Due

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Quando aprii gli occhi mi ritrovai distesa nei sedili posteriori di un auto.

Pensai di esser stata rapita, ma poi mi ricordai dell'attacco di panico durante il temporale e di qualcuno che corse da me.

Una coperta blu morbidissima mi stava completamente avvolgendo, la scostai un po' per permettermi di alzarmi.

Sentivo qualcosa di fastidioso sui palmi delle mie mani e vidi che erano fasciate.
Avevo così stretto forte i pugni per far passare il dolore che le mie unghie si erano conficcate nei palmi, lacerando la pelle.

Non so perché, ma questa atmosfera era veramente accogliente, inoltre anche se eravamo in estate inoltrata questa persona aveva acceso il riscaldamento in macchina.

Quest'auto era veramente accogliente, il suo profumo mi innondava le narici. Era un essenza strana, ma allo stesso tempo mi metteva a mio agio. Capii subito che l'auto apparteneva ad un ragazzo grazie al profumo che l'interno dell'auto sprigionava.

Proprio per questo non vedendo da nessuna parte questo tizio decisi di svignarmela, meno contatti avevo con il genere maschile più era meglio per me. Gli unici maschi di cui mi fidavo senza ombra di dubbio erano ovviamente mio padre, mio fratello e i miei due unici amici... Ah e mi stavo dimenticando del mio gatto obeso Fluffy.

Mi misi seduta sul sedile dell'auto e ci rimasi per qualche secondo.

La testa mi girava fortissimo, ma dovevo assolutamente svignarmela.

Presi la coperta e la sistemai piegandola per bene.
Poi sbirciai dal finestrino per vedere se c'era via libera e per capire il luogo in cui mi trovavo.

Era il parcheggio del parco per fortuna e da qui la strada verso casa mia la sapevo eccome.

Poi appoggiato al cofano dell'auto vidi una figura molto imponente maschile, con lo sguardo rivolto davanti a se mentre era impegnato a fumare una sigaretta. Credo che sia lui la sagoma che ho visto prima di svenire.

Era un ragazzo abbastanza alto, più alto di me di sicuro, con una carnagione abbastanza chiara.
Indossava delle vans e skinny jeans strappati neri e infine una semplice maglietta bianca, quasi trasparente visto che poco fa era sotto la pioggia con me. Anche i suoi capelli erano fradici e abbastanza scuri. Credo che da asciutti potrebbero essere di un biondo scuro quasi castano.
Questo era tutto quello che riuscivo a notare visto che mi rivolgeva le spalle e non riuscivo a vedere la sua faccia. Meglio così. Sono sicura che anche se mi ha salvato la vita poco fa, riuscirei solamente a provare disprezzo per lui, solo per il fatto che è un ragazzo.

Ora il cielo era veramente sereno, non sembrava nemmeno che prima avesse piovuto se non fosse per l'asfalto bagnato e i miei capelli fradici.

La sua sigaretta stava per terminare quindi se non mi fossi mossa a scappare lui si sarebbe accorto del mio risveglio.

Così con cautela aprì la portella dell'auto facendo il minimo rumore possibile.

Mi sentivo tipo James Bond in Mission Impossible.

Richiusi sempre la portella con calma, ma questa mi tradì perché a causa della mia goffaggine mi scivolò tra le dita ancora umide e fece un gran baccano.

Inutile dire che il tipo si girò di scatto, ma io ancora più scattante di lui cominciai a correre.

Non volevo guardarlo.
Non volevo sentirlo.
Non volevo farlo avvicinare.
Non volevo che mi toccasse.
Non volevo che si accorgesse di me.
Non volevo che mi parlasse.

Nessun ragazzo si meritava di vedermi così debole e soprattutto durante un attacco di panico.
Perché in quei momenti sei troppo vulnerabile e una preda facile.
Inoltre avrei fatto sicuramente pena a chiunque in quello stato e non volevo che un maschio si preoccupasse per una come me.

E oggi dopo tanto tempo avevo lasciato che tutto questo accadesse.

Tutto d'un tratto qualcosa mi bloccò prendendomi per il polso e facendomi voltare di scatto.

No, non volevo nemmeno guardarlo, l'ultima volta che ho guardato un ragazzo negli occhi lui si è preso gioco di me. Più nessun individuo di sesso maschile ora se lo merita.

"Hei ma dove vai?" mi disse questo mollando la presa dal mio polso. Aveva una voce calda, ma allo stesso tempo tagliente e roca.
Aveva un tono gentile anche se io lo stavo palesemente evitando visto che scappai di nuovo.
Non me ne fotteva niente della sua dannata gentilezza, gli faccio pena è ovvio che è gentile.

Sentivo comunque i suoi passi dietro di me, ma perché non mi lasciava perdere? Tanto non l'avrei cagato di striscio.

"Va bene Bolt versione femminile, ma almeno dimmi se stai bene e come ti chiami!"

Disse col fiatone raggiungendomi e mettendosi al mio fianco.

Feci finta di nulla e accelerai la corsa finché non svoltai l'angolo e non sentii più i suoi passi.

Perfetto! Aveva fatto bene ad arrendersi.

Avevo fatto male a correre così veloce dopo un attacco di panico, visto che ora la testa mi girava tantissimo, ma ormai casa era vicina.

Appena varcata la soglia andai subito a farmi una doccia calda nonostante la stagione.

Credo proprio che mi prenderò un malanno dopo essere stata fradicia per ore.

Andai in camera e mi sedetti sul davanzale interno che avevo decorato con un cuscino in modo da fare una specie di divano; non so se avete presente, ma questa specie di davanzale/poltrona è un'idea palesemente copiata dai film americani. Però devo ammettere che guardare il mio giardino e la collina che occupa l'orizzonte mentre leggo e mi rilasso è la cosa più bella al mondo.

Prima di sedermi però notai di aver lasciato la finestra aperta così la chiusi immediatamente. Mi accorsi anche che sul cuscino rosa confetto c'era una bellissima piuma nera.

Credo sia volata qui a causa di qualche uccello, ma aspetta... Questa piuma non credo sia naturale perché ha un piccolo uncino attaccato, sembra quasi un orecchino!

Che orecchino veramente carino e particolare, non l'avevo mai visto prima d'ora.

Forse con la bufera che prima si è scatenata fuori, qualcuno deve averlo perso e poi il vento deve averlo portato qui.

DUE PIUME ||Irama Plume|| - non siamo fatti per restare soliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora