14~ Guai per tutti

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Colonna sonora: Born slippy- Underworld

L'uomo del bosco

Il lago era desolato, nuvole nere si addensavano nel cielo scoraggiando i pescatori e gli amanti delle gite fuoriporta. Un vento freddo agitava i canneti e alimentava i rumori della natura, irrequieta, come se temesse il temporale che si annunciava.

Un uomo saltellava come un fanciullo con le braccia aperte a mo' di aeroplano, quando vide una Ford Rock celeste uscire fuori strada.

Ne vennero fuori due persone: un adulto e un ragazzo, molto agitati.

L'uomo si avvicinò un poco e li vide aprire il bagagliaio.

Non è la giornata ideale per andare a pesca, signori miei.

Non tirarono fuori canne da pesca però, sembrava che stessero solo frugando.

Venire qui con un temporale in arrivo. Gli deve mancare qualche rotella.

Uno scoiattolo cacciò il musetto fuori dalla sua tana tra i rami di una quercia.

«Ciao, piccolo.»

L'animaletto gli mostrò i dentini e si ritrasse al sicuro.

«E che cacchio, volevo solo fare amicizia!»

L'uomo prese a scalare il fusto. Ora vado a bussare.

Scivolò più volte provocandosi escoriazioni contro la ruvida corteccia, ma non si arrese e, dopo vari tentativi, fu a bordo del primo ramo utile.

«Scoiattolino, sei solo o hai famiglia?» domandò avvicinando la faccia alla macchia scura del tronco, che doveva essere l'ingresso della tana.

«C'è nessuno? Ehi, ma dove sei finito? Eri proprio qui.»

Allungò la mano e cercò di infilarla nel buco nero che si stava trasformando in un alone scuro di tonalità e forma mutevole. Le dita si fermarono contro la corteccia. Non c'era nessuna tana.

«Oh, che peccato!»

Sospirando tornò a guardare verso il lago. Appoggiò la schiena alla corteccia e si mise a cavalcioni sul ramo robusto maledicendo la tendina di foglie che gli incasinavano la visuale: un ammasso confuso, verde cangiante, che andava da un acceso color smeraldo a un cupo verdone.

Si perse a guardare l'intricato fogliame dimenticando i gitanti che vi stavano oltre. Imbambolato nel tentativo di districare alcuni ramoscelli, fu distolto da qualcosa di celeste in movimento. Scostò delle fronde consentendo ai suoi occhi di osservare una stramba scenetta: la Ford era in corsa, con la portiera aperta, direzione lago.

Il più giovane tra i due, a debita distanza dal mezzo, si teneva le mani tra i capelli, scuoteva la testa e digrignava i denti.

Ma cosa? Ma no! I funghetti allucinogeni mi stanno fregando un'altra volta.

Si pigiò i pugni chiusi sugli occhi e sfregò forte. Sbatté ripetutamente le palpebre per schiarirsi la vista e scostò un ramo sottile, ma carico di fogliame. Il gitante adulto si era lanciato fuori dall'auto e rotolava sul terreno umidiccio trasformandosi in un salsicciotto. La Ford si tuffò nel lago e inglobò acqua fino a sprofondare, mentre il ruggito del motore periva.

Che assurdità.

Mills

«Allora, Capo, qual è il guasto?» domandò Smith poggiandosi con disinvoltura allo stipite della porta.

Mills guardò l'orologio a parete. Era trascorsa mezz'ora da quando aveva parlato con Tahimàd.

«Potevi fare con calma, no?»

L'ultimo olocaustoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora