Bridget
I raggi solari battono sulle mie palpebre, costringendomi a schiuderle. Alzo di poco la testa, ma un lancinante dolore al cranio mi costringe a riposare la nuca sul cuscino.
Aspetto che le fitte si plachino, prima di riaprire gli occhi e di inclinare il collo in avanti, per scrutare l'ambiente.
Dove mi trovo?
Sono distesa su un lettino, uno di quelli che utilizzano i dottori quando ti visitano. A dire il vero, questo posto sembra un vero e proprio studio medico. Un armadietto di metallo ad ante chiuse costeggia una grande scrivania, sulla quale sono sparsi fogli, attrezzi da infermiere e scatole di medicinali. Dall'altro capo della stanza c'è una finestra; attraverso le persiane filtra la luce che mi ha svegliata.
Sollevo piano il busto, venendo comunque trafitta da spasmi che mi paralizzano. A fatica, riesco a mettermi seduta e a riordinare gli eventi di ieri sera: la festa, Henry e Kath, l'Ombra, Emily, l'Accademia... poi, un vuoto.
Devo essere svenuta. Emily ha detto che era colpa dell'Ombra: ricordo vagamente la sua voce che mi giungeva confusamente alle orecchie, un attimo prima che svenissi.
La mia mente elabora il pensiero che la precedente notte io abbia vissuto un altro incubo. Però, vedendo questo luogo, accartoccio l'idea. Probabilmente, sono entrata nella famosa Accademia, dopo aver perso i sensi.
Scendo dalla brandina. Schiaccio le suole degli anfibi sulle mattonelle del pavimento e mi alzo in piedi, barcollando. Impiego alcuni secondi, ad acquisire un minimo di equilibrio.
Mi posiziono davanti al vetro della finestra, che riflette la mia immagine: gli abiti stropicciati e impolverati, i capelli disordinati, il viso pallido e le occhiaie.
Perfetto, no?
Almeno, stavolta, non ho avuto brutti sogni. Miracolosamente. Anche se sembra il contrario: il mio aspetto pietoso e le iridi spente sono sempre gli stessi di quando mi sveglio nel cuore della notte.
Vado in direzione della porta, intenta a lasciare lo studio medico. Afferrando la maniglia, i dubbi mi paralizzano. Non ho idea di cosa ci sia oltre. È prudente, andare? Forse, dovrei aspettare che qualcuno venga a prendermi. Emily, per esempio.
Mordicchio il labbro inferiore, incerta sul da farsi. Infine, sospirando, decido di aprirla: dopo ciò che ho affrontato ieri sera, non posso avere paura di una breve esplorazione dell'edificio.
Mi accoglie un corridoio lunghissimo, dalle pareti blu e bianche. Delle lampade a olio splendono fievolmente, illuminando i muri privi di finestre. Comincio a camminare e lo scalpiccio degli anfibi sulle mattonelle di ceramica, anch'esse dipinte di blu e bianco, rimbomba nel corridoio vuoto e semibuio.
Le mie pupille saettano da destra a sinistra, ammirando i dipinti affissi alle pareti. Alcuni rappresentano persone di un rango elevato: scienziati, militari, sovrani. In altri, le pennellate creano luoghi dall'aria magica: regni, castelli, foreste incantate. Sotto ogni quadro si trova una targhetta dorata, dove è inciso il nome di ciò che vi è disegnato.
Leggo di sfuggita alcune didascalie: Palazzo di Ghiaccio, Foresta di Conifere, Comandante Bradley, Regina Miranda.
Sorpasso i dipinti, lanciando loro occhiate rapide, finché la mia attenzione non viene rapita da un quadro in particolare. Arresto la mia marcia lungo il corridoio e mi accosto alla tela.
Raffigura quattro persone: un uomo, una donna e due neonati. Apparirebbe come una normalissima famiglia, se non fosse per le corone sulle teste dei genitori, colorate di un brillante oro.
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Il Segreto della Dinastia
Fantasy{COMPLETA e IN REVISIONE} • Il Regno Dimenticato - Volume 1 • "Ecco, la giornata che mi ha cambiato la vita è iniziata così. Con la telefonata della mia migliore amica, un mucchio di dilemmi a cui non sapevo dare risposta e una passeggiata verso sc...