RITARDO

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Quando la palestra fu quasi vuota, Eren arrivò. Era in ritardo di un'ora e aveva corso molto velocemente per arrivare in tempo, ma il fratello lo aveva fermato per parlargli.
E anche qualcun'altro.

Qualche ora prima...

«Io vado, Zeke. Ci vediamo Lunedì» disse il giovane, prendendo la giacca.
Suo fratello si postò davanti alla porta per non farlo uscire.
«No Eren, ora stai fermo un attimo dove sei» disse severo e... preoccupato?
"Che gli prende?"

Il più grande mise le mani sulle sue spalle, come se volesse dargli una lezione di vita: «Armin ti ha visto con qualcuno ieri sera. Mi ha detto che vi stavate baciando, coccolando e... toccando» l'ultima parola la disse con una nota di fastidio.
Il cuore di Eren prese a battere forte per la paura: «E-emmm... e quindi?»
«Conosco il tuo passato e non sono l'unico. Non voglio che anche quest'uomo ti faccia del male come hanno fatto gli altri» lo abbracciò: «Non posso sopportare di vederti di nuovo in quello stato...»
Il giovane ricambiò l'abbraccio: «Lui non è così»
«Lo dici con tutti...»
«Si, ma stavolta è diverso. È simpatico, è buono, è... unico» ora che ci pensava, Eren non conosceva a fondo l'uomo con cui stava.
Questa cosa gli diede fastidio.
"Parleremo dopo... in palestra" pensò, mentre il fratello gli accarezzava la schiena.

«Lo conosco?» chiese.
Esitò un attimo prima di rispondere: «No» disse infine.
«E posso conoscerlo? O ti vergogni di me?» sorrise, anche se sapeva che il castano non poteva vederlo.
«Non lo so... forse più avanti»
«Come vuoi» sciolse l'abbraccio: «Ora dove vai?»
«Da lui. Cioè, a lavorare con lui»
«Lavorare? Non ti basta il mio di lavoro?»
«Zeke... ho solo bisogno di soldi extra che tu non puoi darmi. Ma tranquillo, io devo solo pulire»
«Capisco. Beh, buon lavoro» disse il biondo, lasciandolo andare.

Appena uscito dall'hotel, percorse la strada con lo sguardo perso. Sinceramente, avrebbe preferito che Armin tenesse la bocca chiusa, ma ormai era fatta. Sperò solo che non lo avesse detto a metà mondo.
"Tanto lui non conosce Levi... ma ora che l'ha visto, potrebbe arrivare a chiedere in giro..."

A forza di preoccuparsi su cosa accadesse a Levi se la gente scoprisse che era gay, sbagliò strada.
Entrò in una via sconosciuta, dove però abitava una persona che già aveva visto troppe volte.
Quello alzò gli occhi dal suo cellulare e si mise a guardarlo: «Frocetto! Cioè... Eren!» disse, correggendo il suo "errore".
«Sera Erwin. Come mai in giro?» chiese il ragazzo a denti stretti.
«Vado in palestra ad allenarmi! Devo togliere tutta questa ciccia, sennò la mia donna potrebbe mollarmi» si mise a ridere.
L'altro preferì non entrare nei dettagli della sua vita sentimentale, così evitò di parlarne.
«Tu invece? Svago con qualche cliente della tua stessa razza?» chiese, sempre con il solito sorriso beffardo stampato in volto.
«Semplicemente torno a casa a dormire» anche Eren sorrise, ma falsamente.
«Perfetto! Beh, non credo che ci rivedremo presto. Sai, da quando ho trovato la donna perfetta, evito di venire a farmi qualche puttana nel vostro hotel»
«Meglio!» questa volta, sorrise davvero: «Sono felice che ti sia sistemato. Arrivederci» salutò cordialmente e se ne andò.

Poi gli venne in mente una cosa.
Tornò indietro e urlò ad Erwin: «In che palestra vai?»
«Quella dietro l'angolo. La più vicina»
"Dove c'è Levi..."
«Grazie. Vedrò di farci un salto, un giorno»
«Meglio di no. Non vorrei che mi infettassi gli attrezzi» lo salutò con la mano e tornò sui suoi passi.

Eren non voleva andargli dietro. Avrebbe preferito aspettare che lui uscisse direttamente dalla palestra e, senza farsi vedere, sarebbe entrato.

[...]

Dopo un ora, il castano si diresse verso il posto di lavoro. Era davvero molto tardi, ma non gli importava più di tanto.
"Meglio arrivare in ritardo che vedere Erwin"

Arrivato, fece prima un salto nello spogliatoio. La sacca del biondo era ancora lì.
Sbuffò ed entrò in uno dei bagni.
"E adesso? Levi potrebbe ammazzarmi..." pensò, tendendo l'orecchio in caso avesse sentito la voce dell'uomo che tanto sperava che se ne andasse.

La sentì un quarto d'ora dopo.
Stava parlando con qualcuno e sembrava si stesse divertendo.
Aspettò che quell'insopportabile voce smettesse di rimbombare nelle sue orecchie e poi apra porta.
La sacca era sparita. La via era libera.

Andò verso la palestra e, per rendere il suo ritardo credibile, corse sul posto trattenendo il fiato.
Ci volle poco per diventare rosso fuoco.

Entrò nella sala e vide Levi che stava parlando con un tizio che correva sul tapis roulant.
I loro sguardi si incrociarono e il corvino assunse un'espressione furiosa.
Eren ingoiò la poca saliva che aveva in bocca e tornò indietro.
Il compagno lo raggiunse negli spogliatoi.

«Eren?» lo chiamò, mentre il castano si arrampicava lentamente sopra le sedie.
«Posso spiegare» disse, facendo un sorriso preoccupato.
«Non ti faccio del male. Scendi»
«Bugia! Lo so che mi vuoi dare una lezione per il ritardo»
«Dai su! Scendi e sii uomo»
«Uomo, eh?» un sorriso comparve sul suo volto. Poggiò i piedi a terra e andò verso il compagno: «Mi stai proponendo uno scambio di ruolo?» chiese.
«Ma sei forato o cosa?» ribattè Levi con un sorriso: «Ti sto proponendo di metterti a pecorina davanti a me»
«Davvero? E dovrebbe essere qualcosa da uomini?» chiese il ragazzo, facendo ciò che gli aveva detto l'altro: «E adesso?»
«Ti punisco»

Il castano spalancò gli occhi quando ricevette una fitta sul suo di dietro.
Una lacrima gli scivolò sulla pelle liscia andando a schiantarsi a terra.
«Cazzo... le p-palle...» disse, massaggiandosi il punto dolorante.
«E se arriverai di nuovo in ritardo, ti darò altri trecento calci su quel cazzo che ti ritrovi»
«Almeno io ce l'ho» disse con un filo di voce.

Quelle parole non avevano ferito il corvino, ma provocato.
Era iniziata una sfida di parole: «Però fino a qualche giorno fa ce lo avevo anch'io dato che ti ha provocato piacere, non credi?»
«Tutta finzione» ora anche Eren era entrato volontariamente in quel dibattito.
Entrambi sorridevano in modo furbo, malizioso.
«Anche quando arrossisci come un pomodoro reciti?»
«No, però, come ben sai, quando lo abbiamo fatto non ero l'unico ad essere imbarazzato»
«Ma per me è raro che accada»
«Anche per me è raro trovare un uomo col pene piccolo»
«Non che il tuo sia quello di Siffredi»
«Quello può farmi una pippa per il mio ben di Dio»
«O ma davvero?» Levi si avvicinò a lui guardandolo negli occhi.

Subito dopo, gli allargò i pantaloni e le mutande, spostando lo sguardo in basso mentre il giovane lo guardava soddisfatto: «Visto?»
«L'unica cosa che vedo, come ho già visto, è un cetriolino»
«Tch!» anche l'altro gli allargò i pantaloni della tuta per guardare meglio: «E il tuo sembra un bruco» mise a fuoco: «È pure peloso come un bruco»
«E il tuo è liscio come un cetriolino»
«Grazie» il castano mollò l'elastico, che provocò un leggero bruciore al più basso.
Quest'ultimo copiò il gesto.

«Non ti è bastato darmi un calcio nei coglioni?» chiese il giovane.
«No. Ora andiamo. Hai molte cose da pulire»
«Evviva...» disse sarcastico, seguendo il compagno fino a fuori.

*angolo autrice*
Tranquilla gente, lo smut arriverà!!!

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