Ciao a tutti!
Non so se c'è ancora qualcuno che ha questa storia in libreria, non so se c'è ancora qualcuno che stava aspettando un aggiornamento o che la legge ancora, ma, casomai ci fosse e casomai mi stesse leggendo: grazie!
Come avete potuto notare, questa storia è stata in pausa per molto, moolto tempo. Non sto qui a spiegarvi ed annoiarvi con i perché di questa lunga pausa dalla scrittura e in particolare da questa storia perché non è questa la cosa importante. La cosa importante è che sono tornata con un capitolo, con più voglia di scrivere di prima, ma, soprattutto, con la voglia di finire e portare a termine questa storia.
Questa storia mi ha donato tanto, davvero, e merita una fine degna di ciò che mi ha regalato. Quindi eccomi qui, per continuarla e finirla, sperando che ci sia ancora qualcuno che possa apprezzarla o scoprirla completamente.
Quindi eccoci qui, con un nuovo capitolo che sancisce l'inizio di tante cose e l'inizio dell'angst della storia!
Io spero vi piaccia, buona lettura.
-M.Era arrivato il turno di Filippo.
Toccava a Filippo mettersi in gioco ed affrontare la sfida per il serale, ma era più di una semplice sfida per una maglia verde.Per Filippo, quella era una sfida contro se stesso. Doveva provare che non era finito, che c'era ancora spazio per lui, che la musica faceva ancora per lui e lui per la musica, che aveva ancora tanto da offrire, da cantare, da suonare. Per Filippo, quella sfida significava rimettersi in gioco, ritornare in campo. E come ogni calciatore prima di ogni grande partita, si era allenato a finché potesse vincerla.
Aveva provato notte e giorno, aveva scritto, spesso sul suo quadernino segreto, dove c'erano più scarabocchi e linee confuse che veri e propri testi, ma anche sulle note del telefono, su tovaglioli di bar, su biglietti da visita e, quando capitava, anche sulle mani. Non gli importava di macchiarsele, anche per giorni, con l'inchiostro, perché quando l'ispirazione arrivava, non c'era santo che teneva, doveva scrivere, anche l'appunto più piccolo.
Filippo era fatto così. Trovava ispirazione a caso. Aveva, sì, i suoi posti speciali, i suoi riti, le sue abitudini, ma era una persona genuina, naturale, a cui l'ispirazione poteva venire guardando una roccia o un'intera mostra di dipinti, perché ai suoi occhi, pietre e quadri risultavano quasi identici, se entrambi gli trasmettevano qualcosa.
E così erano nate la maggior parte delle sue canzoni. Dalle piccolezze, dalla quotidianità, dai giorni passati sul terrazzo tra un tiro di sigaretta e un sorso di birra. Nascevano per caso, dai pensieri che sfrecciavano in quella testa che spesso, in molti, avevano definito "tra le nuvole". E a Filippo piaceva come espressione, perché le sue nuvole erano piene di parole, di frasi, di concetti e di idee che riusciva ad esprimere solo se sotto c'era una bella melodia.
E così era nata anche la canzone che avrebbe portato come sfida, "Un respiro".
Quella canzone era nata dopo tante lacrime, dopo tanta sofferenza. Era una lettera cantata, una poesia a cuore aperto per una delle persone più importanti della sua vita: la sua nonna. Sua nonna, che lo aveva lasciato così giovane e innocente, che lo aveva amato e accudito più come un figlio che come un nipote, che lo aveva sentito cantare prima ancora che Filippo capisse che era quella la sua strada. Sua nonna, che gli aveva promesso che l'avrebbe seguito anche da lassù. Sua nonna, la donna per cui adesso stava cantando."Questa è per te", sussurrò a se stesso, guardando in alto. Non c'era il cielo e non c'erano le stelle, ma c'era lei, e lui lo sapeva.
Un respiro
Si toglie solo se il cuore
Ti batte di più
O col bacio sul collo di un'altra bottiglia
Che butterò giù
Che butterò giù
Con la faccia pulita
E una pelle più sporca dei lividi blu
Sempre di più, come un tattoo
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Due cristalli di neve. » Eiram
FanfictionEinar odia solo due cose: il lunedì mattina e Filippo Maria Fanti, il nuovo allievo della scuola di Amici17. Filippo, in arte Irama, indossa orecchini a forma di piuma e grandi anelli a tutte e cinque le dita. Ci sono anche parecchi litigi, una came...