17 - Cociencia

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Nonostante fossero le 22, faceva già buio pesto. Ma in Russia era così anche d'estate, infatti né Alma né Marco avrebbero mai voluto viverci. Lui se ne stava in camera,  dopo aver chiuso la chiamata con il padre, il quale si congratulava. Era molto emozionato, quel pomeriggio aveva segnato il suo primo gol in una competizione internazionale con la prima squadra, poi era arrivato il secondo e aveva anche rischiato di portarsi il pallone in camera. Era felice della partita che aveva fatto, il mister gli aveva dato una grande chance facendolo partire titolare e lui era obbligato a sfruttarla, come appunto aveva fatto. Fissò per un attimo il telefono, non sapendo se scrivere ad Alma per chiacchierare un po' di sotto. Non sapeva cosa voleva dirle, ma di certo per farla tornare una presenza costante nella sua vita, doveva fare qualcosa. Un messaggio di Isco però gli fece cambiare idea.

Siamo tutti giù nei divanetti nel terrazzo, vieni anche tu

Marco si infilò una maglia, prese una felpa e decise di scendere. In quei pochi giorni era giunto ad una conclusione. Odiava la Russia.

"Arriva il goleador!" I suoi compagni si alzarono dei cori per acclamarlo e accoglierlo. Marco scoppió a ridere e imitó la sua esultanza, quella di mostrare la maglia con il cognome. "Potevi portarti il pallone a casa, peró." Sergio lo ribeccó, ridendo di nuovo.

Allo stesso tempo, qualche piano più in su, Alma era appoggiata alla testiera del letto, dopo aver terminato la chiamata con Raúl. Aveva assoluto bisogno di parlarne, ma non le andava di farlo al cellulare con qualcuno. Le si stringeva il cuore se ripensava a ciò che aveva appena vissuto, ritenendosi ancora una volta una codarda, perché sapeva che non avrebbe mai voluto affrontare quella situazione. Si sentiva così debole, piccola e immatura. La voce del suo ragazzo le aveva ricordato che quel giorno era un anno che si era conosciuti in quel locale a Madrid. Aveva continuato dicendo che avrebbe dovuto perdonarla e che gli mancava molto. E poi quando lui aveva detto ti amo, Alma aveva esitato. Qualche mese prima si era sentita persa quando in una stupida telefonata lui non glielo aveva detto, in quel momento si sentiva persa perché non le era venuto istintivo, perché si era fermata a riflettere.

Alma aveva una tale confusione in testa da farla stare male. Un minuto prima si incolpava per i problemi nella sua relazione, quello dopo pensava che avrebbe dovuto solo seguire il cuore, poi pensava a ciò che Marco le aveva fatto, dopo rimuginava su cosa volesse il suo cuore, qualche istante dopo rifletteva su cosa mantenesse in piedi la sua relazione e se valeva la pena farla stare in piedi. Ma alla fine di tutto l'ultimo pensiero era sempre quello di un ragazzo moro, alto, occhi scuri e sorriso contagioso. Perché era lui il punto cruciale della situazione.

Aveva bisogno di perdere aria e pensare ad altro, quindi decise di scendere perché sapeva che alcuni ragazzi erano rimasti ai divanetti a parlare e chiacchierare. Al contrario di ciò che credeva, neppure lì avrebbe potuto trovare pace. Quando era uscita nel terrazzo, con dei leggins e una felpa presa a Bruxelles, li aveva trovati tutti intorno ai giocatori della Spagna, intenti a fare foto e complimenti. Alma si sedette lontana, di certo non avrebbe potuto andarsene via subito, come una stupida, ma non voleva parlare con Marco in quel momento. Avrebbe dovuto avere una stabilità mentale che alle 23 di sera dopo quella telefonata non aveva. Una volta finito il momento con la nazionale, i ragazzi la raggiunsero e iniziarono a chiacchierare, facendola ridere moltissimo. Erano tre ragazzi e due ragazze, gruppo di amici della sua età, più o meno, che amava il calcio. Parlarono della nazionale, delle loro passioni e fecero parlare ad Alma le sue sette lingue. Si era divertita.

"Alma cos'hai?" Non sapeva come, ma si erano trovati lei e Marco da soli e inevitabilmente avrebbe dovuto parlarci. La ragazza chiuse gli occhi, spossata, e scosse il capo.

"Niente."

"Non puoi mentirmi." Marco disse queste parole senza pensarci, perché erano la pura verità. La vedeva esausta, con delle occhiaie scure e la testa sembrava piena. Voleva accarezzarle il viso, ma si trattenne perché non poteva prendersi tutte quelle libertà.

"Sei stato bravo oggi, hai fatto una bellissima partita." Alma voleva spostare l'attenzione da sé e Marco glielo concedette perché non sapeva in che modo insistere. Lei fece un sorriso, complimentandosi. Lui non sapeva se dirglielo, anche lui era confuso. Ma non su cosa volesse, lui voleva Alma. Su come agire, come comportarsi con lei, perché gli pareva di avere a che fare con il cristallo. Prezioso ma tanto delicato.

"Sai che dopo il secondo gol ho pensato a te?" Alma sentì un pugno nella pancia. Essere guardata con quel sorriso, la sua instabilità e il cuore che vacillava. Le scoppiava nel petto perché non avrebbe mai voluto sentire quelle parole, perché non erano giuste in quel momento e perché erano troppo grandi da riuscire a sopportare.

"Basta Marco, basta. Ne ho abbastanza di questa situazione che si è creata praticamente da quando sei tornato nella mia vita. Mi hai riempito la testa di dubbi, incertezze. Ho promesso a Raúl che non ti avrei parlato durante questo viaggio, perché ha scoperto di quello stupido quasi bacio, dato che io non ho avuto il coraggio di dirglielo. Io ho mentito a lui, per te e questo non sarebbe mai dovuto succedere. In più ora che sono qui tu ci provi con le frasi carine sapendo che ho una relazione! Io che ho ancora mentito alla persona che sta al mio fianco, per te. Dopo tutto ciò che è successo." Quelle parole, dette con tono alto, sprezzante e arrabbiato, erano frutto della consapevolezza che Alma aveva appena acquisito. Bastava analizzarle un po' più a fondo per capire che quello era un rimprovero a sé stessa, scagliato con impeto contro Marco. Lo sguardo di lui si spegneva man mano e lei non volle restare lì altri secondi per vedere cosa sarebbe successo. Era scappata in camera, aveva preso le scale di corsa e si era buttata sul letto a pancia in giù, per poi affondare la testa nel cuscino. La consapevolezza di provare ancora qualcosa, perché non stai così se il sentimento è morto.

Marco si era preso la testa tra le mani, stringendo forte le ciocche di capelli. Poi sbattere una mano sul cuscino e scosse la testa. Era stato uno stupido. Come sempre, con Alma non era più capace a fare la cosa corretta. Con quella frase da chi ci prova spudoratamente, l'aveva allontanata probabilmente in modo definitivo e quasi gli veniva da insultare Javi, perché si era ricordato del suo consiglio. Ma invece l'unico colpevole era lui, che aveva osato troppo con quelle parole.

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DRAMAAA DRAMAAA

Sto volando finalmente un po' di drama come si deve! Lasciatemi le vostre opinioni qui sotto, alla prossima

Más que nunca || Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora