32~ Delirio

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Colonna sonora: New noise- Refused


Cruz

Il commissario Cruz confrontò le foto dei documenti d'identità con le facce dei tre uomini che se ne stavano ritti di fronte alla sua scrivania.

Quello al centro era con ogni evidenza un disadattato: Frank Louis, alcuni precedenti per droga e nessuna famiglia. Quello a destra, Amhid Kassir, era un immigrato sprovvisto di permesso di soggiorno.

Quello a sinistra poi, Elio De Leo, era addirittura ricercato per omicidio. Nessuno dei tre avrebbe avuto alcun interesse a farsi vedere in una Centrale di Polizia.

Le lenti appannate gli offuscavano la vista. Si tolse gli occhiali e meditò sulla sua carriera. Quello che stava accadendo nel suo ufficio poteva essere l'evento che l'avrebbe resa straordinaria oppure l'aneddoto più divertente che avrebbe raccontato a familiari e amici durante i giorni di festa che gli sarebbero rimasti da trascorrere prima della trasformazione.

«Dunque, fatemi ricapitolare: lei è Elio De Leo, ricercato per omicidio. Lei invece è Frank Luis, il favoreggiatore che l'ha ospitato. E lei è Amhid Kassir, Fisico al soldo di Youssef Tahimàd, il noto imprenditore.»

«Esatto» dissero i tre all'unisono.

Cruz annuì e continuò alla volta di De Leo: «Lei dichiara di aver partecipato a una produzione abusiva di carburante umano, posta in essere da Youssef Tahimàd. Quest'ultimo inviava tale prodotto in Arabia Saudita. Ivi il carburante veniva impiegato in funzione di un progetto che dovrebbe culminare con l'annientamento degli Stati Uniti Laici».

De Leo sputò un 'Esatto' che sapeva di impazienza.

«FBI, CIA, Servizi Segreti... volete farmi credere che siete sfuggiti a loro per arrivare, di vostra spontanea volontà, a me?» domandò Cruz.

«Commissario, non stiamo mentendo» disse l'ometto con la carnagione più scura.

Cruz diede un'altra occhiata al suo documento d'identità. Amhid Kassir.

«Lei è un funzionario di Polizia e, per quanto possa sembrarle irreale tutto questo, tocca a lei mettere in moto la macchina della sicurezza!»

Il Commissario si tirò indietro sulla sedia, come a mettere distanza tra sé e ciò che quell'uomo gridava sbracciandosi, ma non ottenne la pausa che si aspettava.

«Occorre intervenire con urgenza sui satelliti per le telecomunicazioni e sospendere tutte le trasmissioni!» urlò Kassir e picchiò i pugni sulla sua scrivania.

Cruz scattò in piedi, ne aveva abbastanza.

«Mi meraviglia che i miei sottoposti non vi abbiano trovato droga addosso» disse e chiamò a gran voce il tenente Moore.

Moore si catapultò nella stanza.

«Grazie per la buona guardia Tenente, accompagni questi Signori in cella di sicurezza.»

Youssef Tahimàd

Al-Hukm, ora locale 5:30 p.m.

L'effetto della droga era sfumato in un lieve disorientamento. Youssef aveva ancora qualche flash, ma la fase allucinatoria  acuta era cessata. Non doveva più fermarsi a fare attraversare dromedari e non aveva visioni mistiche.

La sua vista laterale era limitata dal guthra bianco che gli ricadeva sulle spalle. Negli USS non indossava mai quel fresco copricapo di cotone per non mostrare il legame profondo che aveva con la sua cultura d'origine. Lo conservava in un cassetto e non vedeva l'ora di poterlo indossare di nuovo. Non avrebbe mai pensato che, una volta arrivato nella sua terra, gli sarebbe stato messo in testa a forza e con uno scopo ben preciso.

L'ultimo olocaustoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora