il freddo della notte.

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Irama dormiva poco, pochissimo.
Le occhiaie nere, che sotto ai suoi occhi chiarissimi risaltavano ancora di più, ne erano la prova.

Non era colpa dell'insonnia, degli incubi o di qualcosa di simile, in realtà non c'era colpa che si potesse addossare a qualcuno che non fosse Irama. Era un scelta, più che altro.

Semplicemente, amava la notte. La pace e la tranquillità che trasmetteva non lo facevano dormire. Contraddittorio, si, ma aveva senso. Per lui quella pace meritava di essere vissuta, di essere usata, e non per dormire.

Quindi si metteva a scrivere canzoni, spargendo fogli dappertutto, faceva partire la sua playlist preferita e si godeva il cielo stellato, dando sfogo alle sue emozioni, trasformandole in parole o note. Così aveva scritto la maggior parte delle sue canzoni: al buio, solo, con la mente altrove, mentre si deliziava del colore scuro della notte. 

Era uno di quei momenti in cui Irama lasciava da parte preoccupazioni e paure e si abbandonava alla mercé dei suoi sentimenti, che stranamente, come lui, trovavano il loro tempo e il loro spazio solo la notte.

Da quando era entrato ad Amici le sue emozioni erano sempre più chiuse, però. Neanche la notte sembrava in grado di risvegliarle. Aveva sempre avuto una tendenza al chiudersi in se stesso, ma quella nuova avventura lo stava portando a non esternare neanche un minimo di empatia per paura di troppe cose.

Irama sperava che quella fosse la notte giusta lasciarsi andare, o quanto meno rilassarsi, mettere da parte i troppi pensieri e scrivere qualcosa, ma, quando sentì il fruscio dell'acqua della doccia, capì che non sarebbe stato così.

Si girò, perso nell'oscurità della camera che divideva con Einar e Simone, e notò che quest'ultimo dormiva beatamente nel letto dalla parte opposta alla sua.

'Einar', pensò.

Einar aveva deciso di farsi una doccia in piena notte, disturbandolo. Se fosse perché ne aveva realmente bisogno o se lo avesse fatto solo per fare un dispetto ad Irama questo lui non lo sapeva e, con il senno di poi, neanche gli importava, visto la reazione che ebbe poco dopo.

L'acqua continuava a scorrere con quel suo picchiettare tedioso ogni volta che finiva sulle piastrelle della doccia, provocando non poco fastidio in Filippo, che avrebbe staccato volentieri l'acqua calda, solo per provocare ad Einar un'influenza momentanea o solo qualche tacca di febbre.

Un po' cattivo, sicuramente, ma era quello che meritava per aver rovinato una notte che poteva essere quella giusta per Irama per creare qualche nuova canzone.

Aspettò, non troppo pazientemente, che smettesse, cercando di contare i minuti.
'Non può metterci chissà quanto', pensò.

E più i minuti passavano, più i rumori si intensificavano. All'acqua si aggiunse quel fastidio strofinio della spugna e il rumore della bottiglietta di plastica di shampoo che veniva spremuta. E iniziò un ciclo di rumori, fastidi e nervi a fior di pelle per Irama, che maledisse mentalmente e più di una volta il suo compagno di stanza e i muri di quel fottuto hotel, che erano così sottili da far arrivare forte e chiaro ogni tipo di rumore. 

Acqua, spugna, shampoo.
Filippo tirò le coperte fino alle orecchie.
Acqua, spugna, shampoo.
Mise la testa sotto il cuscino reprimendo un urlo di esasperazione.
Acqua, spugna, sham-

Stop.

Nessun altro rumore, finalmente.

Scostò le coperte e tolse la testa dal cuscino, tornando a respirare normalmente, cercando di calmarsi.
La nottata per scrivere era andata, non sarebbe mai riuscito a ritrovare la pace essenziale per scrivere, ma almeno avrebbe potuto addormentarsi prima delle tre.

Due cristalli di neve. » EiramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora