Capitolo 12

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L'urlo terrorizzato di Caleb svegliò tutti. Che aveva da urlare? Non lo sapevano. Ma se era proprio lui a farlo, quello che in certe situazioni era il meno spaventato, significava che c'era qualcosa di davvero terribile. Tutti si precipitarono nella camera del rasta e del punk e rimasero paralizzati davanti alla scena. C'era Jude in in angolo, con una mano sulla nuca, come se si fosse fatto male, e Caleb dal lato opposto che lottava con una bambola di cera, grande la metà di lui, con un coltello in mano. Quando essa sentì i ragazzi entrare, girò la testa verso di loro producendo un orribile e acuto suono. Caleb approfittò di quell'attimo di distrazione per levare il coltello dalle mani di cera della bambola, che girò nuovamente la testa verso il castano. David e Joe andarono da lui per levargli la bambola di dosso, ma pesava più di quanto dovrebbe.
-Ragazzi! Non riusciamo a prenderla! Venite a darci una mano!- sbottò Joe cercando, in vano, di sollevare un minino quella bambola. Nathan andò verso di loro insieme ad Axel mentre gli altri andarono a controllare che Jude stesse bene. In quattro, più Caleb che spingeva da sotto, riuscirono a sollevare un minimo la bambola, quel poco che bastava per far sgusciare via il castano. La lasciarono subito cadere e si allontanarono velocemente, arrivando all'angolo in cui stavano gli altri. La bambola si rimise in piedi, ogni azione che faceva provocava lo stesso e orribile suono. Si avvicinò lentamente ai ragazzi, che non sapevano che fare. Era una bambola dannazzione! Allora perché avevano paura che riuscisse ad ucciderli?
-Un Tornado di Fuoco- disse ad un certo punto Jude. Tutti si girarono a fissarlo.
-In teoria quella... cosa è fatta di cera, giusto? La cera si scioglie con il fuoco-
Tutti capirono dove voleva andare a parare, così Axel andò incontro alla bambola e la calciò con un Tornado di Fuoco. La bambola sbatté contro il muro, mezza sciolta. Non si muoveva più. Tutti tirarono un sospiro di sollievo.
-State bene?- chiese Mark ai due proprietari della camera.
-Io sì, apparte per la botta- disse Jude massaggiandosi la testa.
-Io sto sanguinando- commentò Caleb alzandosi leggermente la canottiera e mostrando una ferita sul fianco, poi sbuffo. L'idea di essere stato ferito da una bambola non era di certo una cosa di cui andar fieri.
-Vado a prendere delle garze e del disinfettante- disse Jordan uscendo dalla camera, seguito da Xavier che aveva deciso di fargli da guardia del corpo. Intanto Axel, aiutato da Hera, portò via ciò che restava della bambola.

-Cos'è successo?- chiede David fissando i due, mentre Jordan disinfettava il taglio del castano. Erano scesi in soggiorno, il punk stava sul divano con accanto il pistacchietto mentre gli altri stavano intorno a loro.
-Non lo so...- disse Jude puntando lo sguardo su Caleb. Non si era rimesso gli occhialini e le sue iridi rosse mettevano in soggezione il castano.
-Non riuscivo a dormire perché mi sentivo osservato, a differenza di Jude. Stavo provando a convincermi che fossero solo paranoie, ma non era così. Ho aperto gli occhi perché avevo la strana sensazione che chiunque mi stesse osservando fosse vicino e... Beh... Quella cosa stava per piantare quel coltello nel cranio di Jude. L'ho spinto via verso il muro e la bambola mi è saltata addosso ferendomi il fianco- spiegò il castano grattandosi la nuca.
-Fortunatamente eri sveglio- commentò Torch.
-Già- disse Jude tenendo lo sguardo basso. In parte si sentiva responsabile della ferita del suo ragazzo, e questo lo faceva star male.
-Qualcosa mi dice che stanotte non si dorme più...- commentò Hera continuando ad accarezzare i capelli di Byron nel tentativo di farlo smettere di tremare. Torch notò l'espressione turbata di Gazelle, che stava fissando il vuoto, quindi gli prese la mano e si allontanò con lui.

