UN NOSTRO SEGRETO

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La mattina dopo, Levi si svegliò con affianco Petra, intenta a torturarsi il succhiotto che la sera prima il corvino gli aveva fatto.
«Non ti piace?» chiese lui, scherzando.
«Mi piace tanto. Ma non so come nasconderlo»
«Non ti dovresti preoccupare per questo. Con il lavoro che fai»
Lei gli diede una cuscinata: «Stai zitto» disse, sorridendo.
«Va bene» sospirò lui.

«A sto punto, non vedo l'ora di farlo vedere a Mikasa!»
A quelle parole, lui scattò. La prese per il viso e la guardò dritta negli occhi: «È un nostro segreto! Non voglio che tu dica a nessuno di noi!»
«Come? Perché?»
«Perché...» doveva trovare una scusa: «Mi piaci, davvero, e non vorrei che qualcuno evitasse di andare a letto con te visto che sei fidanzata con me»
"Che cazzo di senso ha ciò che ho detto?!"
«Eh?» lei lo guardò confusa.
«Tu non guadagneresti più soldi ed io non voglio. Quindi, che rimanga un segreto»
«Va bene...»

"Sto dicendo cazzate e questa ci crede pure"
Lui si alzò e cominciò a vestirsi: «Scusa, ma devo andare. Ci sentiamo più avanti»
«Certo...» il suo tono era triste, così l'altro le chiese se andasse tutto bene. Lei annuì: «Vorrei passare la giornata con te...» aggiunse poi dopo.

"Un'intera giornata... o porco San Crispino dei poveri, sono fottuto!"

«Va bene, allora. Che vuoi fare?» chiese, sedendosi al suo fianco.
Il suo buon senso si suicidò.
«Una passeggiata. Al parco, se vuoi. O in riva al lago»
«Preferisco il parco. Al lago fa freddo»
«Vada per il parco» si baciarono e poi Petra andò a cambiarsi.

Lo sguardo di Levi si soffermò sul suo culo: era tondo e perfetto.
"Cazzo... è davvero sexy" pensò.

[...]

Dopo essere usciti di casa, passeggiarono insieme verso la meta.
La ragazza teneva stretto il braccio del suo uomo e camminava lenta, cercando di far durare di più quel momento.
Poi si mise a parlare di quanto amasse fare queste passeggiate insieme al padre, ma di come lui si stancava dopo qualche minuto.
Levi la ascoltava, come rapito da tale dolcezza.
"Non è stronza... si nasconde perché ha paura di essere com'è. Come me"
«Una volta ha pure finto di avere un infarto» rise leggermente: «Però quando è scoppiato a ridere mi ha alleggerito il cuore. Pensavo fosse serio»
«Tuo padre sembra essere una brava persona»
«Già... peccato che è stato male per troppo tempo e adesso fa davvero fatica ad alzarsi» il sorriso sparì.
«Non ti preoccupare» le prese il volto: «Ci sono qui io, adesso»
"Ma che cazzo dico?!"
L'uomo la baciò e il respiro di lei si fece leggero. Addio preoccupazioni.

Nello stesso momento, un ragazzo biondo, bassino, coi capelli a caschetto e due occhi azzurri passò accanto alla coppia e, nel riconoscere l'uomo, sussultò, facendo cadere il suo frullato.

La ragazza si staccò e, riconoscendolo, lo salutò senza tanta gentilezza: «Un altro frocio dell'hotel, eh?» disse: «Ciao Armin. Che hai intenzione di fare? Sporcarmi?» disse, mentre il corvino era rimasto paralizzato.

"Armin ci ha visti insieme e ora mio fratello lo sa. E, dato che quel ragazzo non sa tenere i segreti per sé, lo sapranno tutti!"

Si ricordò delle parole di Eren e il suo cuore battè forte.
"Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo! Cazzo!"

Il biondo indicò l'uomo: «Tu sei... quello che...» non finì la frase che corse via.
«Hey! Torna qui!» gridò.
Era spaventato. Aveva paura che avesse parlato con il castano, facendo finire la loro relazione.
Corse per inseguirlo, ignorando la ragazza che, invece, gli implorava di tornare indietro.

Armin uscì dal parco e andò verso una stradina conosciuta. Andava all'hotel.
«Armin! Fermati!» gridò, ma l'altro sembrava aumentare la velocità.
«Sei un altro di quei bastardi traditori!» urlò di rimando, riferendosi agli ex di Eren.
«Non è come credi! Posso spiegare!»
«L'hai baciata e ciò spiega tutto!» attraversò per andare verso la struttura, quando un auto, quasi, lo prese in pieno.

Il corvino era riuscito a salvarlo, ma in cambio si era storto una caviglia.
Trattenne delle urla di dolore, mentre il ragazzo si dimenava, urlando: «Devo dirlo ad Eren! Devo! Sono il suo.migliore amico e tu uno sbruffone!» prese fiato: «EREEEEN! EREEEEN ESCIII!» urlò e l'altro gli tappò la bocca.
«Sssh! Imbecille! Io sto aiutando Eren!»
«Nnngh!»

«Levi!» Petra arrivò correndo: «Rischi di infettarti!» disse sprezzante.
«Non osare mai più offendere un omosessuale, sennò ti lascio, hai capito?!» gridò, facendo calmare la ragazza, spaventata da tale rabbia: «Mentre te, mio caro Armin, hai già fatto l'errore di andare in giro a dire... quelle cose» lo girò per guardarlo negli occhi: «Se osi spifferare ciò che, invece, hai visto oggi ti castro!» lo minacciò: «Hai capito?»
Il più piccolo annuì spaventato .

Dopo averlo lasciato andare, il corvino prese la mano della ragazza e disse: «Andiamo» lasciando lì il biondo, ancora scosso per essere minacciato e quasi investito.

[...]

Arrivato a lavoro, Eren notò che l'hotel era vuoto. Nemmeno un cliente. Né in hall, né al bar.
Sul bancone, però, c'era qualcuno.
Il castano sorrise: «Armin!» lo chiamò, mentre quello sussultava.
«Ah... sei tu...»
«Che c'è che non va?»
Il biondo si girò. L'altro capì che era in guerra con sé stesso: «Tutto bene?» chiese nuovamente e stavolta ricevette risposta.
«Eren... quanto ami il tuo fidanzato?»

*angolo autrice*
Armin riuscirà a tenere la bocca chiusa, secondo voi?
Anche perché, se parla, Levi gli cambia il sesso, perciò...

Mi Vuoi? PrendimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora