dimmi che cosa resterà.

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ciao ragazze!
ecco, finalmente, un altro capitolo.
non voglio dilungarmi troppo perché questa volta è tutto da leggere e non voglio farvi perdere altro tempo inutile.
vi ringrazio delle 29 mila letture e di tutti i bei commenti, siete dolcissime.
vi ricordo che potete trovarmi su instagram e twitter con il nickname @cuddlepoetry e che potete commentare la fanfiction con l'#duecristallidineve.
perdonatemi per eventuali errori di battitura, cercherò di correggerli tutti il prima possibile.
detto questo, vi lascio al capitolo!
spero vi piaccia,
buona lettura!
mar.









Svegliarsi senza fretta e con un sorriso spontaneo sul volto, stiracchiarsi tra il tepore delle coperte e del piumone, guardare la finestra e scorgere un fascio di luce farsi spazio tra le nuvole scure, sbagliare e sentirsi riposato. Einar aveva classificato queste cose come le migliori che potessero capitare in una domenica mattina di pieno autunno. Roma si stava svegliando piano, dipingendo il cielo di colori pastello, quasi caldi, quando il ragazzo si alzò e guardò l'orario. Erano appena le sei e mezza.

Era la prima volta, dopo tanto tempo, che Einar non si svegliava con un mal di testa martellante alle tempie e la voglia di vomitare qualsiasi tipo di sostanza da lui ingerita. Era sereno, riposato ed era quasi felice di essersi svegliato così presto, avendo l'opportunità di guardare quel dipinto che era la città eterna all'alba.

La serata al Gianicolo era stata una delle più belle. Non aveva toccato alcol, si era sentito leggero solo parlando, confidando a Filippo il suo passato e ascoltando rapito ciò che lui aveva da dirgli. Tra le luci di Roma avevano ricordato il loro vissuto, ciò che li aveva lacerati, un passato troppo crudele per due anime fragili come le loro, avevano ricordato le ferite e le botte, tra lacrime mai versate e singhiozzi nascosti del retro di una gola secca. Tra le luci di Roma avevano ricordato qualcosa di vecchio, qualcosa che avevano superato, quel qualcosa che li aveva portati lì, con la pelle più forte e il cuore meno sanguinante, ad inseguire nuovamente i loro sogni, con più forza nelle gambe per correre fino al traguardo, sperando in una vittoria. Tra le luci di Roma avevano unito le loro mani e le loro menti, avevano mischiato carnagioni e profumi, avevano intrecciato dita che non non volevano staccarsi e che si trasmettevano calore, che si accarezzavano piano, lontano da qualsiasi dolore. Non avevano pensato a nulla, si erano lasciati trasportare dall'atmosfera e da quella musica leggera che proveniva da un bar in fondo alla strada, mentre i loro occhi si illuminavano di felicità.

Era sereno quando osservava rapito il sorgere del sole, ripensando alle emozioni provate la sera precedente. Era felice.

Decise di chiudersi in bagno e fare una doccia calda, almeno quella mattina non avrebbe litigato con Filippo e non avrebbe disturbato Simone. Si beò della sensazione dell'acqua calda scorrere sulla sua pelle, mentre strofinava piano la spugna piena di sapone sul corpo, ruotando il collo sentendosi appagato. Lasciò che tutti i muscoli si rilassassero, mentre dalla finestra del bagno il sole cominciava a fare capolino, illuminando la stanza di un colore bellissimo, un giallo pastello ma allo stesso tempo luminoso che si batteva sulle piastrelle bianche della doccia. Stette per un po' sotto il getto, a rilassarsi, godendosi il profumo creato dall'unione dell'odore muschiato del bagnoschiuma e dallo shampoo al cocco. Non si rese conto del tempo che passava e dei minuti che stava passando chiuso tra le pareti di vetro leggermente opaco.

Una volta uscito prese il telefono e si accorse dell'orario. Le sette in punto. Aveva impiegato mezz'ora per una doccia, ma la cosa non capitava spesso e non avrebbe avuto molte altre occasioni per rifarla, motivi per i quali non si sentì in colpa. Posò il telefono e avvolse il suo corpo in un'asciugamano, legandolo alla vita dopo aver asciugato il petto, e con un'altra cominciò a sfregare i capelli, provando ad asciugarli. Pettinò il ciuffo che cadeva lungo l'occhio, coprendolo leggermente, mentre le gocce scendevano e bagnavano la sua pelle, lasciando una scia d'acqua lungo il collo.

Due cristalli di neve. » EiramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora