L'acqua della doccia sovrastava persino la profonda voce di un Taehyung che aveva aperto i suoi sentimenti, ancora, inevitabilmente, lasciandoli fluire lenti e timidi come gocce di pioggia sul vetro. Il pensiero di un nuovo attacco di panico lo aveva tenuto avvinghiato al timore tutto il giorno. Mi aveva detto che per un attimo la paura che avrei potuto lasciarlo per sempre lo aveva fatto sentire soffocato da due mani orride e gigantesche. Ascoltavo con paziente tenerezza le sue rivelazioni, limpide come l'acqua.
Ero uscito prima io dalla doccia. Mi coprii con un accappatoio e andai ad aspettare Taehyung in salotto, lì mi affacciai dalla finestra sentendo a occhi chiusi l'aria fredda condensare l'umidità della pelle. Ero sereno, non avevo pensato neanche per un attimo a tutti i suoi dubbi sulla veridicità dell'amore di Taehyung, Yerin non aveva provato a tormentarmi i pensieri, e la scuola non mi aveva perseguitato, ma era rimasta immobile su quel viale dove gli alberi erano più numerosi delle persone.
Taehyung tornò in salotto vestito solo della sua umida carne. Mi girò verso di sé afferrandomi delicatamente un braccio, inchiodando lo sguardo al mio viso, baciandomi le labbra. Tutti i suoi movimenti erano scanditi da una lenta serenità: mi sfilò il nodo dell'accappatoio, lo fece cadere ai nostri piedi, sciolse il mio corpo in uno sguardo, e io baciai ancora quel paio di soffici labbra tanto desiderate. Anche il bacio fu lento e sereno, come se stessimo parlando a gesti. Taehyung mi aveva ripetuto molte volte che, dopotutto, ciò che contava davvero per lui erano i gesti prima delle parole, anche quelli piccoli come quel bacio lì proprio perché tutto poteva parlare ed esprimere emozioni. La lentezza di un bacio vuol dire accoglienza, desiderio di amare e di sentirsi amati, senso di protezione. Le dita premevano sui miei fianchi, le mani accarezzavano il viso di Taehyung; complementarietà. Adesso sussurravo in cerca di un appiglio dalle labbra di Taehyung: chiedevo tra i baci di essere amato, Taehyung rispondeva in modi sempre diversi. Le mie sicurezze giocavano sempre a nascondino.- Mi ami davvero?
- Ti amo davvero.
Taehyung coprì i nostri corpi con una veste da notte, entrambe di seta indiana color cremisi, perché sarebbero arrivati gli uomini della scorta di lì a momenti. E alla fine lui e io ci affacciammo insieme dalla finestra del salotto di quella casa, ne osservammo il paesaggio attorno. Tutto taceva sotto il chiarore arrossato di quel pomeriggio appassito, le chiome degli alberi erano inghiottiti dalla scurezza delle loro foglie. Trasudavo sorrisi a ogni bacio che Taehyung mi dava sul collo, sulla guancia, sulla spalla, tra i capelli, sulla clavicola, e a ogni lenta carezza sul braccio. Sembrava tutto perfetto, la stasi del tormento della vita.
A letto parlavamo d'amore. Lo mettevo alla prova. Taehyung voleva soltanto crogiolarsi tra la mia voce e le mie mani, attraversando il mio sguardo per giungere alle mie labbra, ma io non demordevo: piuttosto lo allontanavo sorridendo, lo stuzzicavo e gli tiravo fuori delle risposte stentate a cui rispondeva con mugolii di contrarietà.- Per te cos'è l'amore, Taehyung?
Egli quasi si stufò di cercare un contatto fisico.
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❝Il destino gioca d'azzardo❞
Fanfictiontaekook | L'INQUISIZIONE DEL PREGIUDIZIO ; ─ "(...) e l'amore non si nutre di nient'altro se non di questi due principi: l'animo e la carne. La ragione si perde nella bufera del sentimento, non riconosce più alcuna via, viene offuscata e sviata, e...