-Tutto bene?- chiese il rosso quando furono lontani dagli altri.
-Secondo te può andare tutto bene?-
-Okay. Cosa ti turba?-
-Una bambola di cera ha appena tentato di uccidere Caleb e Jude. Domanda di riserva?-
-Che hai?-
Gazelle abbassò lo sguardo prima di buttarsi tra le braccia del rosso che, leggermente stupito, lo strinse a se con delicatezza ma allo stesso tempo decisione, come se fosse l'oggetto più prezioso e fragile sulla terra.
-Bryce... Non devi avere paura. Stiamo insieme e insieme resteremo. Riusciremo ad uscire, va bene ghiacciolino?-
Bryce annuì piano contro il suo petto, sentendosi decisamente più protetto tra le sue braccia.

-Dove sono Torch e Gazelle?- chiese preoccupato Jordan. Non si erano accorti che i loro due compagni non c'erano più.
-Saranno da qualche parte in casa. Probabilmente avranno voluto restare un attimo soli- cercò di rincuorarlo Xavier.
-Giusto. Stai tranquillo Jordan, torneranno a momenti- si intromise Mark sorridendo. Neanche a dirlo che i due tornarono mano nella mano.
-Dov'eravate andati?!- sbottò Byron guardandoli.
-Stavamo parlando di là- disse freddamente Gazelle.
-Solo parlando?- chiese Caleb ghignando malizioso e beccandosi uno scappellotto sulla nuca da parte di Jude.
-Sì, solo parlando- rispose Torch guardandolo male.
-Vabbè, sarà. Io me ne torno a dormire- disse il punk alzandosi sotto gli sguardi stupiti di tutti. Voleva ancora dormire dopo ciò che era successo?
-Non guardatemi così. Se vogliamo riuscire ad uscire di qui dobbiamo prima di tutto riuscire a star svegli la mattina, non credete?-
Non aveva tutti i torti. Alla fine tutti tornarono nelle proprie stanze, sperando di riuscire a prendere sonno.

-Non è colpa tua- disse subito Caleb appena entrarono. Aveva capito cosa passava per la testa del minore e odiava il fatto che esso si sentisse responsabile senza motivo.
-Se non avessi protetto me non saresti in queste condizioni. O se non mi fossi addormentato sarebbe cambiato qualcosa-
-Jude stai dicendo solo cazzate. Non è colpa tua, okay idiota?-
Jude annuì piano, sotto lo sguardo severo dell'altro che poi sospirò. Era evidente che il rasta ci stava male. Fanculo l'orgoglio, tanto ormai... pensò Caleb.
-Su, vieni qui- disse aprendo le braccia. Il minore, sorpreso, gli si avvicinò e Caleb lo abbracciò teneramente. Jude lo lasciò fare, senza però ricambiare.
-Non è colpa tua piccolo, va bene?- disse con tono più dolce. Jude annuì contro il suo petto, mentre il maggiore gli accarezzava i capelli.
-Torniamo a dormire ora-
-Torniamo? Tu non avevi chiuso occhio- commentò il rasta.
-Tsk, dettagli- contrastò Caleb facendo ridacchiare Jude, e questo lo rallegrò un po. Il fatto di averlo fatto divertire nonostante stesse male lo fece sorridere, felice che Jude stesse meglio.
-Su, andiamo. Sperando che nessun'altra bambola assassina tenti di ammazzarci nel sonno- disse il castano prendendo in braccio il suo ragazzo.
-Tu ti sei fissato con sta cosa che mi devi prendere sempre in braccio?- chiese Jude poggiando il mento sulla sua spalla.
-Può darsi- fu la risposta che ricevette. Il rasta strinse a se il maggiore mentre questo ricambiava la stretta e si stendeva nel letto.
-Domani iniziamo a darci da fare per uscire- commentò il minore, prima di notare che Caleb si era già addormentato. Questo gli fece sperare che non ci fosse niente che potesse provare ad ucciderli. Si accoccolò contro il suo petto, mettendosi comodo, e chiuse gli occhi sentendosi al sicuro tra le braccia del suo Caleb.

Vacanza da PauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora