ADDIO

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Appena tornato a casa, Levi si diresse verso la cucina per prepararsi il pranzo.
C'era troppo silenzio.
"E dire che ero pronto a sentire Hanji urlarmi dietro".

Appena entrò in stanza, notò un biglietto appoggiato sul tavolo.
Qualcosa luccicava lì accanto: era la fede della donna.
Il cuore del corvino mancò un battito. Prese il biglietto e lo lesse velocemente.

Levi, sono stanca di te e del tuo orrendo carattere. Sai, avevi ragione. Ti sto tradendo, ma lo sto facendo con l'uomo migliore che mi potesse capitare.
Non ti dirò il suo nome e nemmeno che lavoro fa, perché, conoscendoti, potresti andare a cercarlo e io non voglio.
Lo amo, davvero! Molto più di quanto amavo te perché, lui, a differenza tua, non si arrabbia praticamente mai!
Mi porta regali, mi fa ridere, non riesce a stare senza di me ma, cosa più importante, è alto. Più di me. Ed è quello che mi fa perdere di più la testa.
Non so dove tu sia scappato stamattina. Forse dal tuo "amico" o che so io, ma così mi hai dato il tempo di scriverti questo biglietto per dirti, finalmente, addio!
Ho fatto le valige ed ho intenzione di andare a casa del mio nuovo compagno.
Con lui starò davvero bene.
Sinceramente, preferirei che rimanessi solo, Levi, perché non puoi trovare una donna che ami le tue stesse cose, dato che sei fissato per tante cazzate, come la pulizia.
Fa bene essere ordinati, ma non come te.
Spero davvero che tu rimanga solo a vita.
A mai più, Hanji.

Una lacrima. Un'altra ancora. E così via, fino a trasformarsi in un vero e proprio pianto.
Se n'era andata per sempre, stavolta.
E con chi? Con un altro.
"Ti odio..."
«TI ODIO!» stavolta lo urlò. Le parole gli uscirono spontanee.
E adesso? Che avrebbe fatto?

"Come osa augurarmi una vita solitaria e depressa?! Quella stronza non ha un cuore! Ha la pattumiera al posto di esso"
Stropicciò il foglio e lo lanciò. Poi prese la fede e, quando fece per lanciare anche quella, qualcosa lo bloccò.
Sarebbe stato l'ultimo ricordo di lei, insieme alla lettera.

Abbassò lo sguardo per osservare il foglio.
Decise, poi dopo, di tenere entrambi.
Con gli occhi pieni di lacrime, prese entrambi gli oggetti e li portò di sopra; camera sua non era più la stessa.
Il lato in cui dormiva Hanji non aveva più le sue foto e i suoi soliti souvenir.

Pianse. Pianse forte. Era il suo unico modo di sfogarsi.
"O forse no?".
Poteva sempre andare all'hotel SNK per farsi qualche ragazza e poi bersi un drink.
"Si... ne ho bisogno...".

Tornò di sotto.
Anche i quadri della donna mancavano. Se ne accorse solo in quel momento.
I CD, i cappelli strampalati che amava indossare, le varie scarpe che lasciava sempre in entrata ogni volta che Levi lavava i pavimenti e che poi venivano lasciate lì per chissà quanto tempo.
Anche le loro foto non c'erano più.
"Che le abbia bruciate?" si chiese.

Prese le chiavi dell'auto e uscì.
Sul campanello, ora che guardava meglio, il nome e cognome della ormai ex moglie era stato cancellato con uno di quei pennarelli indelebili.

Levi percepì un vuoto dentro di lui.
Si era ripromesso che non avrebbe sposato nessun'altra se non Hanji, ma anche solo la parola 'matrimonio', in quel momento, gli faceva venire il voltastomaco.
Si ricordò delle parole di Isabel: «Non bisogna per forza sposare qualcuno per essere felici. È solo uno spreco di soldi»

"Tch... mocciosa..."
Isabel, ormai, era solo un ricordo. La vedeva raramente e, quando lo faceva, si scambiavano solo qualche piccolo saluto, per poi tornare a fare ciò che si stava facendo.
Con Furlan, invece, si sentiva ancora, ma non nell'ultima settimana.

Quando salì in auto, scoppiò di nuovo a piangere.
«Fai tanto il duro, ma sei docile e fragile» gli disse Hanji, una delle tante volte in cui avevano litigato.
E aveva ragione.

Mise in moto e si diresse verso l'hotel.
Non arrivò subito, perché prima preferì pensare bene a ciò che stava per fare.
"La prima colta è stato uno sfogo... ma adesso me la sento davvero di fare questo dopo che mia moglie mi ha lasciato?"
«Si...» disse ad alta voce, scendendo e avvicinandosi verso l'edificio.

Questa volta, era pieno.
C'erano uomini da tutte le parti, intenti a parlare con una qualche prostituta che stava discutendo sul prezzo per i vari servizi.
Vi erano coppie che salivano e scendevano per le scale.

Andò alla reception e si bloccò lì davanti, fin quando l'uomo, pelato, con un paio di baffi grigi sul volto e le goti arrossate, si accorse della sua presenza: «Mi dica. Come la vuole la sua donna?» gli chiese. Puzzava di alcool.
«Alta, castana, con poco seno e vorrei che portasse gli occhiali»
«Mmmh... vedrò cosa posso fare»
Si allontanò e solo allora Levi si accorse di aver descritto Hanji.
Ci sarà stata una sua sosia lì dentro?

Quando l'uomo tornò, a seguirlo vi era una ragazza con i capelli non proprio castani e senza occhiali, ma somigliava davvero alla ex moglie.
«Può andare?»
«Si, grazie mille» fece senno alla ragazza di seguirlo.
Quella annuì e lo affiancò. Portava una scollatura a V che metteva in mostra il suo seno, né grosso né piccolo e una minigonna che le metteva in mostra le cosce, insieme a delle calze a rete. Finendo in bellezza con dei tacchi neri e decisamente sexy.

Non era truccata più di tanto e portava i capelli raccolti.
"Come Hanji"
«Come ti chiami?» le chiese.
«Sasha, tesoro!» rispose, facendogli l'occhiolino, per poi accarezzargli la schiena: «Sono contenta di essere la fortunata a passare le prossime con un tipo come te!»
Prese la mano dell'uomo e la poggiò sul suo seno: «Lo sei anche tu?»
Levi annuì, giusto per accontentarla.
Si sarebbe sfogato duramente su quel docile corpo. Senza rimpianti.

*angolo autrice*
E va bene, lo ammetto! Trovo che Sasha e Hanji si somiglino molto! Non giudicatemi!

Mi Vuoi? PrendimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora