EREN

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Dalla porta, ne uscì un uomo.
Era molto alto, ma poco muscoloso; lo stesso che andò a sbattere contro Levi qualche ora prima.
I due si lanciarono uno sguardo svelto, prima che il più alto affiancava il fratello con un sorrisino innocente.

«Eren, che hai fatto?» chiese il biondo, guardandolo male. L'altro sorrise, nervoso.
«Ho rotto un paio di bottiglie...» disse, sempre con la stessa espressione.

Dopo aver sbuffato, il fratello se ne andò, lasciandolo dietro il bancone.
Un altro sbuffo appena oltrepassò la soglia della porta e un altro ancora dopo essersi accorto di quali bottiglie si trattavano.
Poi niente. Non tornò nemmeno. Chiuse solo la porta.

«Bene! Che vi porto?» chiese il castano, poggiando i gomiti sul bancone: «Avete ordinato o avete già consumato? Il drink, intendo» si corresse, guardando la ragazza divertito, ma quella non ricambiò. Lo guardò seccata e, il corvino notò, schifata.
«Non mi faccio servire dai froci» disse secca, ma il barista non smise di sorridere.

«Non importa! Risparmiamo» disse, prima di guardare l'altro: «Lei invece? Preferisce che chiami mio fratello?»
Levi fece "no" con la testa: «Vorrei un Campari»
«Arriva subito»

Il giovane prese a mischiare vari liquidi con movimenti fluidi e con quel dannato sorriso in faccia.
Levi non lo capiva; come faceva a sorridere in continuazione? Anche dopo averlo insultato?

A distrarlo, fu il ragazzo che gli poggiò il bicchiere sul banco: «Ecco a lei» sussurrò, come sfinito nell'aver fatto quel semplice drink: «Te so che non vuoi niente, perciò posso tornare di là» disse, riferendosi alla ragazza.
Quella lo guardò per poco, giusto il tempo che basta a squadrarlo.

Eren, però, non si mosse.
Rimase fermo e si raddrizzò; il suo sorriso sparì, sostituendolo con uno sforzato.
Il motivo di tale comportamento era per l'entrata di un cliente.

Levi si girò e notò lo stesso uomo che aveva visto poche ore prima all'entrata dell'hotel.
«'Giorno Eren» disse. Un sorriso beffardo era stampato sulla sua faccia: «Chi te l'ha messo in culo, oggi?» chiese, sedendosi a fianco del corvino: «Tuo fratello? Il capo? Oppure hai fatto direttamente da solo?» scoppiò a ridere, seguito da Petra, che però lo fece in modo silenzioso.

«Buongiorno anche a lei, Erwin» salutò il castano, ormai senza manco l'ombra di un sorriso: «Il solito?» fece, prendendo un bicchiere.
«No, oggi salto. Quella puttana di tua sorella mi ha davvero scremato»
Per la troppa forza nell'aver sbattuto la bottiglia sul banco, quella si ruppe: «Mi fa piacere che Mikasa le sia piaciuta» disse a denti stretti.

Petra, ormai, se n'era andata, seguita da Erwin che diede una pacca al corvino dicendogli: «Attento al frocio. È contagioso»
Lui non lo ascoltò, ma annuì comunque.

«Bastardo...» sussurrò Eren, prendendo il bicchiere di Levi e lavandolo velocemente.
«Non devi ascoltarlo» disse l'uomo.
«Tch, magari fosse facile» chiuse il rubinetto e poggiò i gomiti sul bancone: «Viene qui quasi tutti i giorni... a ripetermi le stesse cose»
«È solo un idiota»

Dopo aver detto quella frase, si sorprese nel vedere il cameriere sorridere quasi con le lacrime agli occhi.
Il corvino non ricambiò il sorriso: «Beh... devo andare...» fece, alzandosi e salutando il ragazzo con un movimento del capo.
«Aspetti!» lo chiamò: «Perché se ne và?»
«Perché mia moglie è a casa e non vorrei che si incazzasse perché sono rimasto fuori tutto questo tempo»

L'altro spalancò gli occhi e fece sparire di nuovo il sorriso: «Mi prende in giro?!» disse, quasi urlando: «Lei tradisce sua moglie con delle prostitute?!»
«Non è colpa mia se anche lei mi sta tradendo e quindi, di conseguenza, mi deprime. Oggi avevo solo bisogno di divertimento»
«Ma... non può comportarsi cosi! Sua moglie si fida di lei! Forse non è nemmeno con un altro»
«Cosa te lo fa pensare?» questa frase, il corvino, la urlò.

Il giovane non rispose.
Sapeva che non doveva intromettersi negli affari degli degli altri, così smise di parlare.

Lui odiava i tradimenti altrui, dato che ne aveva subiti molti.
Levi notò quel cambiamento d'umore, così si sedette di nuovo al bancone: «Oi, cos'hai?» chiese scortese.
Lui, invece, odiava chi non riusciva a farsi gli affari propri.

«È solo che... ah... non so se posso aprirmi con uno sconosciuto. Non siamo manco amici... forse sarà anche la prima e ultima volta che ci vediamo» si tolse l'elastico e lasciò liberi i lunghi capelli castani.
Qualche ciocca gli ricadde sul volto.
Levi sbuffò. Aveva ragione. Non era obbligato ad aprirsi con lui.

«Allora lascia stare. Grazie per il drink» disse, poggiando dei soldi sul bancone.
«Il primo è sempre gratis» disse il ragazzo, massaggiandosi il collo.
«È una mancia per la tua pazienza»
Lui si girò a guardarlo; il suo sguardo aveva un misto di gratitudine imbarazzo.

Prese timidamente il denaro e gli sorrise cordialmente.
«Spero di rivederla presto, signore» disse.
«Mi chiamo Levi e preferirei che mi dessi del "tu"»
Alzò le sopracciglia, confuso: «Non sono abituato. Lo faccio solo con parenti, amici e colleghi. E poi, secondo il regolamento, i clienti devono essere trattati con rispetto»
«Tch, come vuoi allora»

Stavolta, si alzò definitivamente e se ne andò.
Notò, con la coda dell'occhio, che il castano si portava le mani sul volto, come se stesse per piangere.
"Per me ha gli sbalzi d'umore" pensò, prima di uscire definitivamente da quel posto.

*angolo autrice*
X: Erwin è sempre il cattivo
Me: E che ci posso fare...? Lo odio

E fu così che alla scrittrice venne tagliata la gola dai fan di SNK/AOT.
Condoglianze.

Mi Vuoi? PrendimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora