casa.

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Ciao a tutte ragazze!
Ecco, finalmente, un nuovo capitolo.
Scusatemi immensamente per il ritardo e l'attesa ma finalmente sono tornata. La scuola è finita, l'estate è iniziata e io avrò più tempo per scrivere. Spero di farmi perdonare con questo capitolo, anche questa volta è dal punto di vista di Filippo!
Anche se fa strano scrivere di Natale e dell'inverno il 17 giugno, il capitolo è arrivato e ci sarà da piangere. Non preoccupatevi, a breve tornano i sorrisi, promesso.
Non mi dilungo troppo, vi ringrazio semplicemente per la pazienza e il supporto, siete pazzesche. Grazie mille.
Perdonatemi per eventuali errori di battitura, cercherò di correggerli tutti il prima possibile.
Vi ricordo che se volete commentare la fanfiction potete farlo su Twitter, dove mi trovate con il nick @cuddlepoetry con l'#duecristallidineve o scrivermi su instagram, mi trovate anche lì con lo stesso nome.
Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate.
Buona lettura,
Mar.





Natale significa rosso e verde ovunque, palline colorate in ogni angolo della casa, maglioni pesanti, Micheal Bublé e "Last Christmas" perennemente in radio, le previsioni meteo che assicurano una neve che non cadrà mai, lucine per la città, tizi travestiti da Babbo Natale per consegnare volantini o accogliere clienti e corse contro il tempo per comprare i regali dell'ultimo minuto.

Vigilia di Natale, per Filippo, significava la madre disperata in cucina, che si riempiva di odori a contrasto tra loro, che cercava di fare tutto ciò che aveva in programma prima che arrivassero gli ospiti, amici e parenti, a casa loro, per festeggiare, scartare regali, mangiare il pandoro ed essere sereni, tutti insieme. Significava sua sorella che incartava minuziosamente i regali per la sua famiglia e il fidanzato, significava il ritorno del padre a pezzi dal lavoro che si buttava sul divano e si godeva divertito la visione della moglie che impazziva tra pentole e forno, che gli aveva severamente proibito di mettere piede in cucina per farsi aiutare perché "al cenone di Natale devo pensarci io, altrimenti tu mangi tutto e combini casini" gli aveva detto, e della figlia che tra nastri adesivi e glitter dava il meglio di se per cercare di comporre una scatola quantomeno carina, finendo sempre per distruggere tutto sul finale presa da un attacco di nervoso.

Filippo, appoggiato all'entrata del salotto, guardava tutte queste scene, osservava la sua famiglia con una Peroni ghiacciata in mano e sorrideva, perso tra il calore che quella casa emanava e tra gli addobbi colorati, felice di rivivere quei momenti che tanto gli erano mancati, nel profondo di un cuore che non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce.

Erano appena le cinque del pomeriggio, il cielo di Monza era già scuro e nuvoloso, il vento fuori spostava gli alberi e faceva freddo, tanto freddo.

Il ragazzo era rientrato da poco da un'uscita con Lorenzo, il suo migliore amico, in cui si erano scambiati i loro regali -Filippo era andato sul sicuro e gli aveva regalato un nuovo obbiettivo per la sua macchina fotografica, vista la passione dell'amico- e avevano parlato di tutto, dell'esperienza, del futuro in cui Lorenzo avrebbe continuato ad essere non solo il suo migliore amico, ma parte integrante e fondamentale del team di Irama, il suo personaggio che stava crescendo, stava creando delle novità e stava ricominciando, anche meglio delle scorse volte. Avevano parlato di tutto, anche di Lorenzo e di come stesse andando avanti la sua vita da ragazzo fidanzato e da fotografo quasi professionista, o almeno, così lo chiamava il cantante per scherzare quando erano soli. Avevano parlato di tutto, ma Filippo non aveva neanche accennato alla relazione con Einar. Gli aveva solo detto che adesso erano amici, che non si odiavano più -e nella sua mente un "grazie al cazzo" uscì spontaneo, ma non lo pronunciò mai ad alta voce- e che adesso vivere con lui era 'quasi' piacevole.  
Si fidava di Lorenzo, sapeva che non avrebbe mai reagito male, voleva dirgli tutto, ma voleva parlare prima con la sua famiglia, con suo padre e sua madre, voleva togliersi quel peso poco alla volta, ma aveva bisogno di farlo a piccoli passi, una persona per volta.

Due cristalli di neve. » EiramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora