Capitolo 13

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Sembrava così fragile, così piccolo, così tenero. Hera non riusciva a capire. Byron Love è sempre stato un egocentrico sempre pronto a mostrarsi al meglio, a farsi vedere forte e coraggioso. E ora? Stava seduto in un angolo della stanza, tremante, a piangere. I capelli scompigliati, un abbigliamento alla cazzo di cane, gli occhi arrossati. Non sembrava più lui.
-Byron...- sussurrò Hera avvicinandosi piano al biondo. Appena erano entrati nella stanza, il ragazzo era corso a sedersi nell'angolo senza un apparente motivo.
-Basta...basta basta basta...basta...- mormorava tra le lacrime, tappandosi le orecchie con le mani.
-Smettetela...smettetela di parlare...smettetela di mostrarmi queste immagini....smettetela...-
Hera non capiva con chi parlasse. Il comportamento del biondo lo stava facendo preoccupare non poco.
-Byron guardami- disse inginocchiandosi davanti a lui e prendendogli i polsi, allontanandogli le mani dalle orecchie.
-H-Hera...- mormorò Byron riconoscendo la voce dell'altro, aprendo leggermente gli occhi -N-Non la smettono... Continuano a parlare... Mi fanno vedere tutti voi morti... Non smettono... Non vogliono smettere...-
-Chi...?-
-Gli spettri di questa casa... Controllano loro la bambola... Loro mi parlano... Mi dicono che vi uccideranno... Mi fanno vedere la vostra morte... Hera non abbandonarmi...-
Hera abbracciò istintivamente il biondo dopo l'ultima frase. No, non lo avrebbe abbandonato. Non ne sarebbe stato capace. Lo strinse a se accarezzandogli i morbidi capelli dorati.
-Byron sono qui, va tutto bene. Non ti lascerò solo, te lo prometto. Resterò con te, non devi aver paura-
Nella stanza regnava il silenzio, rotto solo dai singhiozzi di Byron. Stava stringendo forte la maglia di Hera, come se fosse la sua unica ancora in quel momento. Il castano non sapeva dire quanto tempo era che stavano abbracciati. Probabilmente una ventina di minuti, o di più. Byron iniziò a calmarsi, finché non smise completamente di singhiozzare. Hera si scostò quel tanto che bastava per vedere che si era addormentato tra le sue braccia. Lo prese in braccio e lo mise nel suo letto. Osservò per un po i lineamenti del suo volto. Aveva un'espressione decisamente più rilassata di prima. La bocca leggermente schiusa, i capelli scompigliati, la maglia stropicciata. Per Hera, però, era bellissimo anche così. Gli lasciò un bacio sulla fronte, prima di stendersi accanto a lui e stringerlo nuovamente a se. In fondo gli aveva promesso che non l'avrebbe lasciato, no?

Nathan stava facendo avanti e indietro per la stanza da quasi venti minuti e a Mark aveva iniziato a girare la testa.
-Nath ti prego basta. Mi gira la testa a furia di vederti fare avanti e indietro-
-Scusa...-
-Hai paura?-
-Si può non averne?-
-Effettivamente...-
Nathan sbuffò smettendo di camminare. Era impanicato, e anche tanto. Mark lo capì, quindi gli andò in contro e lo abbracciò per calmarlo. Nathan ricambiò titubante quello strano abbraccio che lo faceva star bene. Non capiva come potesse un singolo abbraccio rassicurarlo così.
-Mark...-
-Si?-
Nathan, non capendo neanche lui il motivo, si scostò dall'abbraccio e baciò il suo capitano. Il castano, sorpreso da quel gesto, rimase immobile. Non voleva respingerlo, quel bacio gli piaceva dannazione! Ma non riusciva a ricambiarlo. Probabilmente per lo shock. Nathan si staccò di scatto appena si rese conto di ciò che stava facendo.
-Io... Non dovevo... Scusa, davvero... Non avrei...- iniziò a balbettare il turchese, ma venne interrotto dalle labbra di Mark che si posarono sulle sue. Quando si staccarono, il castano non poté non scoppiare a ridere vedendo il volto completamente rosso di Nathan.
-S-Smettila!- sbottò imbarazzato questo, nascondendosi il viso con le mai.
-No dai, non fare così. Sei troppo bello per nasconderti- disse Mark smettendo di ridere e levandogli delicatamente le mani dal viso. Poi lo baciò di nuovo.

-Joe...- mormorò l'azzurro continuando a guardarsi intorno.
-David, ti prego calmati. Mi metti ansia-
-Ma se quella cosa torna e prova ad ammazzarmi?-
-Se ci prova dovrà prima passare sul mio cadavere-
-Davvero?-
-Sì. Non permetterò a niente e nessuno di farti male. Ma ora ti prego, dormi-
-Sei uno stronzo. Non devi dirmi ste cose tanto per- disse arrabbiato David. Il portiere della Royal gli piaceva un pochino e sentirsi prendere in giro così da lui, solo perché non sopportava il fatto che si lagnasse, lo infastidiva molto.
-Non le dico tanto per. Sono serio. Però ho anche sonno David, okay? Quindi dormi o giuro che ti tiro un pugno in testa abbastanza forte per farti svenire-
-Quindi davvero mi proteggerai?- chiese il pinguinomane imbarazzato. Si vergognava, e tanto. Sembrava una ragazzina. Joe lo abbracciò, sussurrandogli un secco 'si' all'orecchio. David, rosso in volto, ricambio quell'improvviso gesto di affetto. Si staccarono dopo poco, e Joe trascinò l'azzurro nel letto con se, sempre con la scusa del 'Così non hai paura'. Il portiere lo strinse a se, e David pensò che da un momento all'altro il suo cuore sarebbe uscito dalla gabbia toracica per farsi un bel viaggetto chissà dove.
-Ah, e comunque, non direi mai quelle cose tanto per, se sto parlando col ragazzo che amo-
David perse un battito. Era certo di aver sentito più che male.
-Cosa?-
-Ti ho appena detto che ti amo, genio-
-Ah... Tu... A me...-
-Ma quanto ci metti a capire!- sbottò l'altro prima di baciarlo. E David, in quel momento, non desiderò altro che fermare il tempo per sempre.

Vacanza da PauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora