Qualche ora prima...
Eren corse piangendo verso l'auto del suo migliore amico, che gli aprì la portiera.
Quando quello entrò, scoppiò in lacrime, urlando il nome del corvino a squarciagola.
Armin non poté fare a meno di consolarlo, ma quando gli poggiò una mano sulla spalla, Eren lo scansò.
Alzò la testa bagnata di lacrime e si rivolse al biondo: «D-da quanto lo... lo sapevi?» chiese tra i singhiozzi.Nel mentre che attendeva una risposta, portò lo sguardo verso Levi e sua madre a qualche metro di distanza: l'uomo era a terra in lacrime, mentre lei lo consolava accarezzandogli la spalla.
Il castano non sapeva cosa provare nel vederlo in quello stato.«Da un po'...» disse infine l'amico.
«Capisco... e... quanto a-aspettavi a d-dirmelo?»
«Volevo farlo subito ma... pensavo non mi avessi creduto...»
Eren non rispose, scoppiando a piangere più di prima.
I capelli lunghi gli si erano appiccicati in viso.«Vuoi che ti porti a casa? O preferisci andare da qualche parte per distrarti un pochino?» tentò l'amico, invano, notando il cambiamento di umore del castano.
Singhiozzava ancora, ma stavolta sembrava più deluso che triste.
I suoi occhi verde acceso si erano spenti.
«Voglio andare a casa...» disse, la voce ridotta in un sussurro.Armin conosceva quell'espressione: Eren si sarebbe segregato in casa come faceva sempre dopo una rottura con qualcuno.
Non poteva fare altrimenti, così lo accompagnò alla sua abitazione, stando zitto per tutto il viaggio.Il castano scoppiò a piangere di nuovo sull'uscio di casa, cadendo a terra in lacrime quando l'auto del biondo si allontanò.
L'unica cosa che riusciva a dire era il nome del corvino, ormai inciso come un marchio sul suo cuore spezzato.Entrò e si sdraiò sul divano, nascondendo la faccia nel cuscino e, gridando, pianse ancora di più.
Un altro lo aveva tradito. Un altro se n'era andato.
Era di nuovo solo.[...]
Dopo aver rotto con Petra, Levi tornò a casa insieme a sua madre. Le fece vedere bene la zona di modo che se la ricordasse così, quando voleva uscire da sola, tornando non si perdeva.
Appena entrato, si sedette su una sedia. Il suo volto non mostrava più i segni di felicità, ma solo una grande tristezza e disgusto nei propri confronti.
Si odiava per quello che aveva fatto.
Si odiava per aver mentito ad Eren.
Si odiava perché esisteva.Amava Petra o almeno così pensava.
Appena Eren era corso via in lacrime dopo aver scoperto cosa aveva fatto in passato, capì che non voleva perderlo.
Che era lui che amava davvero.Una lacrima solitaria scese verso il mento.
Levi sapeva di averlo perso per sempre, ma non riusciva ad immaginare un futuro senza Eren.«Non sei mai stato molto con lui... è po' strano che ti manchi» commentò Kuchel, sedendosi a fianco al figlio.
Il corvino si asciugò il volto: «Sai perché l'ho tradito...»
«Non è una scusa adeguata. Sarà anche stato preso di mira da quella ragazza, ma lui aveva te»
Levi capì che sua madre aveva ragione. Ancora una volta, aveva perso la persona che amava.In passato, Hanji lo avrebbe consolato, ma non in quei casi, dato che anche lei se n'era andata.
"Potrei andare al suo lavoro... e farmi perdonare..."
Il suo obbiettivo non era quello di tornare a stare con lei, ma di parlarle come un tempo. Come quando erano migliori amici.Guardò l'orologio. Finiva alle 6, questo lo sapeva.
«Tesoro, vuoi che ti cucini qualcosa per pranzo?» chiese Kuchel gentilmente, spostandogli qualche ciocca ribelle dietro l'orecchio.
«Non ho fame... ho solo bisogno di riposare» si alzò: «Tu puoi pure farti quello che vuoi» aggiunse, prima di andarsene.Passarono 2 ore.
Eren stava ancora piangendo, mentre Levi era rimasto a guardare il soffitto impassibile.
"Chissà come si sente adesso..." pensò tristemente, riferendosi al castano.Prese il cellulare e guardò le varie chat con il giovane. Erano tutte così spente... senza sentimento, tranne i messaggi dell'altro. Quelli erano sempre seguiti da un cuore oppure da una emoji, per far capire il suo stato d'animo.
Levi non poté tenere ferme le sue dita, che digitarono uno "scusa" che subito dopo inviò.Non si pentì, specialmente quando Eren lo lesse.
Dall'altra parte della chat, il castano scoppiò a piangere più forte. Non sapeva che fare, perché lo amava ma allo stesso tempo odiava.Buttò il telefono a terra con furia e si mise le mani sugli occhi perché gli bruciavano.
Erano completamente rossi e le lacrime sembravano infinite, dato che ne uscivano ancora tante.
Sembravano piccole cascate.Il ragazzo aveva pure perso la voce e gli faceva male la gola per i troppi e continui urli.
Levi no.
Lui se ne stava sul letto ad aspettare una risposta che non avrebbe ricevuto. Non subito, almeno.
Un'ora dopo, gli arrivò un messaggio.Eren: Come faccio ad accettare le tue scuse?
Il corvino si rabbuiò, perché sapeva che aveva ragione.
Levi: Io ti amo
Eren: Non solo me a quanto pare... la tua puttana? Scommetto che è lì con te
Levi: L'ho lasciata, perché io voglio te
Eren: FanculoAndò offline, lasciando l'uomo con la bocca aperta. Non voleva perderlo.
«Amore» sua madre comparve nella sua stanza: «Hai dormito almeno un po'?» chiese, notando le sue occhiaie.
«No... anche perché adesso devo uscire» disse, alzandosi e prendendo la maglia che si era tolto: «Non so quando torno»Fece per andarsene, ma la donna lo bloccò, prendendolo per un braccio: «Vuoi... andare da Eren?» chiese.
«No» rispose secco, così lei lo lasciò, dandogli un piccolo bacio sulla guancia.
«Vediamo di recuperare il tempo perso, ok?»
Lui annuì, abbracciandola per poi dileguarsi.La sua meta la conosceva.
*angolo autrice*
Eren è depresso. Levi pure. E adesso?
Eheheh, se vi facessi gli spoiler non leggereste più la mia storia.
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Mi Vuoi? Prendimi
FanfictionLevi, 32 anni, è un uomo sposato, ma non felice del suo matrimonio. Ha pochi amici, ma quelli lo abbandonano, delle volte. Così si ritrova a dover andare a prostitute. Eren, 19 anni, lavorava nel bar dell'hotel SNK e i due impararono a conoscersi, c...