io ti chiedo ancora il senso che ci lega.

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ciao ragazze!
scusatemi tanto se vi ho fatto aspettare per questo capitolo ma sono un sacco lunghi ed impegnativi e spero che valga la pena aspettare!
comunque, sono tanto felice che l'altro capitolo vi sia piaciuto e ne approfitto per ringraziarvi per le 27mila letture, grazie infinite.
avrete un po' di cose da leggere in questo capitolo da oltre seimila parole, vi avverto!
vi ricordo che potete commentare la fanfiction su Twitter con l'#duecristallidineve. Mi trovate lì e su instagram con il nickname @cuddlepoetry, dove vi spoilero un po' i capitoli e vi tengo aggiornate sulla storia.
ah, sappiate che un po' di tempo fa ho scritto una One Shot che potete trovare nel profilo con il titolo "Andiamo via", sempre su Einar e Filippo. se volete, potete leggere anche quella!
Vi consiglio di ascoltare "Chi ama non dimentica" di Einar nel momento in cui inizia a cantarla, vi farà entrare di più nel capitolo!
perdonatemi per eventuali errori di battitura, ma scrivendo con il telefono è facile sbagliare e non accorgersene. cercherò di correggerli tutti il prima possibile!
spero che il capitolo vi piaccia, buona lettura!
mar.





Einar sapeva che la sua vita sarebbe cambiata completamente grazie ad Amici.

Nonostante ciò gli incutesse non poca paura, ne era felice. Stavano cambiando molte cose.

Stava cambiando il suo modo di cantare. Stava imparando a controllare la sua voce, a non stonare nelle note più alte e stava imparando come memorizzare più velocemente i testi, con trucchetti che spesso gli suggerivano anche gli altri cantanti della scuola. Era lì specialmente per quello, per imparare e migliorarsi come cantante e cantautore. Più passava il tempo, più Einar maturava sotto il punto di vista musicale. Anche stare su un palco, davanti a centinaia di persone presenti e altre migliaia che lo osservavano da casa, non gli causava più la stessa ansia e la stessa paura che, invece, aveva i primi giorni. Non era sciolto, aveva ancora qualcosa che lo bloccava lì, sul suo posto attaccato al microfono, ma almeno non tremava più come un cucciolo impaurito in mezzo ad un branco di lupi pronto a sbranarlo. Per i primi giorni quella era l'esatta rappresentazione di come si sentiva Einar. Piccolo e indifeso in mezzo a persone più grandi e con più talento di lui, si sentiva fuori posto e troppo debole per riuscire a sostenere le sfide con gli altri. Ogni sfida equivaleva a tachicardia, sudore e ansia. Con il tempo anche quelle emozioni stavano cominciando a scomparire per lasciare spazio alla voglia di cantare e il cuore leggero.

Stava cambiando anche il suo carattere. Cominciava ad essere diverso. La timidezza che per le prime volte aveva caratterizzato le sue chiacchierate con compagni e professori iniziava ad andarsene, per lasciare spazio ad un Einar tranquillo, divertente e stranamente socievole. L'ansia di non essere all'altezza svanì quando si rese conto che era lì per imparare, che comunque fosse andata a finire lui ne sarebbe uscito vincitore grazie a tutti gli insegnamenti ricevuti durante il percorso. Svanì anche quando si rese conto che anche gli altri erano umani tanto quanto lui, che anche loro avevano le loro paure e i loro difetti e che, come lui, erano ancora cantanti da formare, come opere nelle mani di un pittore. Le pennellate cariche di insegnamenti e consigli arrivavano piano, senza fretta, dando forma ad un'opera lirica che, una volta finito amici, Einar avrebbe sfoggiato con l'orgoglio di chi da schizzo era riuscito a diventare quadro, di chi da principiante ne era uscito cantante. Iniziò anche ad avere più sicurezza di se stesso e delle sue capacità. Quello però, dovette ammettere almeno a se stesso, oltre ad essere stata la parte più difficile, era stata anche la parte che si era realizzata grazie a Filippo.

Stava cambiando anche il suo rapporto con lui. Si erano urlati contro tutto il loro odio, si erano coperti di lividi dettati dalla rabbia, si erano sgualciti i vestiti a furia di tirarli e il cuore a furia di colpirlo con frasi sussurrate con gli occhi rossi dalle lacrime e dall'ira. Avevano colpito punti sensibili, avevano preso in pieno due cuori troppi fragili per restare intatti, intatti dopo che una freccia che aveva inciso sul suo legno le ultime cose che volevano sentirsi dire lì colpì al centro del petto, perforandolo e facendone uscire sangue e lacrime. E poi raggiunsero il culmine, e non fu più solo una questione di frecce, ma di chiodi arrugginiti, aghi pungenti e lame affilate, tutte sotto forma di pugni o schiaffi, di urla e sussurri, che creavano lividi e rossori sulle pelli già martoriate dal tempo e dal passato. E poi nonostante le ferite fossero ancora aperte e bruciassero addosso ogni volta che si guardavano, furono chiusi in una sala prove e tra canzoni e prove, le ferite si rimarginavano e gli occhi cominciavano a non bruciare più. Forse per colpa della produzione o per colpa di Simone, forse per i sensi di colpa o i rimpianti, ma Einar e Filippo iniziarono così, piano e lentamente, a diventare sempre meno ostili, sempre più civili. Quando Filippo lo aiutò, Einar non riuscì più a capire nulla. Quel ragazzo gli aveva tirato fuori le emozioni che gli mancavano, la forza e la voglia di cantare nonostante in quel momento avesse il morale sotto ai piedi. Non sapevano definirsi. Non erano amici, ma non si odiavano. Non era sconosciuti, ma non erano così uniti. Cos'erano? Einar non seppe darsi una risposta.

Due cristalli di neve. » EiramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora