«ᴠᴇʟᴇɴᴏ ᴅᴇɪ ᴘᴏᴠᴇʀɪ»; V

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Le giornate in famiglia la Domenica sembravano astratte

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Le giornate in famiglia la Domenica sembravano astratte. Le ore mi sembravano sempre solari e gioconde quando io rimanevo chiuso dentro la casa di mia nonna. C'era sempre quel dolceamaro profumo di kimchi che ci riempiva polmoni, e per un attimo l'appetito sembrava riuscire a deviarmi da quella sorta di disagio che sempre parevo in grado di provare. Mia madre parlava rumorosa e veloce senza mai fermarsi come una locomotiva a vapore, e solo lei si ascoltava realmente, dal momento che io ero troppo occupato a pregustare l'abbondante pranzo di mia nonna e che mio padre era totalmente assorto dal telefono. Soltanto lei, mia madre, sembrava entusiasta di quelle giornate in famiglia. Mia nonna però riusciva a coinvolgere in allegria anche me e mio padre grazie al suo delizioso kimchi di cavolo cinese e al bibimpap.
Arrivava sempre un momento durante il pranzo in cui mi sentivo in colpa, e allora mi mettevo ad annuire alle parole di mia madre anche se non le ascoltavo. Era un peccato: il nostro legame non era mai stato realmente consolidato col tempo, e ora era flaccido nella sua fragilità. Un fiore appassito. Ma almeno con lei pareva essercene uno: di fatto mio padre non sfruttava alcuna possibile occasione per riparare ai suoi gravosi silenzi, nonché alle nocive e plurime assenze. Sentivo di non aver mai davvero avuto una figura paterna al mio fianco. L'unico vero regalo che potevo considerare essermi stato fatto da lui, era stato aver persuaso mia madre a lasciarmi partire per Seoul alle porte dei miei sedici anni. Era stata una generosa permissione, quasi concessione, tuttavia temevo che la mancanza di reale interesse nei miei confronti gli avesse potuto togliere le redini del senso di protezione e del vincolo paterno: e se non gliene fosse importato poi così tanto di mandarmi da solo a Seoul? A volte preferivo la possessività di mia madre: lei, anche se alla sua maniera, riusciva a palesare il suo affetto.

- E tu, Jungkook? Hai trovato qualche ragazza bella per te? - Avevo sentito impercettibilmente da mia nonna, un domenica, mentre ingoiavo il mio kimchi voracemente. Quasi mi andò di traverso. Posai la ciotola col cavolo cinese molto lentamente e cercai una scusa da riferirle, ma il mio pensiero cadde, inesorabilmente, su Kim Taehyung.
Kim Taehyung... Quale essere pieno di incredibile grazia e portamento tanto signorile, pensavo. No, cercai di strattonare via questo pensiero, eppure esso tornava più agguerrito di prima. Stavo cominciando a pensare con parole tanto raffinate quanto quelle da lui usate.

- Allora, Jungkook?

- No, non ho trovato nessuno, nonna. Per ora sono solo, - faticò a rispondere.

- Ma ormai abiti a Seoul. Ci saranno tantissime ragazze pronte per te. Mi prometti che ti metterai d'impegno? Alla tua età tutti hanno bisogno di una compagna.

- Non posso promettertelo, nonna... - Ed ecco che il suo disagio crebbe a dismisura.

Il vento accarezzava gli scacciapensieri che, appesi fuori dalle porte scorrevoli in legno, facevano risuonare una tenue e cullante melodia. Cristallina e delicata come quella delle increspature del mare. Per un attimo Jungkook si sentì davvero abbracciato da quel piacere uditivo, fu un balsamo per estraniarsi da quell'imbarazzo crescente.

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