Epilogo

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Quando sentì il suono del campanello, Noe fermò una lacrima con le dita e andò ad aprire la porta.

Il volto di Yuna gli parve una pallida luna piena nello sfondo serale di un crepuscolo multicolore.

La invitò a entrare e la guardò gettare a terra, con noncuranza, il borsone dell'Accademia.

«Come sta?» domandò lei, con un filo di voce.

«Non bene, ha molto dolore.»

«Ce la farà?»

Noe scosse la testa.

«Ce ne siamo accorti troppo tardi.»

Quelle parole gli uscirono dalla bocca con un sibilo che suonò terrificante perfino alle sue stesse orecchie. Rivisse come in un déjà-vu lo sconforto di quando le aveva sentite pronunciare dal medico che aveva effettuato la diagnosi.

Proprio come allora, si sentì sopraffatto dalla sensazione che tutto il suo mondo si stesse sgretolando, ancora una volta. Sarebbe mai risorto dalle macerie che continuavano a crollargli addosso?

«Non fa altro che consultare i necrologi» disse, mentre Yuna crollava il capo.

«Ne è ossessionato, ma come dargli torto? Persone di ogni luogo e ogni età, uccise da queste nuove malattie che colpiscono alla cieca. È assurdo, non può essere un caso. Le statistiche...»

«Dov'è?» domandò lei, senza lasciarlo proseguire.

Noe si rese conto che non era il momento di affrontare quel discorso. Yuna doveva essere ansiosa di vedere Elio e lui invece la stava trattenendo sulla soglia con le sue farneticazioni.

Tuttavia poteva essere un'altra la ragione per la quale non aveva voluto più ascoltarlo: forse nella sua mente si stava affacciando l'ipotesi che loro due fossero responsabili e, sulla pelle, provava il suo stesso tormento.

«Mio padre è in camera sua, dice che si sente molto stanco.»

La accompagnò in silenzio al secondo piano e poi nella stanza in cui Elio se ne stava mogio su un letto, con due cuscini sotto la schiena. La sua espressione diceva chiaramente che il dolore non gli permetteva di riposare, ma le sue labbra approssimarono un sorriso alla vista di Yuna.

«Tesoro, mi dispiace di averti fatto scomodare...» disse e scoppiò in una risata che gli provocò un brutto attacco di tosse. Le lenzuola si macchiarono del getto ematico che gli scaturì dalla bocca.

«Non affaticarti» gli disse lei avvicinandosi.

Prese un fazzoletto dal pacchetto che si trovava sul comodino e gli pulì il miscuglio di saliva e sangue che aveva sul mento.

«Sembrava che le cose si fossero sistemate per sempre e invece...» disse Elio.

«Elio ti prego...» provò a interromperlo Yuna, ma lui non se ne curò e continuò a parlare.

«Quel cielo su di noi, il flusso continuo dell'energia nell'atmosfera a formare colori meravigliosi. Energia illimitata... ma quel cielo e quell'energia ci hanno ingannato. Queste orribili malattie che stanno uccidendo una persona su venti... una su venti! Amhid dice che la stimolazione della ionosfera è sicura. Dice che l'effetto di risonanza è innocuo. Dice che non è colpa della sua invenzione e che dev'esserci un'altra spiegazione per queste nuove malattie, ma io non credo sia così.»

Scrivere la parola fine su questa storia è un po' un colpo al cuore, ma è anche una gioia immensa.
Grazie di vero cuore a tutti voi che ve la siete sorbita, vi voglio bene!
(Oh, aspettate che devo ancora pubblicare i ringraziamenti ufficiali, eh)

Un grazie speciale a te Abadede per la meravigliosa illustrazione con cui un giorno, forse inconsapevolmente, mi hai portato il morale da sotto terra alle stelle!

Un grazie speciale a te Abadede per la meravigliosa illustrazione con cui un giorno, forse inconsapevolmente, mi hai portato il morale da sotto terra alle stelle!

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