UN SENTIMENTO SCONOSCIUTO

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Dopo quel giorno, Levi evitò i contatti con Eren.
Lui gli scriveva ogni giorno per sapere come stava, ma il corvino si sentiva troppo in colpa per le sue azioni passate.

Erano passate due settimane.
Levi era rimasto fermo in camera sua a pensare a come dire al suo amico che era proprio LUI l'assassino che tanto voleva vedere morto.
Poteva fargli un biglietto.
"No... poi penserebbe che sono un fifone".
Poteva mandargli un video.
"Non sarei sincero al 100%".

«Ho deciso... oggi gli parlo...» mugugnò con la testa sotto il cuscino.
L'ansia di perderlo gli venne dopo aver pronunciato quella frase.
"Hanji ha ragione... resterò da solo..."
«Come ho fatto ad attaccarmi ad un moccioso come Eren? In meno di un mese per giunta!»
Si decise, finalmente, di alzarsi.
Andò in bagno e mise la testa sotto il getto freddo della doccia. Un modo per svegliarsi.
Poi qualcuno bussò.

Chiuse l'acqua e si diresse alla porta: «Chi è?» domandò, senza guardare dallo spioncino.
«Testimoni di Geova» disse scherzosa la voce del castano.
Levi spalancò gli occhi: «Eren?!»
«Si, sono io! Apri, per favore. Devo parlarti»
«Vai via! Sono impegnato» nonostante cercasse di tenere un tono severo, la preoccupazione gliene fece fare uno poco rassicurante.
«È successo qualcosa? Tre giorni fa sono venuto in palestra, ma eri già andato via. Dicono che non gli hai parlato di me... però il lavoro me l'hanno dato lo stesso»
«Non m'importa. Devi starmi lontano!»
«Levi-»
«VATTENE!» gridò, sentendo il ragazzo oltre la porta sussultare: «E stammi lontano... io sono un mostro...»
«Un mostro?! Per il tuo passato?»
«Per quello che sono, per quello che ero e per quello che sarò! Ora vattene!»
Ma Eren non voleva arrendersi. Corrugò la fronte e andò verso il retro della casa. Come sperava, una delle finestre era aperta.

Senza fare il minimo rumore, la spalancò e ci si infilò dentro.
Sentì alcuni respiri profondi da parte del corvino provenire dal salotto.
Aprì la porta e se lo ritrovò davanti: «Ora mi ascolti!»
«Da dove-»
«Perché vuoi evitarmi! Che ti ho fatto?!»

L'uomo osservò i suoi occhi verdi pieni di preoccupazione e si bloccò a fissarli.
Nonostante la sua espressione fosse quella di qualcuno incazzato, dentro vi stava una guerra tra verità e bugia.
Sospirò.
«Tu niente, io ti ho rovinato la vita» disse, incrociando le braccia.
«Come? Non è vero! Me la stai solo migliorando. È da quando sei entrato nell'hotel e mi hai consolato che io... beh...» arrossì leggermente: «Sinceramente Levi... tu mi hai solo aiutato. Quindi perché adesso non prendi la giacca e andiamo a berci una cioccolata calda? O almeno io, tu ti bevi il thè»

Il corvino aveva cambiato espressione. Sembrava essersi calmato.
Eren gli mise un braccio intorno al collo e sorrise: «Daje che se domani rimani a lavoro ci sono anch'io»
«Leva quel braccio dal mio collo, moccioso»
«Eddai... cercò solo di essere affettuoso. Secondo me hai bisogno di coccole»
«Non fanno al caso mio quelle»
L'altro sbuffò e mollò la presa: «Andiamo?»
«Io sto a casa. Se vuoi farmi compagnia, quello è il divano» indicò l'oggetto e poi si avviò verso la cucina.

«Sei fortunato che ho la cioccolata in polvere. Hanji ne andava matta» gli urlò dall'altra stanza.
«Evvai!» il castano si lasciò andare sul divano, chiudendo gli occhi come per addormentarsi.
Il lavoro lo aveva sfinito, in quei giorni.
Il bar, poi la palestra e infine la ristrutturazione erano diventati pesanti.

Levi lo guardò con una luce diversa.
Il ragazzo sdraiato si era scoperto la pancia per grattarsela, facendogli notare che aveva il bel fisico.
Quando, però, si leccò le labbra secche, l'uomo ebbe come una scossa.

«Huh? Ah, Levi. Cavolo, mi potevi avvertire che eri qui dietro» gli prese il vassoio, facendo sfiorare le loro dita. Perché quel leggero toccò aveva aumentato il battito cardiaco di entrambi?
Si, perché anche Eren stava provando quella sensazione che tanto credeva di conoscere.

Fece un leggero sorriso per la tanta ignoranza che aveva e prese a infilare il cucchiaino nella tazza di cioccolata, soffiando per farla raffreddare un po'.
Levi lo affiancò. L'impatto che il suo culo aveva avuto sulla superficie del divano gli fece sbattere la testa sulla spalla dell'altro, che rovesciò un po' della sua bevanda sul tappeto.

"Sono morto..." pensò, girandosi lentamente verso l'amico, intento fulminarlo con lo sguardo.
«L-Levi... mi dispiace! Non volevo, ti giuro!»
«Tch, è stata colpa mia che ti sono venuto addosso. L'importante è che tu non ti sia sporcato o bruciato»
«Bruciato no, ma i miei jeans si sono beccati un po' di gocce. Ma tranquillo» si leccò un dito e provò a togliere la cioccolata dai suoi pantaloni: «Maledetta macchia»
«Lascia fare a me» Levi leccò anch'esso il suo dito e provò a strofinare.
«È inutile»
«Toglili. Gli dò una sciacquata»
«Uff... dovrei essere a lavoro tra due ore...»
«Saranno lavati e asciutti. Avanti, dammeli»

Eren gli lanciò un'ultima occhiata prima di alzarsi per slacciare la cintura.
Rimase in mutande, ma non sembrava dare fastidio a nessuno dei due.
Levi sparì in bagno e il castano ne approfittò per controllarsi la rasatura sulle gambe.
"Devo farmi la ceretta..." pensò, sentendo la presenza dei peli sul palmo della propria mano.
"E dovrei farlo anche tra le gambe"
Allargò le mutande per controllare e poi fece lo stesso con la maglia.

Quando sentì dei passi alle sue spalle, prese la cioccolata e tornò a berla come se nulla fosse.
La porta d'entrata si chiuse con un gran tonfo, che fece saltare in aria il castano, provocandogli una seconda lavata di cioccolata sulle gambe.
Fece un respiro profondo per l'immenso calore della bevanda e disse a denti stretti: «Levi... desidererei bere la cioccolata in pace senza che tu mi faccia prendere scago»

Detto questo, si riportò la tazza sul livello della bocca ma, ancora prima di poterne assaporare il gusto, una voce femminile disse: «Io non sono quel coglione di mio marito»

L'ennesima rovesciata di cioccolata sulle proprie gambe.
Ce n'era più a terra di quanta ne avesse bevuta lui.

Eren si alzò per fronteggiare una donna castana, coi capelli legati in una coda e gli occhiali: «Suo... suo marito?» chiese stupidamente ma scioccato.
«Esatto. Sono la moglie di Levi»

*angolo autrice*
E fu così che Hanji entrò in casa di Levi senza permesso e fu così che Eren versò quasi un'intera tazza di cioccolata sul tappeto.
La giornata non poteva andare meglio.

Mi Vuoi? PrendimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora