16~ Ospitalità

132 25 87
                                    

Colonna sonora: Paranoid- Black Sabbath

Elio

L'unico che crede alla nostra storia è un tossicomane cerebroleso, pensò Elio mentre lavava le stoviglie. Lui e Noe erano ospiti lì da appena due settimane, ma si era già abituato alla routine di quella nuova vita: ricchi pasti, la cura dell'orto, le faccende domestiche e Frank che di tanto in tanto si perdeva nei boschi per tornare dopo ore.

Gli era davvero grato ma, giorno dopo giorno, scopriva Noe subire il fascino di quell'uomo senza regole e si chiedeva se davvero fosse la loro unica chance.

Vedere suo figlio tagliato fuori dal mondo e privato della sua vita gli procurava un forte senso di impotenza e desolazione. Non poteva andare a scuola, non poteva vedere gli amici, non poteva nemmeno sentirli, non solo perché il suo shifterphone era rimasto nella centrale di polizia, ma perché sarebbe stato pericoloso mettersi in contatto con loro. Noe usava il Rollbook di Frank per navigare, ma non poteva accedere ai suoi profili social.

«Ehi, siete di nuovo in TV» strillò Frank dal soggiorno.

Elio si asciugò le mani sul grembiule e corse a vedere.

Noe era sulla poltroncina accanto a Frank e lo guardava tirare ampie boccate da uno spinello nello stesso modo in cui un bambino avrebbe guardato qualcuno assaporare un gelato al cioccolato. Il suo occhio sinistro era adombrato dal gonfiore residuo del sopracciglio nel quale si era cicatrizzato il ricordo del giorno peggiore della sua vita.

«In caso di avvistamento allontanatevi, se potete, altrimenti evitate di avvicinarli. Sono pericolosi. Chiamate subito la polizia» disse lo speaker.

In sovrimpressione, le loro foto.

Frank emise una sorta di risucchio nell'aspirare il fumo e sputò una nuvola densa.

«Parlano sempre di voi, ma come avete fatto a finire in questa situazione? Siete proprio sfigati.»

Elio andò ad aprire la finestra per aerare l'ambiente saturo di THC.

«Sentite, non che voglia mettervi il pepe al culo ma, che avete intenzione di fare?» domandò Frank grattandosi la testa ricciuta.

«Voglio dire, a me fa piacere ospitarvi, potete rimanere anche per sempre, però nel frattempo quel tizio, Tamail... Tamala...»

«Tahimàd» lo aiutò Elio.

«...Tahimàd probabilmente sta continuando a uccidere delle persone. Ok, la polizia di Salem vi ha inculato, ma questo potrebbe essere un caso da sottoporre all'FBI.»

Elio sventolò la mano davanti alla faccia per aprirsi un varco tra la nebbia che si era formata in salotto. «Come no, e cosa racconteremmo? E con quali prove? Tahimàd avrà già sistemato le sue cose alla centrale nucleare. Non abbiamo nulla in mano, lui invece ha trovato il modo di fotterci.»

Frank era rimasto imbambolato a fissare una ragnatela che si agganciava a un angolo del soffitto. Il ragno che la occupava se ne stava immobile ad attendere una preda.

«È una rete perfetta.»

«Come scusa?»

«Mi riferivo... mah niente. Allora cosa farete, vi nasconderete per sempre?»

«Oh no, non vogliamo disturbarti così a lungo» disse Elio.

Non sia mai che anche mio figlio diventi un tossicomane.

«Nessun disturbo, ve l'ho già detto che è un piacere.»

«Grazie Frank, non potremo mai ringraziarti abbastanza, ma prima o poi ce ne andremo. Lasceremo passare un po' di tempo, quanto basta perché si calmino le acque. Dopodiché tenteremo una mossa, quantomeno cercheremo un altro posto dove stare.»

L'ultimo olocaustoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora