Capitolo 11

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La luce tornò all'istante e tutti si girarono e fissarono le scale, mentre Xavier e Jordan, svegliati dall'urlo, caddero a terra.
-Cos'è stato?- chiese David nascondendosi dietro a Joe.
-Secondo te lo sappiamo?- chiese scocciato Torch stringendo a se Gazelle.
-Andiamo a controllare- prese l'iniziativa Axel, avviandosi apparentemente tranquillo. Shawn, Caleb, Hera, Torch e Xavier andarono avanti con lui mentre Jude, David, Joe, Mark, Gazelle, Nathan, Jordan e Byron li seguivano da dietro. L'urlo proveniva dal corridoio che portava nelle varie stanze. Neanche il tempo di salire che subito Caleb si girò.
-Scendete, subito- disse sotto gli sguardi confusi degli altri.
-Caleb ha ragione, è meglio se non vedete- intervenne Axel che teneva stretto a se uno Shawn terrorizzato.
-C-Cosa c'è?- chiese, o meglio balbettò Nathan.
-Lasciate stare, scendete- insistette Xavier.
-Siamo tutti intrappolati qui, tutti dobbiamo vedere- disse Jude. Anche se avevano paura, gli altri erano d'accordo.
-Fateli venire, se muoiono d'infarto colpa loro- disse Torch senza distogliere lo sguardo da ciò che gli si presentava. Tutti si avvicinarono per vedere e qualcuno cacciò un urlo. Al centro del corridoio c'era una bambola di cera impiccata. Gocciolava sangue dalle sue braccia scheggiate e sorrideva. Sorrideva allegra. I suoi occhi erano incredibilmente reali, sembra che ti fissassero. Jordan saltò letteralmente in braccio a Xavier, Nathan abbracciò istintivamente Mark che ricambiò, Torch strinse a se Gazelle che fissava tutto con un aria spaventata, Byron si attaccò al braccio di Hera, David si nascose dietro a Joe e Caleb strinse la mano di Jude fissandolo e sperando che non collassasse.
-Torniamo giù- disse Hera evidentemente preoccupato per il biondino attaccato a se.
-Si, e anche subito- acconsentì Torch reggendo a se Gazelle alla quale le gambe stavano cedendo a furia di tremare.
-Giusto. Quella... cosa la stacco io più tardi- disse Caleb trascinando giù Jude. Tutti lo seguirono, ma trovarono qualcosa di altrettanto raccapricciante. Sul muro c'era una scritta in sangue.
Tutti voi farete la sua stessa fine.
Il fuoco e il ghiaccio non sanno convivere.
Gli spettri di questa casa lo sanno.
Proprio su questo leva faranno.
Morirete, non ve lo scordate
Anche se volete, non potete, non andate
Tutti fissavano le scritte spaventati, finché Caleb non andò in cucina tornando poi con una pezza umida. Si mise a lavar via le scritte di sangue, aiutato anche da Mark e Nathan.
-Cazzate! Sono tutte cazzate!- sbottò Hera, evidentemente turbato.
-Vado a staccare la bambola dal soffitto- borbottò Caleb salendo nuovamente, ma poi urlò sorpreso. Tutti corsero su da lui e notarono che la bambola non c'era più e neanche il pavimento era più sporco di sangue.
-Andiamo a dormire. Siamo tutti molto stanchi- disse Nathan, anche se era relativamente presto. Tutti annuirono e, in silenzio, si recarono nelle proprie stanze.

-Ho paura- disse Jude fissando il pavimento. Non aveva mai provato un simile terrore, ma anche la persona più coraggiosa del mondo si sarebbe sentita intimorita in quella casa. Caleb non disse niente, si limitò a cambiarsi in silenzio. Jude fece lo stesso, per poi sedersi sul letto.
-A pranzo non hai mangiato nulla- commentò il rasta leggermente preoccupato per la salute del suo ragazzo.
-Già- disse solo questo, restando in piedi appoggiato alla parete.
-Perché?-
-Non avevo fame-
-Caleb...-
-Jude, so che sei preoccupato per me. Ma sto bene, davvero. Siamo tutti tesi per questa situazione e a me si è letteralmente chiuso lo stomaco. Tutto qui-
Il rasta annuì piano, anche se non del tutto convinto delle parole del castano.
-Comunque non devi aver paura. Ci sono io qui a proteggerti, okay?-
Caleb si sedette accanto al minore, mettendogli un braccio attorno alla vita e attirandolo a se. Jude non rispose, si limitò ad accoccolarsi contro il suo petto.
-Mi sto abituando al Caleb dolce- commentò, facendo ridacchiare l'altro.
-Non sono dolce, sei tu che mi rendi tale-
-Mh-mh-
-Hai sonno?-
-No. Non riesco a togliermi dalla testa quella bambola-
-Io lo sapevo che era meglio non farvela vedere...-
-Non avrebbe aiutato nessuno. Avrebbe solo peggiorato le cose. Rifletti: se solo alcuni di noi sanno le cose, come potremmo lavorare bene insieme?-
-Odio quando fai il saputello-
-Ho ragione-
-Non lo ammetterò mai-
Jude lo guardò qualche secondo, poi lo baciò. Un bacio veloce e semplice, che venne allungato da Caleb che lo fece divenire passionale. Si staccarono per mancanza di ossigeno e si fissarono. Caleb levò infastidito gli occhialini a Jude, così da poter vedere quelle pozze rosse e bellissime quali erano i suoi occhi.
-Sarebbe meglio dormire ora che possiamo, tanto probabilmente ci toccherà svegliarci nel cuore della notte- disse Jude poggiando la testa contro il suo petto. Caleb annuì e lo prese a mo di sposa, facendo diventare rosso il povero regista.
-Mettimi giù-
-Perché? Mi piace tenerti stretto a me-
Jude arrossì di più, ma non ribatté. Si accoccolò meglio tra le sue braccia, godendosi il rumore del battito del suo cuore. Caleb si stese nel letto, coprendo con le coperte sia lui che il rasta.
-Notte Caleb- disse sbadigliando il minore.
-Notte piccolo- ricambiò il castano, ghignando nel vedere il rossore espandersi sulle guance di Jude. Il rasta si addormentò dopo poco, cullato dal battito del cuore del suo amato, ma Caleb non riusciva. Si sentiva osservato, ma pensava (e sperava) che fosse dovuto tutto a delle sue paranoie. Ciò che non sapeva è che due occhi vuoti da bambola stavano osservando lui e Jude, preparando un coltello.

Vacanza da PauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora