8 - Sin pensar

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"Bene, allora ci rivediamo quando sarete tornati. Grazie mille, buona serata!" Alma salutó cordialmente il suo ultimo cliente di quella giornata, il quale due giorni dopo sarebbe partito per un bel viaggio in Sicilia, organizzato da lei stessa. A lei mancava ancora un po' di tempo per delle vacanze più che meritate: l'alta stagione non le lasciava nemmeno un attimo per respirare.

Riordinó la sua scrivania e si diresse verso il bar, dove avrebbe mangiato la sua focaccia preferita: tonno e pomodorini.

"Ecco a lei, señorita." Raquel le porse il suo piatto con un tovagliolo di carta giallo, a cui Alma si perse a fare delle pieghette agli angoli. Cercò di non risultare però pensierosa, chiacchierando di tutto e di niente con l'amica. E Alma riuscí perfettamente nel suo intento, perché Raquel aveva appena salutato con la mano e con un sorriso un ragazzo. Quindi Alma si vide costretta a farsi raccontare tutto, anche se purtroppo era risultato essere un cliente abituale di cui la sua mica si era prontamente innamorata, come al solito.

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"Vieni, andiamo alla caffetteria. Ti bastano trenta minuti? Poi ho la seduta in palestra." Marco chiamò l'ascensore, mentre Alma lo osservava con la divisa della squadra. Non lo aveva visto giocare nemmeno una volta fino a quel momento, malgrado le numerose volte in cui si fosse detta di farlo. La ragazza entrò in ascensore, seguita da lui, tenendo la borsa stretta tra le mani.

"Si, figurati, credo che risolveremo molto velocemente." Rispose, prendendo il cellulare dalla tasca dei jeans. Rispose velocemente a Raúl che le chiedeva come mai fosse in ritardo. Alma voleva risolvere quella questione al più presto, per togliersi ogni sassolino dalla scarpa.

Quella mattina aveva ricevuto un messaggio da parte di Melisa, la quale non era risultata molto amichevole. Le aveva scritto 'Lascia in pace Marco ed evita di fare sporchi doppi giochi, dato che ormai sei il suo passato.' Un messaggio evidentemente scontroso, a cui lei non riuscì a passare sopra. Non aveva il diritto di scriverle quelle parole, avendola vista mezza volta. Inoltre non capiva quale malizia avesse visto in lei: Alma non aveva si era rivolta in quel modo a Marco e quindi non voleva ricevere quel trattamento.

"È qualcosa di grave?" Domandò Marco, corrucciando la fronte le portando le braccia al petto. Marco era sorpreso di vederla lì, non se l'aspettava. Ma era comunque felice di rivedere ancora una volta la sua Almita.

"No, almeno non c...-" La ragazza smise di colpo di parlare, quando l'ascensore fece un rumore brusco. Fissò Marco con gli occhi spalancati, strinse i pugni e quasi le mancava il respiro. Marco sapeva cosa le stava succedendo e sapeva cosa era appena successo a loro. Alma maledì quell'ascensore, che si era bloccato proprio nel momento in cui c'era lei.

"No no no Alma, Almita, stai tranquilla, tranquilla, va bene?" Marco si avvicinò e le prese le mani, iniziando a guardarla negli occhi lucidi per farsi ascoltare. Alma odiava gli spazi chiusi, prendeva sì l'ascensore, ma guai a rimanerci dentro troppo. Iniziava a respirare molto velocemente e a piangere, fino a che non le mancava il respiro.

"No Marco, ho paura, proprio ora si doveva fermare?!" Esclamò, staccando le mani bruscamente e iniziando a muoverle velocemente. L'ansia non la stava più facendo ragionare. Sbuffò, quando si rese conto che il respiro iniziava ad aumentare senza che lei riuscisse più a controllarlo. Il suo cuore era il gola e lo sentiva battere per tutta la testa e nelle orecchie.

"Alma mi devi ascoltare. Ora io e te ci sediamo, tu ti togli la giacca, e respiriamo insieme piano, senza piangere, così non peggioriamo la situazione, va bene Almita?" Lei appoggiò le mani su quelle di Marco, che si trovavano sul suo viso e iniziò ad annuire lievemente, sentendosi in grande difficoltà a parlare. A Marco era capitato diverse volte di dover gestire quel tipo di situazione, ma rivederla dopo così tanto tempo agitava anche lui.

Lasciò la giacca in un angolo e si sedette, con l'aiuto di Marco. Erano ginocchia contro ginocchia ed erano tre anni che non si trovavano in una situazione così intima. Lei e lui. Il ragazzo asciugò le lacrime sul viso di Alma e le disse di guardarlo negli occhi. Le tenne le mani e iniziò a respirare, inspirare e espirare, ad intervalli regolari, tentando di dissuadere Alma. Mentre lo faceva, le ricordava i momenti passati insieme.

"Ricordi quando ti ho portato a fare lo smile di nascosto dai tuoi? Quando ti ho fatto la sorpresa a scuola? Quando mi hai aiutavi in francese? Oppure quando tu mi hai preso la play 3 e io in cambio ti avevo fatto vincere tutte le partite a Fifa?" Marco provava, invano, non ricevendo neppure un accenno di sorriso da Alma, che ora non piangeva più ma aveva una faccia sofferente e il petto che si gonfiava troppo velocemente. Lei si sentiva morire, nulla riusciva a tranquillizzarla. Certo che si ricordava tutto, come dimenticarlo? Ma in quel momento non sarebbe nemmeno riuscita a pronunciare un si.

"Alma facciamo così, al mio tre tratteniamo il fiato insieme, per cinque secondi." Alma annuì, Marco sapeva come doveva trattarla in quei casi e lo stava facendo molto bene, ricordandosi cosa le piaceva ascoltare. Cose belle, cose che le ricordavano momenti contrari a quello che stava vivendo.

"Uno.. dos.. tres.. cuatro.. cinco." Forse Marco nemmeno se ne rendeva conto, ma stava stritolando le mani di Alma dalla preoccupazione. Lei tornò a respirare, riuscendo a gestire l'aria che entrava e usciva dai suoi polmoni. Ci fu un attimo di silenzio, in cui tenne gli occhi chiusi e la schiena contro il muro di quella dannata ascensore. Stabilizzò il respiro, poi guardò Marco che sorrideva lievemente e gli buttò le braccia al collo. Marco fece un sospiro di sollievo e lei si strinse forte a lui, che la aveva aiutata.

"Gracias gracias." Disse Alma al suo orecchio, non pensando più a quella situazione, ma soltanto a Marco.

"Ma ti pare?" Sussurrò Marco, debolmente, godendosi quel bellissimo abbraccio. Lei si staccò di poco e cercò di sistemare il trucco colato sotto gli occhi. Alma si sentiva a suo agio tra le braccia del suo ex, seduti in mezzo ad un ascensore e forse non sarebbe dovuto essere così. Alzò lo sguardo su Marco, che la guardava serio e improvvisamente sembrava così vicino. Anzi, era sempre più vicino. Così vicino da far sfiorare le loro labbra. Entrambi con gli occhi chiusi e le labbra che si sfioravano, senza fare nulla di più. Come chi non ha il coraggio di fare un azione che avrà delle grandi conseguenze. L'indice di Marco le sfiorava la guancia, facendo un leggero movimento verticale e lei senza rendersene conto stava stringendo un lembo della sua maglia. Il cuore della ragazza batteva ancora forte e quello di lui aveva iniziato non appena le loro labbra si erano toccate. Ma ormai era consapevole dell'effetto che lei gli faceva, da sempre. Alma sentì un brivido dalla schiena di Marco, e lì svanì tutto.

"Marco, no." Mormorò, abbassando d'un tratto il viso, vedendo la sua pelle d'oca. Lui non si scompose, anzi si maledì mentalmente per quel che aveva appena fatto. Un casino. Aveva appena provato a baciare la sua ex, che ora era impegnata, la quale pensava che lui fosse impegnato e quindi ai suoi occhi sarebbe risultato quello di tre anni prima, che stava facendo a Melisa quello che aveva fatto a lei. Strinse gli occhi e si morse il labbro.

"Dios Alma, non volevo. L'ho fatto senza pensare." Mormorò scuotendo il capo, in difficoltà. Lei lo guardò negli occhi e gli fece un sorriso di comprensione, lasciandogli una carezza sul viso. E comunque, le azioni fatte senza pensare non sono quelle comandate dal cuore?

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COLPO DI SCENA!

 Ve lo saresti immaginati? Finalmente hanno vissuto un momento che si può totalmente descrivere come loro. Non sono bellissimi? Quanto vorrei farli baciare, ma non posso :(

Más que nunca || Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora