SIAMO AMICI, GIUSTO?

4K 323 216
                                    

La ragazza piangeva.
Levi l'aveva usata senza il minimo rispetto, finendo col farla cadere a terra ogni volta che provava ad alzarsi.
Mentre cercava di raggiungere la porta, il corvino la guardava, senza muovere un solo muscolo per aiutarla.

Le lacrime le rigarono il volto, facendola crollare di nuovo.
«Sei stato... molto duro, con me» piagnucolò,  massaggiandosi il punto dolorante.
«Dovevo sfogarmi» disse soltanto, l'uomo.

Quando si alzò, lei sussultò.
Lui la aiutò ad alzarsi, accarezzandole la schiena per incitarla a continuare senza arrendersi al dolore.
«È la prima volta che un cliente mi riduce in questo stato»
«Scusa» disse secco.

«Hey, voi due!» una voce femminile li fece bloccare: «Anzi, te, coi capelli neri» lo chiamò: «La ragazza che è con te è ubriaca?» chiese.
«No. Ho solo fatto sesso con lei con troppa foga»
«Capisco. Spero che, almeno, la stanza non sia troppo disordinata.
«Non ne sarei così sicuro, se fossi in te»
Fu solo allora che Levi si girò, ritrovandosi davanti una ragazza dai capelli biondi che le arrivavano alle spalle, due occhi azzurri penetranti e delle forme che molte ragazze in quel posto avrebbero invidiato.
Era semplicemente stupenda.

Levi si sentì avampare: «Tu chi sei?» chiese, senza toglierle gli occhi di dosso.
«La domestica!» rispose con odio: «Scusa, ma devo sistemare il vostro casino» si portò i capelli dietro la testa e sbuffò.

Il corvino non parlò più. Le guardò il culo per un attimo e poi si allontanò, con la prostituta appoggiata alle sue spalle.
"Non male" pensò. "Quella ragazza mi ha ammaliato".

Quando Sasha se ne andò definitivamente, Levi si diresse al bar, dove un sorriso, che lui conosceva bene, lo accolse.
«Levi! Dovrei essere felice di vederti qui?» chiese.
«Ah non lo so io. Vedi te. Come ti senti?»
«Felice e... triste?» il sorriso non era più espanso: «Tua moglie potrebbe scoprire che se qui!»
A quelle parole, Levi abbassò lo sguardo.
Eren capì subito. Sussurrò qualcosa al fratello che annuì e chiese all'amico di seguirlo. Lui lo fece.

Entrarono nella piccola stanza dietro al bancone e, per un attimo, si guardarono negli occhi.
Silenzio. Era lui che dominava in quel momento. Nemmeno il rumore dei bicchieri che battevano sui tavoli e le urla dei clienti riuscirono ad avere la meglio.
Il castano lo guardò come se fosse un animale ferito.
Sbuffando, gli poggiò una mano sulla spalla: «Levi, che hai? Appena ho visto quel cambiamento d'umore mi è sembrato opportuno portarti via da quel fracasso. Hai voglia di parlarne?»

Il corvino ci pensò un attimo, per poi scuotere la testa: «Se tu non ti parli con me, perché dovrei farlo io» incrociò le braccia.
«Siamo amici, giusto?» chiese Eren, speranzoso: «E gli amici, se cari, si dicono tutto»
«Allora sappi che non sarai un mio caro amico fin quando non mi dirai i tuoi di problemi» ribattè l'altro, con tono secco.
«Questo comportamento è da immaturi»

Quella frase. Quella maledetta frase.
Il giovane si pentì subito di averla detta quando notò lo sguardo acido di Levi.
«N-no! Scusa!» cercò di rimediare al suo errore inginocchiandosi di fronte all'uomo, ma così gli diede solo la possibilità di dargli un calcio sul mento.
Eren si portò le mani alla bocca e sputò sangue, mischiandolo alle sue lacrime.

«Io immaturo, eh?» Levi lo afferrò per i capelli e portò la testa del giovane alla sua altezza: «È questo che pensi di me? Che io sia immaturo?»
Il castano singhiozzò: «M-mi... mi dispiace...»
L'altro lo spintonò contro il muro, bloccandogli le vie d'uscita: «Cosa me ne dovrei fare delle tue scuse, moccioso di merda! Osa offendermi di nuovo e sappi che non la passerai liscia»

Il ragazzo lo prese per il colletto: «Non sei l'unico ad essere così. Anch'io delle volte mi comporto come un bambino» i suoi occhi verdi furono sostituiti da un paio di iridi dilatate che mostravano una certa adrenalina e rabbia: «E se qualcuno me lo fa notare, non lo picchio di certo. Come con te. Chiamami moccioso quanto vuoi, ma sappi che non mi darà mai fastidio. Però, se te lo dico io, mi dai un calcio bello forte eh? Rischiando di farmi cadere qualche dente»
«Quello era il mio obbiettivo»

Le loro fronti sudate si unirono e i loro respiri si mischiarono.
Qualcosa stava occupando il cuore di entrambi in quel momento. Una sensazione strana, ma anche bellissima.
«Avresti rovinato il mio bel sorriso» il ragazzo mostrò tutti e 32 denti all'altro: «E sono sicuro che te ne saresti pentito»
«Cosa te lo fa pensare, gay dei miei stivali?»
«Il modo in cui lo guardi, stronzo di un etero»
"Mi sta provocando. Vedo è coraggioso"

Levi si allontanò e l'altro lasciò il suo colletto, facendo un respiro profondo.
«Fa caldo» disse.
Si alzò e si ripulì il culo pieno di polvere.

L'uomo lo guardò per un attimo.
«Mia moglie se né andata» sputò il rospo, così tutto d'un tratto.
«Mi dispiace» disse soltanto, il giovane.
«Già... ha ammesso che mi stava tradendo ed è andata a vivere dal suo amante... non mi sorprende se presto troverò le carte per il divorzio»
«Non ci pensare. Ha solo fatto un grosso errore ad abbandonarti. Come te l'ha detto?»
«Non me l'ha detto. Me l'ha scritto... mentre ero da te, oggi, lei se né andata»
«Che codarda»

Levi non sapeva se essere infastidito o meno per l'aggettivo che Eren aveva associato alla sua ormai ex moglie.
«Poteva benissimo aspettare il tuo ritorno»
«No... non lo avrei sopportato»
Calò il silenzio, che bastò a far parlare anche il castano, ormai all'apice di tutto.
Avrebbe confessato anche lui le cose che tanto si stava tenendo dentro e che quasi nessuno sapeva.

*angolo autrice*
Cosa avrà da dire il nostro amato Eren?

Mi Vuoi? PrendimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora