emozioni inverse.

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ciao a tutte ragazze!
finalmente, dopo tanto tempo, sono tornata con un nuovo capitolo.
volevo solo dirvi che questo capitolo va oltre la semplice tensione, per la prima volta inizierete a capire come sono fatti Einar e Filippo in questa fanfiction, per la prima volta entrano in gioco delle emozioni importanti, per questo ci ho messo un po' per pubblicarlo ma, dopo ben tre giorni passati a scrivere, cancellare e riscrivere, ecco a voi "emozioni inverse".
sono ben più di 8700 parole, quindi ne avrete di cose da leggere, ahah!
perdonatemi per eventuali errori di battitura, cercherò di correggerli il prima possibile.
vi ricordo di seguirmi su Twitter, dove mi trovate come @cuddlepoetry.
lì posto spoiler sulla storia, qualcosa in più dedicata agli eiram e su tw potete commentare la fanfiction all'#duecristallidineve, se volete!
ho aperto anche un profilo instagram nuovo, sempre @cuddlepoetry e in questi giorni pubblicherò il primo post.
bene, detto questo, vi lascio al capitolo!
spero vi piaccia,
buona lettura!
mar.








Einar era alla mercé delle sue emozioni.

Emozioni troppo grandi per essere controllate, emozioni che lo comandavano e che prendevano possesso di corpo e mente, portando Einar a diventare quasi uno schiavo ai servizi dei suoi sentimenti.
Non era impulsivo, non riusciva semplicemente a controllare ciò che cuore, pancia e testa dicevano.

Piangeva spesso e sorrideva altrettante volte, si tranquillizzava con poco, come con una carezza o una canzone che gli ricordava la sua infanzia, si divertiva con niente, andava nel pallone anche per piccole cose e aveva paura. Paura di molte cose.

Dei cambiamenti, prima di tutto. Tendeva a rifugiarsi nelle sicurezze quotidiane, in una monotonia che non lo avrebbe mai ferito, in una bolla fatta di cose conosciute e provate che sapeva non lo avrebbe mai soffocato. I cambiamenti lo terrorizzavano e lo intrappolavano in una rete di domande e dubbi dalla quale difficilmente usciva, se non dopo aver portato quel cambiamento ad essere una parte della sua vita, cosa che accadeva solo dopo un lungo periodo.

Delle delusioni. Aveva paura di mettere tutto se stesso in qualcosa che dopo lo avrebbe ferito, che lo avrebbe distrutto. Aveva paura di illudersi, di sperare troppo in qualcosa che non sarebbe mai successo e di rimanere deluso, perso nei "se" e nei "ma", tra rimpianti e rimorsi, addossandosi tutte le colpe del fallimento e della delusione.

Era insicuro, incerto riguardo tutto, se stesso compreso. Non prendeva decisioni facilmente ed aveva un carattere così fragile che anche il minimo dolore lo mandava a terra. Spesso si sentiva inadeguato, perché non era abbastanza forte da sopportare tutto ciò che gli capitava. Si sentiva inadeguato in mezzo agli altri che, invece, a differenza sua, affrontavano le cose con più virilità. Si sentiva inadeguato quando piangeva, davanti agli altri soprattutto, perché lo vedeva come un segno di debolezza, perché piangere davanti a tutti per lui era un'umiliazione. Aveva maledetto se stesso e il suo cuore tutte le volte che le lacrime uscivano prima ancora che lui potesse fermarle.

Era sensibile, vulnerabile, bastava poco e cadeva a terra, senza forze per rialzarsi. Era fragile e con il carattere raro. Einar non era solo questo, non era solo fragilità e delicatezza, era anche simpatia e intelligenza, voglia di fare e tanto amore che, però, lasciava trasparire con metodi tutti suoi, cosa che lo rendeva ancora più speciale. Era una persona buona, dall'animo gentile e disponibile, una di quelle persone che regalava sorrisi alle persone per strada e cedeva il posto agli anziani nella metro, una di quelle persone che ti ispira simpatia al primo sguardo.

O almeno, questo era quello che credevano alcune persone, non tutte di certo. Filippo era la perfetta rappresentazione della frase "l'eccezione che conferma la regola".

Due cristalli di neve. » EiramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora