Colonna sonora: Islam Punk- CCCP
Youssef Tahimàd
«Signor Tahimàd» disse la voce al telefono, esitante al punto da fargli capire che fosse portatrice di nuove cattive notizie.
Youssef attivò il vivavoce e poggiò lo shifter sulle dune sabbiose rappresentate nel puzzle che occupava, per buona parte, il tavolo del salotto.
«Sì, Shaddad.»
«Non troviamo Kassir.»
Nell'udire quelle poche parole, pronunciate con un tono d'urgenza, il campo visivo di Youssef si restrinse di colpo al display illuminato tra le dune. Tutt'intorno fu nebbia.
«Che diavolo vuol dire che non trovate Kassir? Siete su una dannata isola!» ringhiò e scagliò via con un braccio il mucchietto dei pezzi non ancora assemblati.
«Lo so, Signore, ma proprio non riusciamo a capire dove possa essere finito.»
«Non riesco a crederci. Voglio che rivoltiate tutto finché non l'avrete trovato, è chiaro?»
«Signore, l'abbiamo già fatto, ma...»
«Non voglio sentire ragioni! Shaddad, la ritengo direttamente responsabile, veda di scoprire cosa sta accadendo.»
«Sissignore, certo. Signore, c'è anche un'altra cosa...»
«Che diavolo c'è?»
«Nell'ufficio di Kassir abbiamo trovato un hard disk che contiene del materiale scottante. Certo dobbiamo valutarlo, ma... ecco, le sto mandando proprio in questo momento un'e-mail in cui le allego dei campioni significativi del contenuto.»
Tahimàd lo maledisse mentre, riavutosi dallo sbandamento iniziale, si guardava intorno in cerca del Rollbook. Con quello avrebbe potuto leggere senza impegnare lo shifter, sempre più intasato dalle comunicazioni di vario titolo dei suoi uomini.
Come lo vide, sulla sua poltrona massaggiante, corse a prenderlo. Lo portò sul tavolo, tra le dune e le tessere sparpagliate. Lo avviò. Non appena il display flessibile spuntò fuori, entrò nella casella di posta elettronica. Oggetto dell'ultima e-mail: 'Informazioni'. Scaricò il primo degli allegati.
«Shaddad, sappia che se qualcosa dovesse andare storta, la riterrò responsabile» disse e chiuse la chiamata.
Aprì il file e ne decriptò il contenuto mostrando l'iridealla videocamera. Quando capì con cosa aveva a che fare, ebbe un capogiro. Si prese la testa tra le mani e iniziò a fare avanti e indietro per il salotto, cercando di non sbandare.
La questione si stava facendo davvero troppo complicata: un operatore biochippato in fuga con il figlio, una prigioniera senziente evasa e adesso un fedele traditore, sparito nel nulla.
«Come mai ancora sveglio, papà?»
Youssef si stoppò e scoprì Wahid appoggiato allo stipite della porta. Le sue labbra abbozzavano una piega sardonica che in quel momento trovò insopportabile.
«Trovi che ci sia qualcosa di divertente?»
Il ragazzo avanzò cauto. «Certo che no. Non c'è assolutamente nulla di divertente.»
Youssef disprezzò dentro di sé quell'atteggiamento sfrontato, che gli bruciava come sale su una ferita fresca. Lo avrebbe raddrizzato quel ragazzo. Oh sì, gli avrebbe insegnato a prendere le cose sul serio. Gli avrebbe inculcato la fede, fatto crescere l'ambizione.
Ciò nonostante, si rivide nel suo volto. Era come se stesse guardando uno specchio che riportava indietro nel tempo ciò che rifletteva: i suoi tratti somatici spigolosi, ma regolari, il suo taglio di occhi e lo stesso naso, con l'identica asimmetria delle narici.
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L'ultimo olocausto
Science FictionSeconda metà del secolo corrente. Crisi energetica e sovrappopolazione innescano circostanze drammatiche e precipitano il mondo nel caos. In un'ottica di conservazione del benessere, ogni essere umano diventa vittima e carnefice allo stesso tempo. E...