Capitolo 8

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-Byron smettila di fare il bambino- sbottò Hera. Gli dava davvero molto fastidio il comportamento dell'altro. Si era rannicchiato sul letto e continuava a guardarsi intorno. Sussultava ad ogni minimo rumore e Hera non riusciva a dormire, e non capiva il perché. Che fosse preoccupato per il biondo? No, certo che no! O forse si? Il castano scosse la testa. Qualunque fosse il motivo, aveva sonno e se Byron non la smetteva, non avrebbe mai dormito.
-Ma ho paura!- ribattè il biondino con voce tremante ed incrinata. Era sul punto di piangere quando sentì un peso sul letto accanto a lui e poi due braccia stringerlo forte. Hera lo stava abbracciando? Quell'Hera?! No, Byron non riusciva a crederci neanche vedendolo.
-C-Che fai?- balbettò imbarazzato, le guance rosse e il cuore a mille.
-Ti abbraccio. Così hai meno paura, no?-
Il biondo annuì piano, ancora incredulo, e ricambiò l'abbraccio, nascondendo il viso contro il suo petto.
-Ora però dormi. Se accade qualcosa ti proteggo io, okay?- chiese il castano con la voce più dolce di quanto volesse.
-Grazie...- sussurrò Byron chiudendo gli occhi e abbandonandosi alle braccia di Morfeo. Hera non capiva perché aveva fatto così, sapeva solo che sentiva il bisogno di tenerlo stretto a sé e di farlo sentire al sicuro. Si addormentò anche lui, dopo poco.

Un urlo svegliò tutti. I ragazzi corsero subito verso la fonte dell'urlo, ovvero la camera di Torch e Gazelle. La porta era chiusa a chiave, quindi dovettero sfondarla, per poi entrare. Quel che videro li fece gelare il sangue nelle vene. I due ragazzi erano del bagno. L'albino era terrorizzato, e lo si poteva vedere. Non si reggeva in piedi e tremava. Il rosso doveva reggerlo con un abbraccio, ma anche lui era spaventato. Entrambi fissavano con orrore lo specchio. Su esso c'erano delle scritte fatte con il sangue.
Tutti morirete, perché il fuoco e il ghiaccio si espanderanno e da dentro di voi vi uccideranno.
Nessuno potrà salvarsi, potete solo spaventarvi.
Era inquietante, tanto.
-È uno scherzo, vero?- chiese David, che fu il primo riprendersi.
-Lo spero per voi!- sbottò Torch, con voce tremante per la paura.
-La porta era chiusa a chiave idiota. Nessuno poteva entrare- disse Gazelle staccandosi dal rosso e rimettendosi la sua maschera di pura freddezza.
-Quindi...? Com'è possibile?- chiese Joe sconcertato.
-Lo capiremo domani. Tornatevene a letto. Se succede altro vi chiamiamo- disse l'albino. Aveva paura, e non voleva mostrarsi spaventato davanti agli altri. O almeno, non davanti a tutti. Solo il suo migliore amico l'aveva visto in quello stato, e doveva restare l'unico. I ragazzi, anche se titubanti, fecero come li era stato chiesto. I due ragazzi rimasero soli, e Torch non staccava gli occhi di dosso a Gazelle. Aveva capito che passava per la testa dell'altro.
-Gazelle...-
-Claude io ho paura- lo interruppe l'albino, e il rosso rimase sconcertato. Lui non lo chiamava mai col suo nome. Se in un normale momento l'avesse preso in giro, in quel momento, invece, mandò a puttana il suo orgoglio.
-Anch'io Bryce- disse avvicinandosi al compagno che nel frattempo si era seduto sul letto.
-Non è la stessa cosa-
-Come fai a dirlo?-
-Io non ho paura di morire-
-E di cosa?-
Gazelle si morse il labbro abbassando lo sguardo.
-Ho paura che tu muoia... Ho paura di perderti...- sussurrò l'albino. Torch era certo di aver sentito male.
-C-Come?- domandò sconcertato.
-Non dovevo dirlo...- mormorò Bryce mordendosi nuovamente il labbro, tanto da farlo sanguigare.
-Smettila. Le tue labbra te le mordo solo io- disse Torch chinandosi verso di lui e baciandolo. Fece effettivamente come aveva anticipato. Gli morse il labbro, sentiva il sapore metallico del sangue e non gli importava. Gli importava solo di star baciando il suo ghiacciolino.
-È la stessa cosa- gli sussurrò a fior di labbra quando si staccarono. Gazelle non disse più nulla. Aspettò solo che il rosso si mettesse sotto le coperte, per poi raggiungerlo e farsi abbracciare teneramente.
-Stai tranquillo, non morirà nessuno- gli sussurrò il rosso e sorrise sentendo il ragazzo che teneva stretto a se rilassarsi un po.
-Notte ghiacciolino-
-Notte tulipano-
-Ah, un'ultima cosa. Ti amo-
Gazelle per poco non si strozzò con la sua saliva. L'aveva detto. L'aveva detto davvero. Si accoccolò contro il suo petto, mentre sorrideva appena.
-Anch'io- sussurrò, consapevole del fatto che il suo tulipano l'avesse comunque sentito.

-Non voglio dormire... Ho paura...- sussurrò Byron, appena lui e il suo compagno furono tornati in camera.
-Byron te l'ho già detto, ti proteggo io-
-Promesso...?-
Hera sospirò. Quel ragazzo era impossibile.
-Promesso- disse stendendosi nel letto. Byron lo raggiunse e si fece abbracciare. Ringraziò il buio che nascondeva il suo rossore e si accoccolò contro il petto del ragazzo. Però tremava, e tanto. Aveva paura. Molta.
-Byron sembri una ragazzina!- sbottò Hera esasperato.
-Non dirmi che quella scritta non ti ha fatto paura!-
-Sarà qualche ridicolo scherzo-
-E se non lo fosse...?-
Silenzio. Hera non voleva neanche prendere in considerazione l'idea che possa essere tutto vero.
-Dormi-
-Hera, se non fosse tutto finto?-
-Non lo so. Probabilmente proverei a sopravvivere-
-E se io morissi?-
Perché tutte queste domande?! si ritrovò a pensare il castano.
-Non lo permetterò- rispose semplicemente, facendo arrossire di più il biondino.
-Davvero...?-
-Sì-
-E perché?-
-È tardi. Dovresti dormire, altrimenti domani avrai le occhiaie-
-Nooo. Le occhiaie noo- si lamentò il biondo chiudendo gli occhi.
-Dormo, dormo. Notte-
-Finalmente. Notte-

Vacanza da PauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora