrax per dire che accetto, come facciamo?- chiese l'uomo staccandosi dall'abbraccio.

-si tratterebbe solo di qualche ora. Posso farlo tranquillamente e poi tornare qui- disse Gustav.

-no, sarebbe troppo rischioso visto che sono state uccise tre guardie. Dobbiamo trovare un altro modo-

-papà starò attento!-

-NON VOGLIO PERDERTI GUSTAV!- gridò Erik in direzione del figlio. Rimasero in silenzio per un po' mentre Erik faceva avanti e indietro per la stanza cercando una soluzione e Gustav si era seduto sul letto leggendo bene la lettera. Un gatto li distolse dal loro silenzio. Era nero come la pece e li guardava con gli occhi gialli che esprimevano curiosità. Gustav ed Erik si guardarono confusi per poi rivolgere di nuovo lo sguardo al gatto.

Antipodes: I due regniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora