33 - Campeón

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Marco guardò nell'armadio e prese a caso una delle tante magliette del Real Madrid che aveva. Si era immaginato diverse volte come Alma sarebbe potuta apparire con quella maglia addosso, e diverse volte si era risposto che sarebbe stata bellissima. Come quando indossava quelle del Mallorca, d'altronde. Si recò in sala con la maglia stretta in un pugno e un sorriso sul volto.

"¿Qué haces?" Gli chiese il padre, che lo guardava incuriosito dalla veranda. Gilberto non sapeva molto, ma un giorno era capitato a casa di Marco e lì con lui c'era anche Alma. Questo gli era bastato per capire che ciò che stava accadendo al figlio in quel periodo, era semplicemente amore. Non si era mai intromesso nelle sue questioni, ma era sempre stato presente nel caso in cui avesse voluto un consiglio. 

"È per Alma, le voglio chiedere di venire a vedermi domani." Marco si avvicinò, lasciando la maglia sul bracciolo del divano. Era curioso di sapere cosa sapeva e cosa pensava suo padre di quella situazione. 

"Siete tornati insieme?" Domandò, dopo aver guardato il figlio sedersi sulla poltroncina di fianco alla sua. 

"Non proprio, però..." Marco si voltò verso di lui facendo un mezzo sorriso. In realtà con sapeva nemmeno come continuare. Un paio di sere Alma aveva dormito da lui, spesso erano tornati a casa insieme, trascorrevano alcuni momenti liberi insieme, ma non troppi, perché comunque entrambi non volevano partire a mille. Lui le lasciava il suo tempo e lei ne era felice, anche se talvolta avrebbe voluto bruciare tutte le tappe. E per ultimo, si baciavano in continuazione. Anche davanti a Raquel, Igor, Isco, Sara, davanti alla Ciudad, davanti a casa di Alma e ovunque. Lo avevano saputo anche Javi, Brandon e tutti gli altri. Insomma in quei pochi giorni tutti sapevano che erano ritornati ad essere qualcosa, ma nessuno dei due sapeva precisamente cosa.

"Ti sei fatto perdonare." Gilberto finì la frase al posto di Marco, vedendolo esitare per qualche istante. Quello di Marco era stato un errore di pura immaturità e gioventù, sapeva che non l'avrebbe più fatto. Marco annuì, rendendosi conto che era riuscito nel suo intento. Aveva riconquistato - o quasi - l'unica donna che avesse mai amato in tutta la sua vita.

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Alma piegava la testa di Raquel all'indietro, facendola appoggiare sullo schienale della sedia così da poter farle le sopracciglia con la pinzetta. A parte le discussioni stupide, vivere con la propria migliore amica aveva dei grossi vantaggi. 

"Senti, io ho deciso. Da questo mese ti verso metà affitto." Alma era già pronta a vederla Raquel blaterare come una pazza. Anche se quest'ultima veniva da una famiglia che tutto sommato stava bene economicamente, aveva sempre odiato evidenziarlo. Amava guadagnarsi tutto da sola, infatti durante il percorso universitario lavorava e viveva in appartamento piccolo. Non lo faceva sapere a nessuno, ma a chi voleva bene dava sempre un grande aiuto in caso di bisogno, come Alma. "Dai, allora pago almeno l'elettricità, la luce, qualcosa, che ne so!" Continuò disperata, sentendo le continue negazioni dell'amica. Il battibecco cessò quando furono interrotte dal suono del telefono di Raquel. Alma si voltò, sentendo il suono e lo prese.

"ANGEL?" Quasi urlò quando vide quel nome, il nome del suo amico, con cui la sua amica si era divertita. Raquel si alzò immediatamente in piedi, si morse il labbro e si strinse nelle spalle, sbuffando sonoramente. Mentre il telefono in mano ad Alma, super sorridente, continuava a squillare.

"Senti, se stai zitta tutta la chiamata ti spiego." Disse velocemente, prendendole il telefono dalle mani e aspettando un cenno d'intesa, prima di rispondere.

"Ci mancherebbe, stronza!" Le sussurrò Alma spingendola, vedendo il sorrisetto sul suo volto non appena la voce di Angel aveva risuonato nelle sue orecchie. 

Dieci minuti e mille frecciatine dopo, finalmente riuscì a sapere ogni dettaglio. Raquel e Angel non erano solo finiti a letto insieme, ma avevano parlato tantissimo, tanto che si era subito capito che entrambi non volevano solo quello. Così avevano iniziato a sentirsi, scriversi, per vedere come sarebbe andata e conoscersi meglio. Ma con la condizione di non dire nulla a nessuno per non essere influenzati. Ci voleva un attimo ad immaginare bellissima una situazione in cui i due migliori amici stanno con le due migliori amiche. Non volevano correre il rischio di farsi prendere dall'euforia. E poi, non sapevano nemmeno cos'erano, quindi era inutile sbandierarlo. 

Más que nunca || Marco AsensioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora