ti ho chiamato amore in una lingua straniera.

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ciao ragazze!
scusate l'immenso ritardo di questo capitolo, ma tra impegni e wattpad che decide di cancellarmi l'ultimo pezzo non sono riuscita ad aggiornare prima dell'1 di notte, HAHA.
grazie a tutte quelle che hanno aspettato questo capitolo sveglie, che mi hanno sostenuta ed incoraggiato, siete qualcosa di bellissimo e io vi adoro tanto!
premessa: in questo capitolo ci sarà, stranamente, anche un po' di fluff. incredibile ma vero!
non preoccupatevi, dategli un po' di tempo e tornano a scansarsi, MA..non per molto, c'è una svolta dietro l'angolo, ricordiamolo, EHEH.
scusate per eventuali errori di battitura, ma è tardi e ho scritto di fretta l'ultima parte, domani mattina rileggo e correggo.
buona lettura,
mar.🌻








Einar si era abituato a tante cose.
Si era abituato ai cornetti caldi dell'hotel ogni mattina, accompagnati dal suo caffè preferito, che variava dal macchiato con poco zucchero all'espresso due cucchiaini pieni di zucchero di canna. Si era abituato a Roma, al suo traffico, alle sue metropolitane, alla sua gente, ai suoi profumi, ai suoi tramonti. Si era abituato alle persone che lo seguivano e che gli chiedevano una foto, al fatto di cantare davanti a migliaia di persone e saper gestire le emozioni. Si era abituato alla sala prove, alla maglia nera, ai consigli sul canto, l'intonazione e la tecnica. Si era abituato ad Amici e a tutto quello che gli ruotava intorno. Si era abituato a tutte queste piccole cose che fece sue e se le tenne gelosamente custodite nel profondo del cuore.

Ma mai, mai, mai, si sarebbe abituato al condividere la camera con altre due persone, di cui una classificata e additata come sua nemesi.

Condividevano uno spazio ristretto in tre e non era semplice. O meglio, non era semplice condividerlo con Irama, a detta sua.

Con Simone, Einar trovava facilmente un accordo. Il biondo era un bonaccione, una persona dal carattere semplice e dolce, nonostante volesse apparire come freddo e distaccato. Si preoccupava sempre per gli altri, cercava (con modi discutibili ma accettabili) di unire il gruppo e di rendere tutti felici. Con lui non era un problema discutere, un compromesso che andasse bene ad entrambi si trovava sempre e questa era una delle cose che il cubano apprezzava dell'altro ragazzo.

Non si poteva dire lo stesso di Filippo.
Con lui era una lotta continua, una battaglia che alla fine non decretava né vinti né vincitori, perché veniva troncata sulla fine. Con lui non esistevano parole, se non poche e dette con toni provocatori, esistevano i gesti, i dispetti, i fatti. I compromessi con lui non esistevano, non esisteva qualcosa che andasse bene ad entrambi. Erano gli opposti anche nelle minime cose, nei minimi dettagli.

Mai si sarebbe abituato ai gesti di Filippo.
Non si sarebbe mai abituato agli anelli sparsi per camera insieme alle piume, o ai suoi rumori, come quello del phon ad orari improponibili come le sette del mattino o le tre di notte o del ticchettio tedioso della penna, sempre la stessa, con la quale scarabocchiava fogli che poi accartocciava e lanciava nel cestino accanto alla scrivania, non centrandolo quasi mai.

Così come non si sarebbe mai abituato al fastidioso suono acuto che emetteva il suo telefono ogni qual volta gli arrivava un messaggio. Ed Einar capí, da una serie ripetuta di tin, che era una cosa che capitava spesso. Il problema sussisteva nel fatto che il rumore non accennava a fermarsi in nessun momento, neanche durante la notte o, come in quel caso, quando si ritrovavano entrambi stesi sul letto con plichi di fogli sparsi sul materasso con su scritti testi di canzoni da provare o da completare.

I messaggi continuavano ad arrivare e a provocare quel fastidio ad Einar che, nel frattempo, stava cercando di raccogliere le ultime briciole di autocontrollo prima di alzarsi, prendere il telefono del suo compagno di stanza e buttarlo dalla finestra, con tanto di sorriso soddisfatto sul volto e dito medio alzato. Si trattenne, però, e tornò a concentrarsi sui suoi fogli.

Due cristalli di neve. » EiramDove le storie prendono vita. Scoprilo ora