Continui a vivere nell'oasi, o muori per il miraggio? ; XXIV

2.1K 209 104
                                    

Il sole stava già tramontando

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Il sole stava già tramontando. Namjoon e io uscimmo alle sei del pomeriggio, lasciando Taehyung riposare, e andammo a lavoro. La mia testa però stava altrove e non stavo attento a chi entrava e a chi usciva dal negozio, ma non essendoci molti clienti la mia disattenzione venne perdonata.
Prima di tornare mi fermai in un negozio di udon dove ne acquistai una porzione che mangiai seduto su uno degli sgabelli davanti alla vetrina. Mangiai voracemente, come se non mangiassi da secoli: mi ero sentito improvvisamente senza energie, e l'unico mio pensiero era di evitare di cenare con Taehyung. Quando ebbi finito ringraziai il proprietario e, augurandogli una buona serata, uscii per tornare a casa. Passai dalle vicinanze del fiume Han, osservavo le dolci luci crepuscolari affievolirsi all'orizzonte, e le biciclette che sfrecciavano ai miei lati. Era stata una bella giornata.
Sostai un po' sulla riva, mi appoggiai al passamano e chiusi gli occhi, ispirando quell'aria pulita. Il vento sembrava parlarmi. Non era un vento minaccioso, di quelli che mi intimidivano, eppure aveva un insolito vocione. L'acqua dell'Han era increspata, e io mi chiesi se volesse dirmi qualcosa, come qualcuno che apre la bocca colma di parole ma che non riesce a pronunciarne neppure una.
Dato che si stava facendo buio mi staccai dal passamano e tornai a casa. Ogni tanto mi soffermavo davanti alla vetrina di qualche negozio di articoli sportivi, o di qualche libreria, voglioso di entrare dentro. Avrei voluto comprare una felpa che avevo adocchiato per strada, magari anche qualche libro che mi era venuto in mente, ma non avevo soldi con me e fui costretto a rinunciare a quei piccoli desideri.
A casa tutti avevano già mangiato. Namjoon si era ritirato nella sua stanza da cui si sentivano uscire i rumori di un videogioco, Sadhana lavava i piatti, e Taehyung mangiava gli ultimi residui della sua cena sul fondo del piatto. Muoveva la bocca molto lentamente, come se il suo ultimo pensiero fosse quello di mangiare, o come se non ne avesse voglia. Adesso che mi ero soffermato a guardarlo, nonostante fossi a una certa distanza, notai che le sue guance erano scavate e i suoi capelli allungati. Non sfioravano più gli occhi, perché la frangia era allungata parecchio, e ogni tanto per spostarla muoveva la testa da un lato, in modo da scoprirsi almeno un occhio. Lo faceva anche in quel momento, e risultava ai miei occhi sempre assolutamente aggraziato. Erano tinti di grigio e alla base si vedeva un po' di ricrescita corvina. Non mi spiegavo il motivo per cui aveva scelto quel colore, ma gli conferiva un certo fascino. E poi non portava più il suo orecchino lungo, né i suoi anelli, se non uno solo molto semplice di argento sull'indice della mano che adesso teneva le bacchette. Pensai che la mia felpa non gli donasse, che stonasse col suo portamento e la sua classe, eppure ci trovai una sfumatura di tenerezza che mi piegarono a una dolce sensazione. Ma subito la scacciai, impaurito, e volli fuggire in camera mia.
Vedendomi immobile all'ingresso, Sadhana mi sorrise e uscì dalla cucina per chiudersi prima di me in camera mia. Non mi disse niente. Taehyung, invece, alzò lo sguardo su di me come se sapesse già della mia presenza, si alzò dalla sedia e, preso il piatto, lo sciacquò sotto l'acqua del lavello.
Non avevo molte vie di fuga se non il bagno, ma prima che potessi muovermi di un passo Taehyung mi fermò col suo vocione pregandomi di sedermi con lui a quel tavolo.
Non risposi. I suoi occhi mi scrutarono a fondo, fin dentro il cuore. Quella sensazione non mi aveva mai infastidito così tanto prima di allora. Avevo l'impulso di dare uno schiaffo a quello sguardo per gridargli di non osare avvicinarsi più al mio cuore, ma non essendo possibile, mi limitai a ricambiare Taehyung con uno sguardo fuori da ogni controllo. Ma chi volevo prendere in giro? Avevo paura prima di tutto di me stesso.

❝Il destino gioca d'azzardo❞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora