TASCHE BUCATE

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Ormai era tardi.
La moglie del corvino si sarebbe infuriata.

Levi aumentò il passo, perso nei suoi pensieri. Non aveva manco più la cognizione del tempo.

La strada è scura? Vuol dire che è notte.
Quello era il suo ragionamento.

Dopo la discussione con il barista dell'Hotel SNK, non sapeva più cosa pensare.
«Sua moglie si fida di lei! Forse non è nemmeno con un altro!» quella frase prese possesso della sua mente.

"E se davvero non frequenta nessuno? Se non me?" pensò l'uomo, schivando una coppia che gli stava venendo addosso.

«Ci scusi!» disse la ragazza. La voce spezzata dalle risate, mentre il compagna aveva le lacrime.
Quando si allontanarono, Levi si girò a guardarli.

Stavano mano nella mano e cantavano "All For Love" in maniera stonata, ma con passione.
Qualche piccolo bacio. Una carezza. Un acuto orrendo e poi di nuovo a ridere, ripetendo il ritornello della canzone.

Lui era intonato, un po', ma la ragazza faceva davvero pena. Eppure lui la incitava a continuare, dandole piccole pacche.

"Come me ed Hanji al nostro primo appuntamento"
Una lacrima gli rigò il volto, mentre le labbra tremavano ripensando a quel ricordo. Se avesse potuto, avrebbe pianto lì in mezzo al marciapiede.

La coppia era ormai lontana, ma Levi poté sentire il loro coretto fin lì, seguito da una risata.

Con le lacrime agli occhi, tornò sui suoi passi.
"Hanji..."
Quel nome. Era la donna che aveva amato per tutta la vita, nonché l'unica.
Si erano sposati dopo due anni che stavano insieme, ma il loro matrimonio divenne instabile 8 anni dopo.
Lei lo tradiva.
"O almeno credo..."

Arrivato a casa, cercò le chiavi per aprire la porta, ma quelle sembravano non essere nelle sue tasche, anzi, quelle erano bucate. Mancava anche il portafoglio.
Mancò un battito. Dove le aveva messe?
Bussò alla porta e la moglie gli aprì.

Era furiosa: «Dove cazzo sei stato?»
«A fare una passeggiata» disse secco, entrando svelto.
Guardò nel cesto dove metteva, di solito, le chiavi, ma non erano nemmeno lì.

«Che cerchi?»
«Ho perso le chiavi di casa!» sbraitò, mentre l'altra sbuffava.
«Sei il solito coglione! Valle a cercare, ora! E non tornare fin quando non le troverai»
«Mi pigli per il culo o cosa?! Aiutarmi è troppo per te?»
«Le chiavi le hai perse tu! Io non ti aiuto a cercarle! Non ho voglia, più che altro. Stavo guardando "Uomini e Donne"»

Le vene dell'uomo sarebbero esplose da un momento all'altro.
Prese con forza il suo braccio e lo strinse: «Senti bastarda... questa è casa mia e decido io. Tu sei mia moglie e fai quello che ti dico, ok? Ora metti in moto quel tuo culo flaccido e mi aiuti a cercare le chiavi o ti caccio da qui!»
Lei gli sputò in un occhio: «Figlio di troia» sussurrò sprezzante.

A quel punto, Levi non ci vide più dalla rabbia e la scaraventò a terra, lasciandole un calcio dove vi era il coccige.
Dopodiché, uscì da lì, in cerca delle sue dannate chiavi.

"Tipico! Abbiamo litigato! Manco il tempo di tornare a casa!" pensò.
Cosa doveva fare in quel momento? Dove doveva cercare?
"La odio"

Svoltò l'angolo e si ritrovò nel punto dove prima aveva visto la coppia.
Non erano lì.
"Fa che non siano all'Hotel..."
«Impossibile... non le ho tirate fuori. Saranno cadute da qualche parte... maledizione a questo vecchio giubbotto di merda»

Frugò in tutte le tasche, ma niente.
Poi qualcuno lo chiamò: «Signor Ackerman!»
Levi alzò lo sguardo, incrociando i verdi occhi del barista.
«Eren...?»
«Ah... stavo venendo a casa sua...» disse ansimando. Aveva corso molto per raggiungerlo.

«Come sai dove abito?» gli chiese, incrociando le braccia.
Il ragazzo gli mostrò la sua carta d'identità: «Era... era nel suo portafoglio. Le è caduto mentre usciva dall'Hotel. Ho anche le sue chiavi» aggiunse, mostrandogliele insieme al suo solito sorriso.

Il corvino spalancò gli occhi: «Grazie» disse, prendendo il tutto, ma senza metterli nelle tasche.
Infatti, si sfilò il giubbotto e lo buttò nel cestino a fianco, sotto lo sguardo confuso di Eren.

«Perché lo ha fatto?» chiese.
«Era vecchio e rotto» rispose l'altro.
Mentre rimetteva la carta d'identità nel portafoglio, sentì uno strano calore addosso.

Il ragazzo gli aveva messo il proprio giubbino intorno le spalle: «In questo periodo fa molto freddo. Potrebbe prendersi qualcosa»
L'uomo tastò il tessuto. Era morbido e caldo, ma non era intenzionato a tenerlo: «Ragazzo, non voglio che ti ammali tu al mio posto. Tieniti la tua giacca e torna a lavoro»
«Beh, in realtà ho finito di lavorare. Anzi, dato che c'è» prese l'elastico e si fece la coda: «Mi consiglia un posto dove potrei cenare? Uno di quelli poco costosi, ovviamente. Tipo un fast food o cose simili»

L'altro si girò e indicò un punto alle sue spalle: «Vicino a casa mia ce né uno. Se vuoi ti accompagno»
«Oh, la ringrazio»
Levi alzò un sopracciglio: «Ora non stai lavorando. Potresti darmi del "tu", per favore?»
«Gliel'ho detto» sorrise: «Non ci riesco a meno ché lei non sia mio amico, un mio parente o un mio collega»

"È proprio fissato"
«Se proprio vuoi...» gli cinse le spalle col giubbotto: «Possiamo cenare insieme. Da amici»
Eren era esterrefatto: «Ne è sicuro? Non vorrei che sua moglie si arrabbiasse»
«Non me ne frega di quella vipera. Andiamo» lo prese per il colletto e lo strattonò: «A proposito, quanto cazzo sei alto?» gli chiese infastidito.
«1.83» gli rispose, aumentando il passo per mettersi al suo fianco dopo avergli fatto mollare presa: «Lei?»
«1.60»

Ci fu un attimo di silenzio e poi il ragazzo scoppiò in una risata silenziosa che non passò inosservata.
Levi gli sferrò un pugno allo stomaco, costringendolo ad abbassarsi.
Lo prese per il mento e lo guardò dritto negli occhi con fare minaccioso: «Osa ridere di nuovo... e ti taglio le palle» disse, mentre il castano ingoiava sonoramente la poca saliva rimasta in bocca.

*angolo autrice*
Levi è il solito orsacchiotto puccioso che non farebbe mai male ad una mosca...

Mi Vuoi? PrendimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora