all'emozione che inibisce ogni difesa

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No, non sono morta!
Ciao a tutte ragazze! Scusate l'attesa indescrivibile, davvero, perdonatemi.
Ma sono tornata e questo è ciò che conta, no?
Ecco, quindi non mi dilungo troppo con scuse, premesse e roba varia e vi lascio al capitolo.
Spero vi piaccia!
Buona lettura,
mar.



Il tempo passò più in fretta del previsto e, prima che Einar se ne potesse rendere conto, tutti i ragazzi si ritrovarono a fare i conti con l'ansia per l'ammissione al serale della diciassettesima edizione di Amici.

Le vacanze erano finite, le temperature erano scese, le canzoni e le prove aumentate e l'attesa divorava il fegato di cantanti e ballerini che si mettevano a nudo davanti alla commissione e davano tutti se stessi nella speranza di afferrare quella tanto voluta maglia verde che avrebbe segnato un nuovo inizio per la vita di tutti.

Rientrare alla routine di un programma tv non era di certo una cosa facile, ma, per fortuna di Einar, c'era chi rendeva più piacevole tutta quella salita.

Simone, ad esempio, gli migliorava la giornata con le sue solite battute e imprecazioni in romano quando qualcosa andava male. Anche lui era stressato, ma riusciva a nasconderla bene con il suo umorismo e il suo essere contento di stare nella sua città, con i suoi amici e, adesso, persino una ragazza. Lui ed Emma avevano ufficializzato la loro relazione con poche persone, ancora non volevano che si sapesse in giro, e quando erano in hotel Einar li vedeva sempre sgattaiolare nei posti più appartati per un po' di intimità.

E poi c'era Filippo. Non glielo aveva detto che gli era mancato tanto, lui e i suoi occhi, le sue piume, la sua voce, perché non aveva bisogno di dirlo, lo aveva capito. Filippo lo aveva capito quando Einar, il pomeriggio dopo le prime prove lo aveva portato in camera loro e lo aveva steso sul letto e cominciato a baciarlo con delicatezza e bisogno, quando aveva cominciato a torturargli il collo, mentre, tra un bacio e l'altro, gli ripeteva quanto amava il suo profumo, quanto fosse bello sentirlo così da vicino e quanto era innamorato di lui.

Quando stavano insieme, a nessuno dei due importava più di tanto della competizione, del serale, della maglia o della vittoria, perché il loro percorso lo avevano già costruito e la loro vincita se la tenevano stretta tra le braccia ogni sera, quindi a chi importava di una maglia verde, blu o bianca quando avevano tra le mani un premio di maggior valore?

Mentre le prove andavano avanti senza sosta e i ragazzi si alternavano tra una sala e l'altre, Einar si preparava emotivamente per quel pomeriggio, perché avrebbe avuto una sfida importante e molti ipotizzavano si trattasse della prima sfida per l'accessione al serale.

Camminava avanti e indietro per tutto lo studio, si mangiava le unghie fino ad arrivare alla pelle, saltellava sul posto per smaltire la tensione e sudava, sudava freddo. Aveva paura perché nonostante avesse provato tanto, sapeva che lì, in quel momento, il panico avrebbe avuto la meglio, avrebbe vinto cento a zero contro di lui e avrebbe lasciato quel posto che gli aveva dato tanto nel modo peggiore, da sconfitto.

Continuava a camminare e decise di uscire dalla sala relax e camminare un po' per i corridoi, cercando aria fresca, aria nuova, volendo calmarsi ma senza risultati. Continuando a camminare a testa basta e mormorare i testi delle canzoni con cui doveva esibirsi, non si accorse che dalla sala prove era uscito qualcuno che si stava avvicinando di soppiatto a lui.

«Boo!»

Einar saltò su se stesso e si girò di scatto, con gli occhi spalancati e il cuore a mille per lo spavento. Gli si formò un nodo in gola che si sciolse solo quando, voltandosi, si trovò davanti un viso familiare.

«Cristo, Filippo! Mi hai fatto prendere un infarto, non farlo mai più!» disse, con una mano sul cuore e provando a respirare per calmarsi un attimo.

Due cristalli di neve. » EiramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora