"ᴀʟ ᴄᴜᴏʀ ɴᴏɴ sɪ ᴄᴏᴍᴀɴᴅᴀ
ɪʟ sᴏʟ ɴᴏɴ sɪ ɴᴀsᴄᴏɴᴅᴇ
ᴀʟʟᴏʀᴀ ʟᴏɢᴏʀᴀ ʟᴏɢᴏʀᴀ
ғᴜᴏᴄᴏ ᴅᴇʟʟᴇ ᴠᴇʀɢᴏɢɴᴇ, ᴅ'ɪɴғᴇʀɴᴏ
ᴄʜᴇ ᴄᴏɴsᴜᴍᴀsᴛɪ ɪɴ ᴍᴇ
ɪʟ ᴅᴏʟᴏʀᴇ ᴅᴇʟ ᴅɪᴄᴇɴᴅᴏ"In classe, gli occhi fissavano il vuoto e la mente era altrove. La concentrazione non si era degnata di far visita. Il ticchettio delle lancette dell'orologio scandivano i battiti del cuore.
Imporsi non era mai stato più facile quel giorno - imporsi, difendersi, farsi valere. Alzarsi e gonfiare il petto a dei ragazzini che, a detta loro, accidentalmente gli avevano versato il pranzo addosso, gli occhi mai stati così freddi e lo sguardo così truce da indurli a pentirsi dello sbaglio commesso: quello non sembrava il solito Jungkook, ma la frustrazione e lo spazientimento di una persona che, unitisi all'interno, avevano formato una forza così devastante da strabordare.
Gli ordinò di scusarsi e di mostrare maggiore rispetto, e loro, immobili come lo era Namjoon, non riuscirono a fare niente se non scambiarsi sguardi complici. Poi ordinò loro allontanarsi, ché era stufo di quei giochetti; e loro obbedirono.
Sedersi fu una liberazione. Tenne lo sguardo fisso sul pranzo, si impose di non alzarlo neanche sotto tortura e fece dei respiri profondi.- Sei stato troppo forte, non puoi capire le facce che hanno fatto, - lo incoraggiò Namjoon a bassa voce. Jungkook gli rivolse un sorriso genuino e orgoglioso, così da riprendere ad addentare il suo panino.
Chaeyeong trasalì sul divano quando Jungkook fece il suo ingresso in casa Kim - forse aveva creduto fosse il padre. Gli si avvicinò imbronciata e Jungkook si piegò subito su di lei. Cominciò a parlare con voce lamentosa.
- Appa non torna da stamattina... Ha mandato a prendermi da scuola uno di quei signori alti e grossi, che è venuto con un macchinone nero e che poi è andato via. Sai dov'è? L'ho chiamato tante volte ma il telefono di casa non fa altro che squillare a vuoto... e io sono preoccupata.
Si avvicinò a Jungkook per richiedere un abbraccio. L'accolse corrucciato e il suo sguardo cominciò a ispezionare la stanza: era tutta curata, neanche un oggetto fuori posto, eppure sembrava vuota e quasi incuteva timore senza la presenza rassicurante del suo proprietario.
Le strofinò la schiena con una mano per rassicurarla.- Adesso provo a chiamarlo io, tu stai tranquilla. Tuo padre oggi aveva molto da fare.
- Te l'ha detto lui? Quando?
- Ieri sera dopo averti messa a letto.
Chaeyeong si allontanò da lui, annuì e triste in volto andò a rifugiarsi in camera sua. Jungkook si alzò e la seguì con lo sguardo per tutto il suo breve tragitto. Non si era opposto perché sentiva suo il senso di disorientamento della bambina. Chaeyeong non era sola, ma isolarsi aiuta a tenere lucida la mente.
Quando la bambina fu in camera, Jungkook prese subito il suo cellulare e digitò il nome di Taehyung. All'orecchio si susseguivano vari squilli. A ogni pausa Jungkook avvertiva un tale senso di vuoto attanagliargli lo stomaco da aver bisogno di sedersi. Si fece accogliere dal divano rosso del salotto; lì cominciò a tremare.
Cinque, sei chiamate divennero dodici in pochissimi minuti, eppure di Taehyung neanche un anelito.
Jungkook appoggiò la fronte sul palmo della mano lasciandosi andare alla più angosciante preoccupazione. Sapeva del nervosismo cronico di Taehyung e come lo sfogava col fumo senza risetto, come lo soffocava dentro fino a quando non sarebbe esploso come una bomba atomica. Non era come Jungkook che, per quanto si sforzasse di tenere le emozioni dentro, i suoi tentativi fallivano sempre per sfociare in chiare manifestazioni: Taehyung incamerava, si autodistruggeva nel silenzio senza che nessuno potesse accorgersene. Jungkook gli aveva detto più e più volte di lasciarsi andare a lui, di sfogarsi con lui, per questo Taehyung lasciava che egli solo potesse intravedere la sua segreta fragilità solo delle volte; ma ora Jungkook non era con lui. Taehyung era solo, e combatteva contro un nemico di chissà quali stazze. Se lo stava immaginando in una crisi di pianto nel mezzo di chissà quale udienza. Il pensiero gli azzannava ferocemente il cuore, ma continuava a infliggerselo senza rispetto di sé.
Osservava, in un angolo della della sua immaginazione, come un processo potesse risultare talmente catastrofico da indurre l'animo alla disperazione. Il volto contratto nel dolore di Taehyung in quell'aula immaginaria di tribunale stava riducendo il cuore di Jungkook a brandelli. Era, per caso, un cattivo presentimento? Un presagio? Perché avvertiva quel senso di negatività, invece di pensare che sarebbe potuto andare tutto bene? Forse era solo la preoccupazione che giocava col suo cuore.
E in quel momento, Taehyung aveva appena aperto la porta con una violenza alquanto insolita, ed era sorretto da un uomo della scorta come fosse in procinto di cadere privo di forze.
Jungkook si alzò in estrema agitazione e corse da lui. Gli alzò il viso: piangeva a dirotto. Si divincolò dalla presa dell'uomo con foga. Jungkook dovette capacitarsi di ciò a cui stava assistendo quando nel frattempo Taehyung, con una mano sulla fronte, si allontanò per camminare, seppur affaticato, verso la sua scrivania, dove tra mille sospiri mozzati si accese una Lucky Strike. A giudicare da quante poche ne erano rimaste nel portasigarette, doveva essere l'ennesima via di fuga azzardata.
Il fumo cominciò a uscire violento dalle sue labbra e colmò tutta la stanza. Jungkook si fece largo in quel grigiore per potersi avvicinare al suo corpo, per poterlo avvolgere, da dietro, in una dolce stretta. La fronte premette sotto al suo collo e gli occhi si chiusero forte dal dolore nell'udire i lamenti incontrollati di Taehyung. Lo strinse delicato, cercò di farlo calmare in quel modo, quindi strofinò sopra quel punto la sua fronte. Ma non bastava: con un violento e improvviso raptus, un impeto forte e intenso, Taehyung spinse tantissimi oggetti della scrivania a terra; ne fu vittima persino la foto di Yerin, il cui vetro si ruppe.
Jungkook trasalì col cuore devastato dall'agitazione e si allontanò. Taehyung, invece, scaricò il peso del suo corpo sui palmi delle mani appoggiati sulla scrivania, intensificando il suo pianto che tanto straziante riecheggiava nelle orecchie di Jungkook, e frase per frase era un nuovo pugno sulla superficie della scrivania.
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❝Il destino gioca d'azzardo❞
Fanfictiontaekook | L'INQUISIZIONE DEL PREGIUDIZIO ; ─ "(...) e l'amore non si nutre di nient'altro se non di questi due principi: l'animo e la carne. La ragione si perde nella bufera del sentimento, non riconosce più alcuna via, viene offuscata e sviata, e...