STO ARRIVANDO

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Armin non fece in tempo a fermarlo che qualcuno in particolare attirò la sua attenzione.
«Hey! Era Eren quello che è entrato adesso?» chiese Levi, col fiatone per la corsa che aveva fatto.

Stava andando a casa del castano quando lo vide entrare di corsa nell'edificio.
Il biondo lo guardò schifato: «Stai lontano da lui, traditore!» sbraitò: «Sono giorni che non fa altro che piangere e tutto per colpa tua! Ti sembra facile sentire il proprio migliore amico gridare "Levi" ogni volta che gli tornavi in mente?! No! Sei un pezzo di merda!»

Il corvino lo prese per il braccio, tenendolo fermo: «Io non volevo perderlo!»
«L'hai fatto! Hai rovinato la sua vita, come se già non bastassero i suoi ex! E poi, guardati! Non hai gli occhi rossi o gonfi per aver pianto come lui! Non ti sei sciupato come lui! Non hai fatto digiuno peggio del Ramadam come lui! Perché non te frega un cazzo!»
«Pensi che non abbia pianto? Beh, l'ho fatto! Non tanto quanto lui, è vero, ma ho sofferto! Mi faccio schifo per quello che ho fatto e adesso voglio risistemare le cose!»
«Risistemare?! Mi prendi in giro?! Pensi davvero che Eren accetterà le tue scuse» tolse il suo braccio dalla presa e lo guardò furioso: «L'assassino dei suoi genitori... colui che voleva vedere morto. Non credo accetterà le tue sporche scuse!»

Levi spalancò gli occhi. Spinse il più piccolo di lato ed entrò nell'hotel.
Chiamò il castano a pieni polmoni, ma non lo trovò.
«Il frocio è andato di sopra» disse qualcuno, dalla voce familiare.
Il corvino si girò, incrociando lo sguardo con quello furioso di Petra: «Spero che segua il mio consiglio» aggiunse, andandosene.

"Consiglio? Quale consiglio?" pensò, guardando le scale.
Il suo cuore perse un battito. Corse il più veloce possibile, chiamandolo, ma non lo trovava.

Poi sentì dei lamenti.
Si sporse quel tanto che bastava per scorgere il castano in lacrime, mentre una donna lo consolava.
L'aveva già vista lì in giro, ma non si ricordava il suo nome.

«M-mi ha fatto s-soffrire! N-non ce la faccio più!» piangeva, mentre lei gli accarezzava la guancia umida.
«Non devi più pensare a lui. Troverai qualcuno che farà al caso tuo e vedrai che diventerai l'uomo più felice del mondo»
«L-Levi mi rendeva f-felice»

Quelle parole scaldarono il cuore del corvino.
Non voleva intervenire, ma lo fece.
«Eren!» disse con un sorriso, avvicinandosi a lui lentamente, ma la donna che prima era accucciata, si alzò in piedi e gli bloccò il passaggio, mentre il castano pianse di più nel vedere quel traditore.
«Vattene da qui» disse secca la bionda, incrociando le braccia con fare minaccioso.
«Voglio solo parlargli»

L'uomo e il ragazzo fecero incrociare i loro occhi.
Il più grande ebbe un sussulto nel vedere in che modo si era ridotto Eren. Lo faceva stare ancora più male.
«Parlare? E che cosa vuoi dirgli? "Scusa"?»
«Si»
Lei fece un sorriso schifato: «Mi stai pigghianno po culu? Pensi che un semplice "scusa" possa cambiare la situazione?»
«A-Anya...» sussurrò il castano, spostandola: «V-voglio sentire...»

Il cuore di Levi si fece più leggero.
Provò ad abbracciarlo, ma quello lo allontanò malamente.
«N-non ti ho detto c-che mi puoi toccare» ribadì.
«Va bene, va bene» disse calmo, allontanandosi da lui.

Si guardarono per una piccola frazione di secondo.
«Eren, io non volevo farti questo. Quando ero giovane, mio zio mi aveva insegnato ad uccidere per vivere e io non potevo sapere di innamorarmi proprio di te. Colui che mi ha quasi mandato in prigione, nonché fatto innamorare»
«V-vedi di non d-dilungarti» disse in lacrime.
«Sto dicendo ciò che ritengo giusto da dirti» si inginocchiò a lui: «Ti chiedo scusa per le cazzate che ho fatto, ma sappi che adesso sono diverso! Non ti farei mai del male»
«E p-poi mi tradisci...»
«Se stavo con Petra era perché ti trattava male. Ho fatto un patto con lei e cioè che, se ci fossimo messi insieme, lei doveva comportarsi da amica con te»
«L-lo so... ma n-non ce n-n'era bisogno» tirò su col naso e Levi gli passò un fazzoletto.

Eren non lo toccò nemmeno: «Non f-fare il lecchino...»
«Cercavo solo di farti un favore»
«S-stammi l-lontano» Eren fece qualche passo indietro, ma il corvino non sembrò d'accordo: «Se t-tenevi a me, non saresti a-andato c-con lei!»
«Ma perché non capisci? L'ho fatto per noi»
«Un vero fidanzato sa che, nonostante la gente prenda in giro il suo compagno, lui ci sarà sempre... ma te hai preferito f-fare il suo di ragazzo» si asciugò gli occhi: «Cosa mi aspettavo da... da un etero?»
«Non lo sono più, ormai... io voglio soltanto tornare a stare con te... per favore, ricominciamo da capo»
«No...s-sono stanco di v-vivere c-così! V-VOI TRADITORI... NON C-CAMBIATE MAI!»
«Eren...» Anya provò ad avvicinarsi, ma lui scoppiò a piangere.
«SONO STUFO DI S-SOFFRIRE IN QUESTO MODO! V-VOGLIO FARLA FINITA!» prese a correre verso le scale.

«NO!» gridò il corvino: «EREN, TORNA QUI» schivò Anya e lo inseguì.
Il ragazzo non sembrava volersi fermare, tranne quando si bloccò sul bordo del tetto e guardò giù, deciso.
C'era particolarmente freddo, quel pomeriggio.
Levi lo raggiunse da dietro. Entrambi ansimavano per la fatica.
«Fermo! Non puoi farlo!» disse preoccupato, facendo qualche passo lento verso di lui.
«MI BUTTO SE TI AVVICINI ANCORA, HAI CAPITO?!» gridò. La voce gli era stranamente tornata, ma non molto squillante. Fiumi di lacrime gli scendevano dagli occhi.
«Non fare qualcosa di cui potresti pentirti»
«L'ho già fatto! Mi sono messo con te!»

Il corvino strinse i denti sentendo quelle parole taglienti: «Io ti amo! Voglio di nuovo rivivere quei bei momenti insieme a te! Rivoglio il tuo sorriso, la tua risata, i tuoi occhi vivaci. Rivoglio il mio Eren!» completò, porgendogli la mano: «Voglio tornare insieme a te» fece un altro passo.
Il castano osservò il palmo, poi guardò giù.

Morire e farla finita o tornare insieme al ragazzo che tanto aveva amato?

Fece un sorriso, girandosi verso l'uomo, dando le spalle alla strada.
«Mi vuoi? Prendimi» si lasciò cadere nel vuoto.
D'un tratto si sentì leggero. I lunghi capelli gli solleticavano il mento e il collo e la gravità non sembrava esistere più quando chiuse gli occhi.

Levi fu troppo lento. Riuscì solo a sfiorare un'ultima volta le dita della sua mano per poi vederlo cadere e schiantarsi sull'asfalto in una pozza piena di sangue.

Urlò. Un urlo atroce.
Tutto l'hotel lo sentì. Armin uscì a vedere chi fosse e, quando vide il corpo del suo migliore amico senza vita a terra, pianse forte. Anche Zeke lo fece, affiancandolo e dando un'occhiata al tetto.

Il corvino gridò per tutto il tempo, intento a raggiungerlo, ma Anya, che era salita per vedere cos'era successo, lo prese da dietro e lo tenne forte.
«EREEEEN!» gridò l'uomo, piangendo. Si sentiva quanto stesse soffrendo.

L'ultimo respiro del giovane si fece rilassato.

*angolo autrice*
Addio Eren. Dopotutto, è morto felice, come avrete dedotto.
Il prossimo capitolo sarà l'ultimo.

Mi Vuoi? PrendimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora