l'hai nascosta bene questa parte tua.

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ciao ragazze!
Ecco, finalmente, un nuovo capitolo!
scusate l'attesa, ma, come leggerete, questo capitolo è stato abbastanza impegnativo.
non vi spoilero nulla, giuro!
vi ringrazio immensamente per i commenti, letture e i voti, è bellissimo sapere che la storia vi sta appassionando, grazie mille.
vi ricordo che potete commentarla con l'#duecristallidineve su Twitter, dove mi trovate come @cuddlepoetry e, da un po', anche su instagram!
in questo capitolo c'è anche una foto, ditemi se vi piace così rimedio e ne pubblico una per ogni capitolo e quelli già postati.
vi ricordo che sul profilo c'è anche una One Shot, sempre Eiram, dal titolo "Andiamo via". Se volete leggerla, la trovate sul profilo.
Perdonatemi per eventuali errori di battitura, cercherò di correggerli tutti il prima possibile.
e nulla, questo è tutto.
spero che il capitolo vi piaccia,
buona lettura!
mar.




Einar era bravo a ricominciare.

Quando i cambiamenti di cui aveva tanta paura piombavano nella sua vita e stravolgevano tutto, lui sapeva che avrebbe dovuto ricominciare. E lo faceva dannatamente bene. Non subito, però.

Passava serate a piangere, a nascondere il viso nel suo cuscino e a reprimere i singhiozzi nel retro della gola, dove trovavano la loro fine, morivano lì, tra bruciore e dolore, senza mai uscirne vivi. Piangeva con il cuore che si spaccava dalla paura e che macchiava le sue bianche speranze con un rosso carminio. Piangeva con il petto che sussultava e il cuore che sbatteva contro le ossa della gabbia toracica che sembravano tanti spilli pronti a bucarlo. Il povero cuore che chiedeva pietà, ed Einar se lo immaginava pieno di ferite e di graffi a combattere contro il suo petto per fuggire e scappare in un corpo più felice, meno fragile. Si scusava con il suo cuore per averlo maltrattato tante volte, per averlo reso debole e per non avere neanche un po' di colla per rimettere insieme i pezzi sparsi per una strada fatta di dolori e delusioni.

Questo succedeva quando Einar cambiava. Abbandonava qualcosa di sicuro, qualcosa che conosceva, che sapeva, per qualcosa di sconosciuto, di nuovo, che non aveva mai sperimentato, entrando in qualcosa di nuovo. Ne aveva paura perché non conosceva e, si sa, l'essere umano ha paura dell'ignoto fin quando questo non diventa routine. Einar aveva paura di tutto ciò che usciva fuori dai suoi schemi, dalle sue abitudini. Aveva paura di rimanerne scottato, deluso, affranto. Aveva paura di uscirne più debole e fragile di prima, per questo si precludeva un sacco di cose e accumulava rimpianti.

Aveva sempre reagito così. Quando da Cuba si trasferì a Brescia passò due intere giornate chiuso tra le mura della sua nuova camera a pensare a come sarebbe stata la sua nuova vita lì, tra paure per le nuove cose e mancanze per quelle vecchie, tra dubbi e domande. Quando cominciò a cantare passò un intero pomeriggio a riascoltare la canzone che aveva inciso chiedendosi se fosse quantomeno decente e se non stesse facendo una cazzata a buttarsi in una cosa così grande come il canto. Pianse anche in quei momenti, specialmente quando più di una porta gli fu sbattuta in faccia e lui si trovava davanti ad un "NO" scritto a caratteri cubitali che gli impediva di andare avanti. Quando poi decise di tentare con Amici, passò l'intera serata in cui fece i casting a pensare al peggio, a credere che anche quella volta sarebbe andata male e che non ce l'avrebbe fatta.

Ma aveva ricominciato. Sempre.
Si era asciugato le lacrime e aveva messo le bende al suo cuore sanguinante, aveva sciacquato il viso e aveva sorriso al riflesso nel suo specchio, aveva messo forza nelle braccia e si era rialzato dopo essere finito al suolo, dopo essersi sbucciato l'anima. Aveva preso in mano la sua vita, quando tutto sembrava troppo grande e difficile, l'aveva presa tra le sue mani e fatta sua, aveva ricominciato dalle lacrime cadute a terra sperando di vederci nascere un fiore.

E così, anche questa volta. Aveva preso in mano la sua vita e aveva ricominciato.
Aveva chiarito con Simone, si era scusato per averlo disturbato tutte quelle volte e per non essere stato il miglior compagno di stanza che una persona vorrebbe e adesso il loro rapporto era bellissimo. Erano amici, si aiutavano con le canzoni, uscivano e provavano insieme, parlavano di tutto e non c'era astio, invidia, era una pura amicizia nata con naturalezza. Come quella con Carmen. Da una piccola chiacchierata in un momento di noi, Einar e lei erano diventati amici, iniziarono a passare insieme parecchio tempo tra sala relax e cene in hotel e non stavano male insieme, avevano caratteri diversi ma che insieme riuscivano ad andare d'accordo.

Due cristalli di neve. » EiramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora