HOTEL SNK

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Ogni persona in questo mondo diceva bugie.
La vita fa schifo e poi sorridevano dicendo che andava tutto bene.
Odio mia madre e poi si scattavano foto insieme, mentre si spaccavano in due dalle risate.
Odio la scuola e poi si cervellavano, stando sui libri tutto il giorno, dicendo che era divertente.
Mia sorella deve morire male e poi, quando la vede, l'abbraccia come se non si vedessero da molto, troppo tempo.

Levi, invece, era uno di quei pochi che non mentiva; la sua vita faceva davvero schifo, sua madre era morta dopo averlo abbandonato vicino ad un cassonetto di un vicolo malfamato, la scuola non l'aveva mai fatta, ma sapeva che, se ci fosse andato, l'avrebbe odiata e infine non aveva né sorelle né fratelli da odiare o da amare.

Quella sera, nessuno lo trovò se non un tizio strano che gli aveva insegnato ad uccidere per vivere.
Chi voleva una vita simile?
E lui che aveva fatto per meritarla?

Nessuno poteva rispondergli, perché nessuno stava con uno così.
Tranne Hanji.
Lei era sua moglie e non lo aveva mai abbandonato o almeno così credeva.

L'uomo non aveva amici, però, o almeno non tanto importanti.

Un pomeriggio, Levi si ritrovò a camminare per strada; lo faceva spesso, nel desiderio di trovare un'anima gemella, per via del fatto che lui e Hanji avevano iniziato ad allontanarsi.
Lei lo tradiva. Levi ne era sicuro e adesso cercava qualcuno che lo amasse e che non lo abbandonasse alla prima occasione.

L'aiuto che ricevette dal destino fu quello di andare a sbattere contro un ragazzo.
Era alto e portava i capelli lunghi, legati in una coda bassa.
I suoi occhi verde smeraldo andarono ad incrociarsi contro quelli color ghiaccio dell'uomo, formando nuove sfumature anche grazie ad un raggio solare che quasi accecò il più alto.
«Vedi dove cammini, coglione» disse l'uomo, spintonandolo.

L'altro, però, non si scompose per tale arroganza.
«Mi scusi, signore. Sono di fretta» disse, strofinandosi gli occhi e mostrando lui un sorriso cortese prima di rimettersi a correre.

Levi lo seguì con lo sguardo e notò che stava entrando in uno strano palazzo, con una grande scritta illuminata.
HOTEL SNK.
"Mai sentito" pensò il corvino. "E non l'ho neppure visto... si vede quanto sono distratto".
Si avvicinò e lesse un cartello all'entrata.

«Compra del divertimento. Uomini e donne di tutte le razze pronti a renderti felice. Sono in grado di fare di tutto per soddisfarti. Uomini e donne di tutte le razze?» ripeté: «Che razzisti del cazzo...» sussurrò, entrando nel grande edificio.

Nella home, vi era una ragazza molto giovane, intenta a parlare con un'altra, entrambe poco vestite e con i capelli scombinati.
Sembravano che avessero appena finito di soddisfare un qualche loro cliente.
"Sono ancora in tempo per tornare indietro" pensò, dato che era entrato senza nemmeno pensare alle conseguenze.
"Però mi servirebbe uno sfogo".
Appena il corvino si schiarì la voce per attirare la loro attenzione, la più bassa, quella coi capelli arancioni, sussultò e rimase ammaliata dall'uomo.

Mise in mostra il poco seno che aveva e si avvicinò cautamente e sensualmente a lui.
Poggiò una mano sulla sua spalla, era poco più bassa dell'altro: «Hai bisogno di me, zuccherino?» gli chiese sussurrando e strusciandosi con molta voglia su quel corpo muscoloso.
Lui poté sentire la sua mano massaggiare il cavallo dei suoi pantaloni.

A Levi diede fastidio quel suo modo di fare, ma dopotutto era una prostituta.
Annuì, mentre quella sorrideva.
«Hai visto Mikasa? Mi sono aggiudicata quest'uomo muscoloso! Sono sicura che mi sentirai urlare fin qui» disse, facendo ridere l'amica.

«Ti invidio molto» disse la ragazza dai capelli neri/corvini come lui: «Hey tesoro, se vuoi le cose a 3 sono disponibili» disse, strusciandosi anche lei sull'uomo. «Se vuoi possiamo anche fare tutto noi!» aggiunse, mordendosi il labbro.

Mi Vuoi? PrendimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora