Colonna sonora: Ketchup Suicide- Linea77
NoeSuo padre era molto preoccupato.
Avendo cura che Yuna non lo sentisse, gli aveva detto che il livello di rischio era diventato altissimo e aveva ordinato di non mettere il naso fuori di casa per nessuna ragione al mondo. Aveva contato i proiettili della Sig Sauer e se ne era andato di sopra dicendo che, dal solaio, avrebbe potuto tenere d'occhio tutto il perimetro esterno, facendo la spola tra le finestre che affacciavano sui quattro lati della casa.
Noe aveva capito la criticità della situazione ben prima che suo padre lo mettesse in guardia. Si chiedeva solo quanto tempo ci avrebbe impiegato Tahimàd per trovarli: di certo Yuna aveva lasciato delle tracce dietro di sé, ed era altrettanto certo che qualcuno le stesse seguendo.
Si augurò che Frank tornasse presto con delle buone notizie, ma era tutto così folle, così sbagliato: si stavano affidando a un pazzo che cercava di risolvere la situazione usando degli stupefacenti come merce di scambio. Era così difficile credere che quella storia potesse avere un lieto fine, ma erano così disperati che non potevano fare altro che correre quell'ennesimo rischio.
Guardava oltre la tendina semitrasparente, di un bianco sporco, che riparava la finestra del soggiorno. La sua Beretta non gli dava alcuna sicurezza.
Lui non era un cecchino né un assassino benché, quando ne aveva avuto occasione, con quello che probabilmente era stato il boia di sua madre, si era comportato come tale.
Si augurò di non essere messo alla prova di nuovo.
Yuna si spostava continuamente dal piano inferiore a quello superiore e viceversa; ora teneva compagnia a lui, ora a Elio. Nel suo viso incupito c'era la consapevolezza di quanto fosse delicata la situazione. Doveva essere tesa, Noe lo capiva dal modo in cui, con i denti, si torturava il labbro inferiore.
Quel labbro così polposo che lo avrebbe mordicchiato fino farlo diventare...
«Ci sono delle persone» disse Yuna.
Noe la spinse lontano dalla vetrata che, nonostante fosse offuscata da una tenda, inondava di luce il soggiorno.
«Dove?» domandò, biasimandosi per essersi distratto in quel modo. Ma non ebbe bisogno di ascoltare la risposta, né di seguire il dito che la ragazza-bambina aveva puntato in direzione dell'orto.
Due uomini si aggiravano guardinghi, con un cane di grossa taglia al guinzaglio. Il cane sembrava guidarli e li stava portando dritti da loro.
«C'è gente, occhio!» disse Elio, che era arrivato alle loro spalle, col fiato corto e rumoroso.
«Abbiamo visto, che facciamo adesso?»
«Non abbiamo scelta: se capiamo che sono qui per noi, miriamo a ucciderli, prima che possano ucciderci loro.»
Yuna sussultò.
«Vogliono ucciderci?»«Non dare retta a quello che dico piccola, sono un vecchio paranoico» provò a recuperare Elio, ma in contemporanea tolse la sicura alla pistola.
«Riparati dietro il divano e sta' giù» le disse.
«Noe, io e te invece stiamo in guardia.»
Noe tornò a spiare i due oltre la finestra, tenendosi di lato, consapevole che la tenda sottile non li avrebbe occultati una volta che quegli uomini fossero stati vicini. Sembrava che avesse ingoiato un tamburo per come gli batteva il cuore.
«Oddio, si stanno avvicinando» disse e li puntò con la Beretta.
Da fuori presero a giungere latrati furiosi e un vociare concitato.
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L'ultimo olocausto
Science FictionSeconda metà del secolo corrente. Crisi energetica e sovrappopolazione innescano circostanze drammatiche e precipitano il mondo nel caos. In un'ottica di conservazione del benessere, ogni essere umano diventa vittima e carnefice allo stesso tempo. E...